Coppa Davis: anche senza Alcaraz, la Spagna fa impazzire il pubblico di Valencia

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Coppa Davis: anche senza Alcaraz, la Spagna fa impazzire il pubblico di Valencia

VALENCIA – Nel Gruppo B, Bautista Agut e Ramos-Viñolas vincono due autentiche battaglie, ricche di colpi di scena, contro rispettivamente Kecmanovic e Djere, e garantiscono alla Spagna la vittoria sulla Serbia

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Roberto Bautista Agut – Coppa Davis 2022 Valencia (foto via Twitter @RFETenis)
 

Da Valencia, il nostro inviato

Davis Cup Finals, Group Stage

Gruppo B (Valencia)

 

Spagna-Serbia 3-0

A. Ramos-Viñolas (ESP) b. L. Djere (SRB) 2-6 7-6(5) 7-5
R. Bautista Agut (ESP) b. M. Kecmanovic (SRB) 7-6(5) 7-6(5)
M. Granollers/P. Martinez (ESP) b. N. Cacic/D. Lajovic (SRB) 6-7(5) 6-2 6-2

Sino a una decina di giorni fa la sfida tra Spagna e Serbia prevista nel Gruppo B di Coppa Davis in corso a Valencia era sulla carta la sfida tecnicamente più interessante tra quelle in corso questa settimana in quattro città europee per determinare le otto squadre che a fine novembre accederanno alle Finals di Malaga. Però, prima l’assenza per motivi personali di Djokovic annunciata la scorsa settimana e poi quella in extremis per le condizioni fisiche non ottimali di Alcaraz (sino a lunedì pomeriggio il numero 1 ATP era ancora a New York) ha depauperato di fascino la sfida. Tuttavia,sarà che l’annuncio del forfait dell’idolo di casa arrivato solo alle ore 14 locali non ha disturbato la prevendita, sarà per la magia della Coppa Davis, il pubblico di Valencia ha riempito quasi del tutto le tribune del Pavelló Municipal Font de San Lluís. E bene ha fatto: si è molto divertito assistendo a due singolari appassionanti vinti dai suoi beniamini.

OVAZIONE PER ALCARAZ – Sempre emozionante il momento della presentazione delle squadre, in particolare per il boato con cui il pubblico ha accompagnato il nome del numero 1 al mondo, che, tra autografi vari concessi ai fan che si arrampicavano vicino alla sua postazione in panchina nel riscaldamento del match di Ramos e durante i cambi campo, ha seguito dalla panchina i primi cinque giochi e le fasi finali del terzo set del primo singolare (così come il suo coach Ferrero, ininterrottamente presente a sostenere durante tutto il match di Ramos-Viñolas e sino alla fine del primo set di Bautista).

RAMOS COL CUORE – L’assenza contestuale a Valencia di Nadal, Carreño Busta e Davidovich assieme al passo indietro compiuto da Alcaraz – e la scelta di mettere da parte Krajinovic compiuta da capitan Troicki, ha proiettato in campo Albert Ramos e Laslo Djere, secondo il ranking ATP rispettivamente sesto e quarto giocatore dei loro Paesi. Difficile che più di 6000 persone seguano con passione per tre ore una partita tecnicamente brutta tra il 40 e il 66 ATP ma la Coppa Davis fa questi miracoli e anche chi scrive, seppur neutrale, non può nascondere di essersi lasciato ipnotizzare da un match sulla carta per nulla attraente. I precedenti, tutti giocati sulla terra tra due specialisti del rosso, vedono Djere avanti 2-1 sullo spagnolo: un dato che unito alla maggiore adattabilità del serbo a questo tipo di condizioni di gioco lo fa partire meglio nel match. Del resto non deve essere stata facile la vigilia di Ramos: il catalano sino a due ore prima del match non era certo di giocare una partita dove aveva tante responsabilità, alle quali nonostante la lunga carriera non è mai stato davvero abituato. Prima di questo match Ramos infatti in coppa Davis aveva un bilancio di 5 vittorie e 2 sconfitte, ma erano solo due i successi da lui ottenuti non a punteggio acquisito (entrambi nel 2018 sulla terra rossa di Marbella, contro due britannici fuori dai primi 100). Senza contare che la superficie valenciana non gli è certo congeniale: sul duro in condizioni indoor aveva vinto solo dieci delle trentanove partite giocate in carriera. Il primo set è un dominio serbo. A proposito, sono pochissimi i tifosi connazionali di Kecmanovic e compagni accorsi al loro seguito, nel corso della giornata contiamo tre bandiere serbe in tutto il palazzetto posizionate a fianco alla panchina: l’impressione (che è quasi una certezza) è che non si arrivi a più di una sparuta decina di supporter balcanici. Ramos è imballato e sbaglia con entrambi i fondamentali, servendo anche male: a Djere basta fare il compitino per chiudere il parziale per 6-2 in appena 34 minuti. Bisogna attendere il secondo set per fare entrare in partita il pubblico: il momento di svolta arriva precisamente nel corso del secondo gioco, quando – dopo aver annullato quattro palle break – il serbo affossa in rete il rovescio, mandando sul 2-0 Ramos e, soprattutto, facendo partire all’unisono i primi cori assordanti “España, España“. Inizia un’altra partita, sebbene Ramos si faccia immediatamente controbrekkare: ci sono tanti errori e pochi vincenti, ma l’equilibrio e il fascino della manifestazione rendono il match comunque godibile. Nel settimo gioco lo spagnolo si trova sull’orlo del baratro, dovendo fronteggiare due palle break che annulla con la complicità di un Djere frettoloso. Si arriva senza ulteriori sussulti (e col pubblico sempre più rumoroso) al tie-break, dove Ramos dal 4 pari trova tre punti consecutivi per portare la partita al terzo. Nel decisivo parziale il 66 ATP ha un moto d’orgoglio e si porta sul 3-0: sembra finita per le speranze spagnole, ma il tennis e la Coppa Davis non smettono mai di sorprendere. Djere inizia a risentire di un indurimento alla coscia e chiede di poter usufruire dell’aiuto medico. Questa situazione manda su tutte le furie il capitano spagnolo Bruguera, sino a quel momento sempre serafico, durante i match quasi stravaccato sulla panchina (a differenza di Troicki, elettrico e sempre pronto a scattare dalla sedia come una molla per un bel punto di un suo giocatore). Inizia una piccola polemica perchè il campione del Roland Garros (nel 1993 e nel 1994) non apprezza modi e tempi dell’atteggiamento del serbo e soprattutto per come il giudice di sedia lo consenta. Ramos, intanto, è capace di strappare il servizio al 66 ATP e di portarsi sul 3 pari. Indolenzimento alla coscia o meno, fatto sta che Djere cala nettamente, consentendo a Ramos di prendere fiducia e diventare protagonista anche con coraggio dei momenti clou di quella che è divenuta una lunghissima battaglia. I successivi game sono tenuti facilmente da chi va al servizio, sino a quando, nell’undicesimo gioco, un dritto affossato in rete manda il 34enne di Barcellona a servire per il match. C’è ormai solo un giocatore in campo e Ramos -dopo due ore e 55 minuti di partita- manda sull’1-0 la Spagna. Nelle dichiarazioni post match, il vincitore ringrazia il pubblico valenciano per l’aiuto fondamentale, ricevendo in cambio una meritata ovazione.

SERVE UN OTTIMO BAUTISTA PER AVERE LA MEGLIO SU KECMANOVIC – Molto diverso il livello del secondo singolare: con la classifica nettamente migliorata dei due protagonisti, è proporzionalmente cresciuta la qualità del gioco vista al Pabellon, riempito in questo incontro quasi sino all’esaurimento dei posti, complice l’orario di cena della sfida che vede contrapposti Bautista Agut e Miomir Kecmanovic. I due tennisti -reduci da un’estate sul cemento americano piuttosto deludente- si erano affrontati già tre volte, con risultati sempre a favore dell’iberico, ma mai si erano confrontati in condizioni di duro indoor. La vera differenza tra i tennisti in campo è l’esperienza in una competizione molto impegnativa dal punto nervoso come la Davis: Bautista Agut è sceso in campo nel palasport di Valencia con un bilancio di 10 vittorie e 6 sconfitte e avendo contribuito alla vittoria della coppa nella prima edizione rivoluzionata giocata nelle Finals di Madrid nel 2019, mentre Kecmanovic -complice anche gli oltre undici anni in meno rispetto all’avversario- aveva alle spalle un solo incontro giocato (e perso) in Davis. Parte però meglio dai blocchi il 23enne serbo che strappa nel gioco d’apertura il servizio a Bautista, il quale però da subito riesce a essere incisivo nei turni di risposta: nei primi due arriva a palla break, mentre nel terzo riesce a brekkare il suo avversario e portarsi sul 3 pari. Il pubblico valenciano empatizza molto col suo giocatore: inizia a partire per la prima volta il coro “Roberto, Roberto”che in tante circostanze verrà ripetuto nel corso della partita. Nell’ottavo gioco Bautista ancora arriva a palla break (lo fa dunque in tutti e quattro i primi turni di servizio del serbo) ma bisogna comunque arrivare al tie-break per assegnare il primo set, perché il giocatore iberico affossa in rete una risposta di rovescio quando ha un set point nel dodicesimo game. Il livello di gioco si è molto alzato con il passare dei minuti: la pallina esce dalla racchetta di entrambi veloce e cade vicino alle linee, con tutti e due i tennisti che non disdegnano di variare le loro giocate con palle corte o discese a rete in controtempo: sembra quasi un altro sport rispetto al primo singolare, molto più mediocre tecnicamente. Nel gioco decisivo parte meglio Kecmanovic, ma è Bautista a imporsi di misura dopo 69 minuti, grazie alla svolta regalata da un brutto dritto affossato in rete sul 5 pari e servizio dal serbo. Quando a inizio del secondo parziale il giocatore di casa strappa il servizio all’avversario, la partita sembra segnata,ma il 33 ATP vuole rovinare la festa ai 7000 e passa valenciani accorsi al palasport e, quando nel sesto gioco brekka l’avversario, fa partire un autentico ruggito nel silenzio improvviso piombato sugli spalti. Bautista gioca bene e ha esperienza da vendere: subito controbrekka ed arriva a servire per il match sul 5-4 dopo un’ora e cinquanta minuti di partita, con il match che appare ormai concluso. Come nel corso del primo set, al termine del parziale il livello di gioco si alza tanto: Kecmanovic fa almeno un paio di colpi in cui quasi sembra ricordare in qualcosa il suo illustre connazionale assente a Valencia e riesce a strappare il servizio all’avversario e issarsi al tie-break, dove si porta prima sul 3-1 poi sul 4-3 e servizio. Bautista ha però qualcosa in più nel corso di questo incontro e lo fa fruttare sul match point, chiuso in maniera spettacolare con uno dei più bei punti dell’incontro. La Spagna, così, pur priva dei suoi tre migliori giocatori (e di quattro dei primi cinque) si aggiudica la sfida con la Serbia e si avvicina alla qualificazione per le finali di fine novembre. 

MARTINEZ E GRANOLLERS REGALANO IL 3-0 – Il doppio -che comunque aveva una valenza importante in caso di arrivo ex aequo con altri team- è stato giocato dalle coppie composte da Pedro Martinez e Marcelo Granollers per gli spagnoli e da Dusan Lajovic e Nicola Cacic per i serbi (entrambi gli schieramenti hanno così optato per un duo composto da uno specialista e da un tennista adattabile al doppio, ma attualmente più competitivo in singolare). Giocato in un palazzetto quasi vuoto, il primo set è arrivato al tie-break senza che nessuno perdesse i servizi. Tuttavia entrambe le coppie sono costrette a salvare palle break: gli spagnoli due, i serbi quattro (di cui una, nel dodicesimo gioco, corrispondente a un set point). Il gioco decisivo è stato però vinto per 7 punti a 5, dopo 62 minuti di grande equilibrio, da Cacic e Lajovic. A quel punto sono stati bravi Granollers e Martinez a non mollare mentalmente -nonostante il punteggio del match e della sfida- e a trovare le giuste contromisure per iniziare a dominare gli avversari vincendo in un tempo minore di quello occorso per il primo parziale i successivi due set.

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Coppa Davis – Il sorteggio 2023 non può dirsi fortunato. Il Cile non va sottovalutato e il Canada è campione in carica

Il direttore Scanagatta ricorda che in Davis la classifica ha sempre contato poco. E non dimentica i 2 matchpoint della Polonia a Livorno 2004 con Volandri e Starace con un piede in serie C! Mentre a Mestre 1999…

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Nazionale Italiana - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

Non è stato un sorteggio fortunato quello uscito dall’urna di Malaga per la nostra squadra di Coppa Davis che a settembre dovrà affrontare a Bologna (12-17 settembre, Unipol Arena) i campioni in carica del Canada, Auger-Aliassime, Shapovalov e Pospisil, i cileni Garin e Jarry, i fratelli svedesi Ymer, vecchie conoscenze.

Era stato più agevole, sulla carta, il sorteggio di un anno fa, quando era particolarmente temibile la Croazia di Coric, Cilic, Gojo che ci aveva eliminato l’anno prima in quel di Torino, ma non lo erano davvero la Svezia degli stessi fratelli Ymer, e direi neppure l’Argentina dei Cerundolo che non avevano ancora “rivelato” il Francisco che sarebbe cresciuto nel tempo  e semmai si credeva che fosse Schwartzman l’avversario più temibile sebbene indoor non sia mai stato così temibile come sul cemento outdoor e sulla terra battuta. E invece il Peque sarebbe entrato in crisi al momento giusto per noi e a Bologna giocò talmente male che gli argentini furono lì lì per accusarlo di scarso impegno.

Proprio il caso appena ricordato dei tennisti argentini dice che a sei mesi di distanza dall’apertura delle ostilità non si possono fare pronostici attendibili.

 

Chi sembra in crisi oggi, come Berrettini e Musetti, potrebbe essere in gran forma a settembre. Lo scorso anno in primavera – anche se aveva vinto il suo primo torneo a Rotterdam dopo tutta una serie di delusioni nelle finali – non si sarebbe mai detto che Felix Aliassime avrebbe vinto tre tornei di fila in autunno e di seguito dominato tutti i suoi incontri di Coppa Davis.

È certo difficile oggi dire oggi in che condizioni di forma verserà un giocatore abbastanza imprevedibile, nel bene e nel male, come Shapovalov che pure ricordo assai bene aver saputo impensierire Rafa Nadal nella Davis vinta dalla Spagna a Madrid e aver messo in difficoltà Djokovic a Wimbledon.  

C’è poi anche l’incognita degli infortuni. Nel 2022 l’Italia ne ha vissuti uno dopo l’altro, quando Sinner, quando Berrettini e anche Musetti non ne è stato del tutto esente…a prescindere dai suoi attacchi di panico, uno dei quali lo sorprese a Firenze proprio quando doveva giocare con Aliassime.

Sia pur con tutte queste premesse resta il fatto che se lo scorso anno almeno il secondo posto nel girone di Bologna poteva dirsi praticamente scontato – e quello bastava per guadagnarsi un posto nella finali a 8 di Malaga – quest’anno anche il secondo posto bisognerà sudarselo.

Canada e Italia sono sulla carta le squadre più forti, ma i recenti risultati di Jarry (anche ai danni dei nostri azzurri) e di Garin dicono che i due sudamericani sono buoni giocatori e inducono a non sottovalutarli, sebbene la loro attuale classifica, n.57 e n.82, in teoria dovrebbe fare il solletico ai nostri che in questo momento vantano un fresco top-ten e due giocatori a ridosso dei top-20.

Ma si sa che in Davis la classifica ha sempre contato poco. Lo scorso anno a Bologna gli svedesi d’Etiopia Ymer sembravano i vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro e invece…

E giocare in casa dovrebbe essere un vantaggio quando i match si preannunciano equilibrati, ma talvolta quando si è super favoriti la pressione può giocare bruttissimi scherzi. Gli appassionati più anziani, e certo l’attuale capitano di Davis Filippo Volandri, ricorderanno il terribile spavento che nella sua Livorno nel 2004 la squadra azzurra formata dallo stesso Volandri e Starace patì contro la Polonia di Kubot, Przysiezny (n.347 del mondo!!!), Matkowski e Fyrstenberg nonostante l’Italia avesse concluso sul 2-0 la prima giornata. I polacchi, che vinsero il doppio sull’inedita coppia Seppi-Bertolini, ebbero 2 matchpoint nella terzo giornata per vincere 3-2.

Non ci crederanno i giovani della generazione Z, ma quella sfida acciuffata per i capelli ci consentì di risalire in… Serie B!!! Eravamo infatti precipitati in una serie analoga alla C. L’Italia che nel ’98 aveva lottato alla pari contro la Svezia in una finale di Coppa Davis, nel 1999 aveva iniziato la sua discesa agli Inferi perdendo a Mestre contro il Belgio dei fratelli Rochus (che sulla terra rossa valevano più o meno quanto gli Ymer di oggi sulle superfici indoor), una sconfitta che costò a Paolo Bertolucci il suo posto di capitano quasi quanto la poca simpatia che nutriva nei suoi confronti il neo-presidente federale Angelo Binaghi che nel 2000 lo defenestrò di brutto per promuovere al suo posto Corrado Barazzutti.

Insomma, per concludere, certo che a Bologna dovremmo farcela a qualificarci per le finali di Malaga, secondi o primi, ma non andiamoci a cuor leggero pensando di cavarsela con un piatto di tortellini e un bicchiere di lambrusco.

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Davis Cup Finals 2023, gli avversari dell’Italia: Svezia ancora tu, Canada per la rivincita

Cosa potrebbero aspettarsi Sinner, Berrettini, Sonego e gli altri azzurri di capitan Volandri nel girone di Bologna con Canada, Svezia e Cile

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Lorenzo Sonego - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)

La voglia di rivincita degli azzurri di Filippo Volandri dopo la sfortunata semifinale contro il Canada a Malaga passa nuovamente attraverso la compagine nordamericana, il team che ha poi vinto la finale. E a Casalecchio di Reno dal 12 al 17 settembre ci saranno anche Cile e Svezia.

Il Canada ci riporta appunto all’amara sconfitta di pochi mesi fa, con l’impresa di Lorenzo Sonego al cospetto di Denis Shapovalov, la sconfitta di Lorenzo Musetti con Auger-Aliassime e il doppio perso 7-6 7-5 da Fognini e da un Berrettini in condizioni precarie. I giocatori di punta della compagine nordamericana sono ovviamente gli stessi, anche se i risultati degli ultimi tempi non sono brillantissimi. Denis Shapovalov, classe 1999 e già numero dieci del mondo nel 2020, in questa stagione è più sregolatezza che genio, e nel Sunshine Double ha perso due partite su tre ed è vicino ad uscire dai primi 30. Felix Auger-Aliassime, ventidue anni, sesto nel ranking lo scorso novembre dopo i tre tornei consecutivi vinti, sarà almeno settimo dopo questa settimana, vista anche la sconfitta a Miami al secondo turno per mano di Francisco Cerundolo.

Completa la squadra la “terza forza” Vasek Pospisil, già numero 25 nove anni fa ma anche numero 4 in doppio, che affianca volta per volta una delle due stelle. Nella scorsa edizione erano presenti i giovani Alexis Galarneau e Gabriel Diallo, entrambi oltre la duecentesima posizione.

 

Poco incoraggianti i precedenti per noi: la rivalità, relativamente recente, è cominciata nel 2013 a Vancouver e vede i canadesi in vantaggio per 3-0. Prima della semifinale di Malaga il Canada si impone per 3-1 dopo un drammatico doppio vinto da Pospisil e Nestor per 15-13 al quinto contro i nostri Fognini e Bracciali. Nel 2019, primo anno con la nuova formula, a Madrid è ancora notte per gli azzurri, sconfitti 2-1 con Shapovalov che vince due tie-break su tre con Berrettini.

Se il Canada è per noi avaro di soddisfazioni, il Cile ci riporta se non altro alla memoria la vittoria di Santiago del 1976, unico alloro tricolore nella storia della manifestazione. Il bilancio delle sei sfide precedenti è interamente in nostro favore e conta sei precedenti: il primo addirittura nel 1949, l’ultimo nel 2012 a Napoli, 4-1 con Seppi e Fognini contro il Cile di Capdeville.

Nel turno di qualificazione di febbraio, il team cileno ha sconfitto per 3-1 il Kazakistan. Tennista con miglior classifica è Nicolas Jarry, numero 57 ma alla 38esima posizione nel 2019. Quest’anno sulla terra battuta sudamericana ha fatto faville, con la semifinale persa in tre set con Alcaraz a Rio e soprattutto la vittoria nella sua Santiago poco meno di un mese fa. Christian Garin è stato anche al diciassettesimo posto del ranking tre anni fa; oggi occupa la piazza numero ottantadue. Sul veloce si difende meglio di Jarry, ne è la prova l’ottavo di finale a Indian Wells poche settimane fa e lo splendido Wimbledon dello scorso anno, quando approfittò dell’improvviso ritiro da Covid di Matteo Berrettini e giunse fino ai quarti di finale, sconfitto da Kyrgios. Più staccati in classifica sono Tomas Barrios-Vera (183) e Alejandro Tabilo (162, ma 64 lo scorso luglio).

La Svezia è la squadra che più volte abbiamo incontrato nella storia della competizione: ben 21 volte in un periodo che comincia nel 1953 e arriva fino al settembre dello scorso anno, con la vittoria italiana per 2-1. Il bilancio è di 12-9 per gli scandinavi. Il precedente più illustre è certo la finale del 1998, con la battaglia di sei ore tra Magnus Norman e uno stoico Andrea Gaudenzi, che si arrende alla spalla non ancora a posto dopo un intervento chirurgico. Un altro protagonista azzurro è Paolo Canè, eroe di Cagliari nel 1990 contro Wilander, con Panatta che entra in campo per raccogliere l’esausto bolognese.

Oggi il team gialloazzurro è sostanzialmente un… affare di famiglia, con i due fratelli Ymer protagonisti dei singolari. Mikael, 25 anni, ha appena raggiunto il suo best ranking con la posizione numero 53 e quest’anno ha trionfato nel challenger di Ottignies.

Il fratello Elias, il meno dotato e meno giovane dei due con i suoi 27 anni, è attualmente 149, con un best ranking di 105 raggiunto nel 2018. Il terzo svedese, e primo… non-Ymer, è Andre Goransson.

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Davis Cup Finals 2023, il girone dell’Italia: a Bologna sfide con Canada, Svezia e Cile

Il capitano Volandri accoglie così il sorteggio: “Voglia di rivincita contro il Canada. Occhio anche al Cile”

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La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)
La Coppa Davis (foto Roberto dell'Olivo)

I campioni in carica del Canada, poi la Svezia e il Cile. Sono queste le avversarie che l’urna di Malaga ha messo sul cammino dell’Italia nella Davis Cup 2023. Gli azzurri, che dopo la semifinale del 2022 persa proprio contro il Canada sono direttamente qualificati alla fase a girone che si giocherà all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno (Bologna) dal 12 al 17 settembre, sono stati inseriti nel Girone A. Ecco tutti i raggruppamenti:

GIRONE A (Bologna)
Canada – Italia – Svezia – Cile

GIRONE B (Manchester)
Australia – Gran Bretagna – Francia – Svizzera

 

GIRONE C (Valencia)
Spagna – Serbia – Repubblica Ceca – Corea del Sud

GIRONE D (Croazia, sede da definire)
Croazia – Olanda – Stati Uniti – Finlandia

IL FORMAT – Ogni squadra giocherà un incontro da tre match (due singolari e un doppio) contro le altre tre del suo raggruppamento. Al termine delle sfide di metà settembre le prime due squadre di ogni girone si qualificheranno per la fase ad eliminazione diretta: quarti, semifinale e finale si giocheranno a Malaga dal 21 al 26 novembre. Il relativo tabellone viene compilato abbinando per sorteggio nei quarti di finale la vincitrice di ciascun girone con una seconda classificata degli altri gironi.

LE REAZIONI – Filippo Volandri, il capitano dell’Italia, ha dichiarato: “I quattro gironi di Coppa Davis sono a mio avviso tutti molto equilibrati ma noi dobbiamo ovviamente pensare al nostro. E così come era successo a settembre 2022 a Bologna quando abbiamo affrontato la Croazia che ci aveva eliminato l’anno prima, quest’anno ci tocca il Canada, che ci ha eliminato al doppio di spareggio l’anno scorso: e per noi è un motivo di rivincita importante. Il nostro è un girone difficile, come gli altri: abbiamo la Svezia che abbiamo battuto a Bologna al doppio decisivo e poi c’è una squadra che affrontiamo per la prima volta, il Cile, che è dotata di giocatori importanti come Garin e Jarry. Sono tutte squadre toste, da affrontare una alla volta, un giorno dopo l’altro. Poi assolutamente dobbiamo pensare a noi e a dare il 100%”. 

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