Alcaraz in vetta al ranking, ma per quanto tempo? C'è spazio per il quarto numero 1 dell'anno

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Alcaraz in vetta al ranking, ma per quanto tempo? C’è spazio per il quarto numero 1 dell’anno

Ruud, Nadal e Tsitsipas sono ancora in corsa per raggiungere la prima posizione del ranking. Nella storia del ranking ATP solo in due stagioni ci sono stati più di tre giocatori al vertice: sta iniziando una nuova fase transitoria?

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Carlos Alcaraz - US Open 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

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Il video-commento di Ubaldo che compare qui continua sul sito di Intesa Sanpaolo nella sezione “Sottorete” curata in collaborazione con Ubitennis, che potrete trovare al seguente link.

Clicca qui per guardare il video-commento completo di Ubaldo Scanagatta sulla finale maschile dello US Open 2022 sul sito di Intesa Sanpaolo

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Erano anni che la corsa alla prima posizione di fine anno del ranking non creava tanto interesse. Colpa di Nadal, Federer e Djokovic. Negli ultimi sei anni l’affare non aveva riguardato nessun altro e l’attenzione andava soprattutto alla gara a chi metteva in cascina più tornei dello Slam. In più, l’ultimo periodo di regno di Djokovic era stato assolutamente incontrastato con ben 86 settimane di fila al vertice della classifica. L’ultima stagione davvero intrigante in termini di lotta per il primo posto è stata quella del 2016 con l’incredibile rincorsa di Murray. Ora tocca al 2022 che si sta prepotentemente candidando al ruolo di nuovo anno zero nella storia del tennis. E non ha ancora finito di stupire.

Per la prima volta nella storia del ranking computerizzato abbiamo avuto in una singola stagione tre giocatori nati in tre decadi differenti alla casella numero 1: Djokovic, Medvedev e da ieri Alcaraz. Per il russo e lo spagnolo si è trattato di prime volte assolute: era dal 2003 con Ferrero (il coach di Alcaraz, guarda caso) e Roddick che non c’erano due new entry in vetta al ranking. Cos’altro può succedere quindi? Può verificarsi un nuovo cambio ai vertici (anche più d’uno in teoria) e l’ipotesi non è nemmeno troppo remota. Se si concretizzasse, avremmo quattro diversi numeri 1 nella stessa stagione per la prima volta dal… 2003 (sempre lui) e per la terza volta nella storia del ranking ATP. Questi numeri stanno provando a dirci qualcosa: siamo forse al cospetto di quella fase transitoria che presuppone una nuova era?

Le due volte in cui ci sono stati quattro giocatori diversi al vertice coincidono, in effetti, con anni di passaggio nella storia del tennis: il 1999 e il 2003. Anni non lontani tra loro, a dimostrazione che quella transizione tra epoche diverse durò abbastanza. Si stava infatti avviando verso la conclusione la memorabile rivalità tra Agassi e Sampras (che giocò il suo ultimo match nel 2002) e mancava ancora un po’ per assistere ai primi scontri Federer-Nadal. C’era quindi spazio per altri ottimi giocatori: Moya, Kafelnikov e Rafter (tre dei cinque numeri 1 del ’99 insieme proprio a Pete e Andre) e poi Hewitt, Ferrero e Roddick (al vertice nel 2003 insieme ad Agassi), senza dimenticare Kuerten e Safin.

Ora che l’epoca dei Big Three sembra agli sgoccioli, si ricominciano a vedere quegli spazi. La vetta del ranking non sembra più quella del K2 o dell’Everest. Non sarà ancora una montagna che può essere scalata anche da amatori, ma è sicuramente più ospitale nei confronti dei nuovi arrivati. Non è quindi un caso che Medvedev e Alcaraz siano riusciti nell’impresa. Chi sarà il prossimo?

La classifica ATP aggiornata è disponibile al seguente link, che porta alla sezione “Sotto Rete” del sito web di Intesa Sanpaolo, main sponsor della manifestazione e partner di Ubitennis.

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Bisogna premettere che Alcaraz è il favorito per terminare l’anno alla posizione che al momento occupa. Il suo vantaggio su Ruud è infatti di 890 punti, che diventano 1575 nella Race che coinciderà con la nuova classifica ufficiale prima delle Finals di Torino. Tuttavia, l’aritmetica ci dice – questa volta inequivocabilmente – che non è detta l’ultima parola. Lo stesso Ruud, ma anche Nadal (in rappresentanza della vecchia generazione) e Tsistipas (lui invece rappresenta la prima Next Gen, quella che fin qui non ha rispettato a pieno le aspettative) hanno delle chance.

In termini strettamente numerici, il primo rivale di Alcaraz è il suo connazionale, oltre che principale fonte di ispirazione, Nadal. Rafa dista infatti solo 650 punti da Carlos nella Race e da qui alla fine della stagione ci sono ancora molti punti in palio. Ci saranno infatti due settimane dedicate agli ATP 500 (ad inizio ottobre Tokyo e Astana e a fine mese Vienna e Basilea), si giocherà poi il 1000 di Bercy e per finire toccherà alle Finals di Torino con 1500 punti per il vincitore. La sensazione, però, è che Nadal salterà gran parte di questi tornei: lo spagnolo non ha mai giocato molto in questa parte della stagione e in più non dovrebbe mancare molto alla nascita del primogenito. Dopo la Laver Cup, insomma, è plausibile che rivedremo Rafa direttamente a Bercy.

Giocherà sicuramente di più Ruud, il cui distacco da Alcaraz è, però, piuttosto ampio. Non è esagerato, comunque, pensare che il norvegese provi il tutto per tutto per raggiungere un traguardo che sarebbe storico per il suo Paese. Casper figura nell’entry list del 500 di Tokyo (mentre Alcaraz dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere presente ad Astana), ma il posto adatto per guadagnare tanti punti è Parigi Bercy (oltre che, ovviamente, Torino). Bisogna ricordare, infatti, che tra vincere un 1000 e fermarsi in semifinale c’è una differenza di ben 640 punti. Lo stesso ragionamento vale per Tsitispas che non va assolutamente tagliato fuori da questo discorso. Il greco è infatti molto vicino a Ruud: a separarli ci sono solo 255 punti nella Race e, dunque, se il norvegese può ancora credere nel sogno del numero 1, anche Tsitsipas può farci un pensierino.

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