Challenger di Ortisei: eliminati in semifinale Cobolli e Vavassori, vince il croato Borna Gojo

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Challenger di Ortisei: eliminati in semifinale Cobolli e Vavassori, vince il croato Borna Gojo

Successi anche di Barrere a Brest, Hijikata a Playford, Altmaier a Lima e Sandgren a Las Vegas

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Borna Gojo - US Open 2022 (foto Ubitennis)
 

Al Challenger 80 di Ortisei (cemento indoor) vince il davisman croato Borna Gojo (n.148 ATP) che batte in finale lo slovacco Lukas Klein 7-6(4) 6-3. Un esito forse un po’ deludente per il numeroso pubblico che aveva sperato in una finale tutta italiana, ma se Gojo non ha lasciato alcuna chance a Flavio Cobolli (6-1 6-1) non diversamente è andata nell’altra semifinale dove Andrea Vavassori, pur lottando, è stato costretto alla resa da un ostico Lukas Klein col punteggio di 7-6(5) 6-4. Per entrambi immediata possibilità di rivincita al Challenger di Bergamo, anche se il gomito di Vavassori, costretto tra l’altro alle qualificazioni, non è nelle migliori condizioni. Delusione anche per Marco Bortolotti che, in coppia con lo spagnolo Sergio Martos Gornes, è stato sconfitto nella finale di doppio (6-3 7-5) da Denis Istomin/Evgeny Karlovskiy. Peccato perché la coppia italo/spagnola nel secondo set si era trovata in vantaggio per 5-2, e sul 5-4 ha avuto anche un set point.

Al Challenger 90 di Brest (Bretagna, cemento indoor) vittoria del padrone di casa Gregoire Barrere che batte in finale il 18enne Luca Van Assche con un doppio 6-3. Per il 28enne transalpino è la quinta vittoria nel circuito, tutte curiosamente ottenute in patria, che gli consente di rientrare in top 100. Ma, e non ce ne voglia il nativo di Charenton-le-Pont, i nostri riflettori sono tutti per il teenager Van Assche che non solo migliora il proprio best al n.208 ATP, ma è chiaramente in rampa di lancio per una carriera di vertice. In questo mese di ottobre è la seconda volta che arriva in finale (a Lisbona il precedente) ed è chiaro che l’appuntamento con la vittoria è solo rimandato. A Parma il ragazzo ci impressionò per la sua straordinaria velocità di piedi, in genere buon indizio per valutare i margini di miglioramento di un atleta. Cercammo di avviare una conversazione, favoriti dal suo buon italiano (la mamma è italiana), ma lui rispose a monosillabi perché dopo la sconfitta con Lajovic non era certo di buon umore. L’intervista prima o poi arriverà, ma voi  tenetelo comunque d’occhio perché in futuro risentirete spesso il suo nome.

L’australiano Rinky Hijikata (n.192 ATP), 21enne di chiare origini giapponesi, vince il Challenger 80 (cemento outdoor) giocato a Playford (cittadina di 77.000 abitanti situata nella parte meridionale dell’Australia, non lontano da Adelaide). In finale ha avuto la meglio, in una sorta di derby, sul giapponese Rio Noguchi (n.246 ATP) col netto punteggio di 6-1 6-1 in poco più di un’ora di gioco. Del resto durante tutto il torneo Hijikata aveva messo in mostra un’ottima condizione, non lasciando mai più di tre games a nessun avversario, eccezion fatta per James Duckworth nei quarti, cui ha dovuto recuperare un set. Per lui è la prima vittoria Challenger, dopo che aver messo in bacheca sette Futures. Il successo gli vale anche il nuovo best ranking alla posizione n.159 ATP.

In Perù, al Challenger 80 di Lima (terra battuta) la vittoria è andata a Daniel Altmaier che in finale ha avuto la meglio 6-1 6-7(4) 6-4 sull’argentino Tomas Martin Etcheverry (n.89 ATP) al termine di un match tanto combattuto quanto interminabile (quasi tre ore e mezza). Per il tedesco di Kempen è la quinta vittoria Challenger, la seconda in stagione, che gli permette di rientrare in top 100, per la precisione al n.91.

Si giocava anche a Las Vegas (Challenger 80, cemento outdoor) dove ha vinto Tennys Sandgren che non sarà il massimo della simpatia ma talvolta su un campo da tennis è ancora in grado di combinare qualcosa di buono. In finale ha battuto 7-5 6-3 il connazionale di origini macedoni Stefan Kozlov (n.133 ATP). Il 31enne di Gallatin in Tennessee attualmente naviga attorno alla posizione n.300 della classifica mondiale e probabilmente non rivedrà i fasti del 2019 quando arrivò al n.41 ATP. L’importante però è che non cerchi di riprendersi il palcoscenico con le sue demenziali esternazioni da suprematista bianco.

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