Azzurro pallido (Bertolucci). Musetti non si ferma più. A Berrettini resta la Davis (Giammò). Sonego combatte ma vince Tiafoe (Strocchi). Intervista a Jannik Sinner (Semeraro)

Rassegna stampa

Azzurro pallido (Bertolucci). Musetti non si ferma più. A Berrettini resta la Davis (Giammò). Sonego combatte ma vince Tiafoe (Strocchi). Intervista a Jannik Sinner (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 1 novembre 2022

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Azzurro pallido (Paolo Bertolucci, Gazzetta dello Sport)

L’assenza di giocatori italiani dalle Atp Finals, dopo che l’anno scorso si era qualificato direttamente Berrettini e Sinner da riserva era subentrato proprio a Matteo infortunato, getta sicuramente un’ombra sulla stagione del tennis azzurro, abituato da almeno tre anni a contare i successi più che le delusioni. Ma liberandosi da ragionamenti dettati dalla pancia più che dalla testa, un’analisi approfondita di ciò che è successo in questo 2022 deve tener conto di molti fattori, per comprendere cosa non abbia funzionato fino in fondo e capire quale direzione potrà prendere il prossimo anno. […] Un focus articolato non può che partire da una considerazione ovvia: a Sinner e Berrettini è mancata innanzitutto la salute. Il loro percorso agonistico e stato martoriato, in questa stagione, da una serie infinita di guai fisici: basti pensare che Jannik, nel 2021, non si era mai fermato per infortunio e in quest’annata, invece, ne ha subiti sei, più o meno complessi. Lo stesso dicasi per Berrettini, che non ha mai potuto trovare la continuità necessaria tra addome, operazione a una mano, Covid e adesso il piede. Dover maneggiare problemi del proprio corpo è frustrante, perché non consente di esprimerti al livello che pensi di valere e di conseguenza ti sottrae preziose energie mentali e soprattutto fiducia. Tuttavia, dietro gli zig zag di rendimento stagionali si celano anche motivazioni tecniche. Per quanto riguarda Sinner, il cambio di allenatore dopo sette anni, da Piatti a Vagnozzi (cui poi si è aggiunto Cahill), non poteva che richiedere un adattamento complesso ai nuovi dettami. Nella scelta si intravede senz’altro l’idea di Jannik di non lasciare nulla di intentato per provare a raggiungere il vertice massimo, però nel corretto tentativo di aggiungere variazioni al suo gioco per certi aspetti sparagnino ha messo tanta carne al fuoco, forse in modo eccessivo. Per cui, in determinati frangenti, si ritrova a pensare troppo su quale sia la soluzione migliore senza che gli sgorghi in automatico, e questo finisce per confonderlo, facendolo deragliare dagli schemi conosciuti e più confortevoli. Il suo è un percorso che richiede pazienza, fino a quando tutti i pezzi del nuovo puzzle si saranno composti in un insieme fluido e non più forzato. […] Basti guardare ad Auger-Aliassime, che sembrava addirittura regredito negli ultimi due anni e invece, senza farsi travolgere dall’ansia da prestazione, sta finalmente trovando quella dimensione da superstar che gli era stata pronosticata fin da ragazzino. Matteo Berrettini, invece, è partito da lontano. Da junior non prendeva certo gli occhi e dunque il suo cammino in un certo senso deve ancora affinarsi tecnicamente anche se non è più giovanissimo. Certo, per le sue caratteristiche avrebbe bisogno di giocare tante partite, perché solo così prende confidenza con le sue qualità. Per questa ragione gli infortuni per lui rappresentano un intoppo pesantissimo e sono pure la ragione per cui non si intravedono più quei miglioramenti, in particolare con la risposta di rovescio, che erano stati il segreto dell’ascesa imperiosa del 2019. Il quesito più importante relativo a Matteo riguarda comunque la possibilità di vederlo finalmente completare una stagione senza guai fisici. Ma la sensazione è che ci troviamo in presenza di un’auto di lusso con un motore potentissimo ma non supportata da una carrozzeria e d’altronde il suo modo di giocare, con quegli strappi violentissimi, non può essere modificato senza depotenziarne l’efficacia. […] Ma il 2022 non ci lascia solo dubbi: le ultime settimane ci hanno regalato infatti la crescita impetuosa di Lorenzo Musetti, capace finalmente di mettere il suo talento al servizio di strategie concrete e non più a svolazzi spesso fini a se stessi. Il braccio resta di qualità sopraffina, ma all’indubbio genio tennistico capace di qualunque magia il ragazzo di Carrara ha aggiunto decisi miglioramenti alla battuta, la capacità di giocare finalmente più vicino alla riga di fondo abbandonando quell’atteggiamento a volte troppo attendista soprattutto sul veloce e un’accresciuta solidità fisica. Progressi che andranno valutati già dall’inizio della prossima stagione, ma Lorenzo sembra davvero ben indirizzato ad occupare il ruolo di terza punta del tennis tricolore.

Musetti non si ferma più. A Berrettini resta la Davis (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Niente da fare. Matteo Berrettini non prenderà parte all’ultimo Masters 1000 della stagione iniziato ieri a Parigi. L’ufficialità è arrivata nella mattinata di ieri dai profili social dello stesso giocatore: “Ho fatto di tutto per essere pronto per Parigi-Bercy, ma sfortunatamente ho bisogno di ancora un po’ di tempo – si legge nel suo post – L’obiettivo adesso e scendere in campo con l Italia perle Finals di Coppa Davis“. Il problema – l’ennesimo di questo 2022 – accusato al piede a Napoli la settimana scorsa non è ancora stato smaltito. Il numero 2 italiano avrà ora a disposizione venti giorni per proseguire con le terapie e perfezionare il suo recupero in vista dell’esordio dell’Italia in coppa Davis, fissato a Malaga il prossimo 24 novembre. Al posto di Berrettini fa così il sua ingresso in tabellone Fabio Fognini, ripescato come lucky loser che oggi ritroverà sul suo cammino quell’Arthur Fils (308 Atp) che due giorni fa lo eliminò nell’ultimo match delle qualificazioni al torneo. Si è chiuso con una vittoria e due sconfitte intanto il bilancio degli azzurri impegnati ieri nel primo turno del Rolex Masters. L’affermatone porta la firma di Lorenzo Musetti, vincitore in un due set (6-4, 6-4) contro Marin Cilic e autore di una prestazione centrata e solida come tennis impone quando si affrontano avversari dotati di servizi fulminanti. Costruirle non è semplice: occorrono affidabilità al servizio, capacità di tenere sempre alta la concentrazione e intraprendenza quando chiamati ad aggredire la battuta altrui. Condizioni che ieri Musetti ha soddisfatto brillantemente, aggiungendovi intelligenza nel tempismo con cui ha saputo affondare i suoi colpi nei momenti cruciali del match. “Sono stato bravo a mettergli molta pressione – ha dichiarato a caldo il numero 23 del mondo a fine partita – Ultimamente è una cosa che mi sta riuscendo bene ed è frutto di tanto lavoro e più consapevolezza e fiducia in quello che sto facendo“. Nikoloz Basllashvili, che ora lo attende al secondo turno, in questo senso costituirà un bel test. Si è fermata subito invece la corsa di Jannik Sinner battuto in due set (6-2, 6-3) dallo svizzero Huesler alla sua seconda vittoria contro un tennista azzurro dopo quella colta un mese fa in semifinale a Sofia contro Musetti. Perso subito il servizio, Sinner non è più riuscito a rientrare in partita, e non c’è stato colpo o momento durante il match in cui l’altoatesino abbia dato l’impressione di poterci riuscire. Un gioco inceppato, un disagio diffuso, raccontato da numeri mai così avari (appena il 42% di punti con la prima, 16 errori gratuiti) e da un atteggiamento per la prima volta incline a una certa rassegnazione. Acuita, forse, dall’allerta permanente nei confronti del suo fisico con cui l’azzurro sta vivendo questo suo ultimo mese di tennis, e da una fitta che è sembrato avvertire alla mano destra nel corso del match. […]

Sonego combatte ma vince Tiafoe (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Ci ha provato con lo spirito da combattente che lo contraddistingue, ma non è riuscito a sovvertire il pronostico. Lorenzo Sonego saluta al 1° turno Parigi-Bercy, ultimo Masters 1000 della stagione in svolgimento sul cemento indoor della capitale francese. Dopo aver superato le qualificazioni eliminando il portoghese Joao Sousa e l’olandese Tallon Griekspoor, il 27enne di Torino, n.51 del ranking mondiale, ha trovato semaforo rosso di fronte allo statunitense Frances Tiafoe, n.21 Atp e 16 testa di serie: 6-4 6-4 il punteggio, in un’ora e un quarto di gioco, in favore del 24enne di Hyattsville. Sorretto da un buon servizio (4 ace nei primi tre turni di battuta), il piemontese nel suo outfit tutto azzurro (scarpe comprese) ha fatto match pari fino al 3-3, però nel settimo game un Tiafoe attento e ben centrato ha saputo approfittare della prima palla-break per strappare. Nel gioco seguente Sonego ha avuto una mini chance per rientrare (15-30) e sul 30-30 non è stato abbastanza incisivo su un passante di diritto da metà campo, l’americano si è tratto d’impaccio per poi incamerare la frazione con appena 5 punti ceduti in altrettanti turni di battuta. Nel secondo set l’azzurro (69% di prime palle) ha perso il servizio al terzo game, ha evitato un secondo break ma il semifinalista degli Us Open non gli ha concesso opportunità per cambiare l’inerzia della sfida. Si chiude dunque con 4 ko di fila al 1° turno e un bilancio di 24 partite vinte (più le 4 che si è aggiudicato nelle qualificazioni) e 29 sconfitte il 2022 nel tour per l’allievo di Gipo Arbino. Oggi fa il suo esordio in tabellone Fabio Fognini, ripescato come lucky loser dopo il forfait di Matteo Berrettini, ancora infortunato al piede. Ironia del sorteggio, il ligure ritrova dall’altra parte della rete proprio il 18enne francese Arthur Fils che lo ha sconfitto in tre set domenica nel turno di qualificazione. […] Tutto ciò mentre Carlos Alcaraz (il n. 1 del mondo entra in scena domani contro il giapponese Yoshihito Nishioka vincitore sul russo Asian Karatsev) ha confessato di soffrire a un ginocchio, assicurando che non si tratta di nulla di grave: «A fine stagione escono i problemi fisici. Ma è normale, è lo stesso per tutti i giocatori e dobbiamo affrontarlo».

Intervista a Jannik Sinner – “Con Berrettini abbiamo fatto un patto tutto sulla Davis, ma prima devo staccare” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Il finale è stato troppo brutto per essere vero, persino in un anno complicato come questo. Per fortuna, nostra e sua, per Jannik Sinner la sconfitta di ieri in due set al primo turno di Parigi-Bercy, l’ultimo Masters 1000 della stagione, contro il tennis «all in» di Marc-Andrea Huesler – numero 61 al mondo ed ennesimo prodotto di una Svizzera che dopo Federer continua a produrre giocatori – non è il vero finale, piuttosto una scena da tagliare in un copione in cui Jannik ha comunque recitato da protagonista negli Slam, ha raggiungendo tre volte i quarti di finale – e vinto un torneo, chiudendo con la terza miglior percentuale di vittorie nel circuito. Nel «director’s cut» di Sinner i titoli di coda però inizieranno a scorrere solo a Malaga, a fine novembre, nelle Final 8 di Coppa Davis dove l’Italia cerca un successo che manca dal 1976. Una Squadra, come quella di Panatta & Co. Sinner, Berrettini, anche lui reduce da un 2023 di lampi e calici amari, Musetti, Simone Bolelli e Fabio Fognini hanno stretto un patto: a Malaga daranno tutto per vincere […]. Jannik, con Matteo Berrettini in questi giorni vi siete parlati? «Non in questi giorni, ma ce lo siamo già detti in passato: in Coppa Davis vogliamo fare bene, ci teniamo tutti moltissimo. Per riuscirci però devo arrivare a Malaga nella miglior condizione fisica, quindi devo pensare anche a me stesso». Un torneo vinto, contro Alcaraz a Umago, dieci volte nei quarti di finale, compresa la grande occasione contro Alcaraz a New York. Dopo il buon torneo a Vienna, da Parigi anche lei si aspettava di più. Che cosa non ha funzionato? «Contro Huesler mi sono sentito stanco, ci ho provato ma non avevo energie. Verso il terzo, quarto game ho sentito anche dolore alla mano (mostra la destra, effettivamente gonfia nella zona fra indice e pollice, ndr) ma non ho perso per questo, non cerco scuse. Mi dispiace solo aver chiuso così nei tornei, ma non credo si possa giudicare un anno da una partita. Una partita storta può sempre capitare». Ecco, ci racconta che anno è stato, visto da lei? «Difficile, complicato. Mi sono mancati troppi tornei. Ho dovuto saltare Rotterdam a febbraio, poi Halle, e ultimamente Astana. Alla fine ho giocato solo due «250» e due «500»: troppo pochi. E quando stavo facendo bene, negli appuntamenti più importanti, mi è sempre capitato un guaio fisico. Se ti infortuni non lavori tanto per migliorare, ma recuperare il livello che avevi e tutto diventa più complicato. Un po’ quello che è successo anche a Matteo». A inizio anno c’è stato il cambio di allenatore, in corsa poi a Simone Vagnozzi si è affiancato Darren Cahill come «supercoach»: qual è il bilancio di questi ultimi mesi con il suo nuovo team? «Abbiamo lavorato bene, credo che siamo tutti contenti. Ma ora inizia una parte importante dell’anno, forse per certi versi la più importante, quella in cui preparerò la prossima stagione. Sono sicuro che il 2023 sarà un anno importante per me, molto diverso da questo. E sono convinto che lo sarà anche per Matteo». In che cosa deve ancora migliorare? «Cambieremo qualcosa sul servizio, sicuramente, e lavoreremo anche sul rovescio, oltre che sul diritto. Finalmente ci sarà il tempo per curare qualche aspetto tattico, e mettere a punto la gestione dei momenti cruciali della partita. Ma devo anche stare attento a non compromettere il giocatore che già sono». Su di lei ci sono e continueranno ad esserci tante aspettative. Di che cosa è particolarmente soddisfatto? «Nella partita contro Medvedev ha Vienna ho “messo dentro” cose che qualche mese fa non facevo, ad esempio con lo slice di rovescio. I lati positivi ci sono. Poi chiuderò l’anno fra i primi quindici del mondo: magari dal di fuori può non sembrare un granché, ma considerate tutte le situazioni difficili che mi sono trovato ad affrontare, secondo me è un buon risultato». Che può ancora migliorare con l’appuntamento di Malaga. Come sarà il programma delle tre settimane che mancano alle Final 8 di Coppa Davis? «Ora mi prendo qualche giorno off, perché è importante staccare un po’, fare cose diverse per ricaricare le batterie e non pensare solo al tennis. Quindi ci sarà una settimana e mezzo in cui svolgerò la prima parte della preparazione fisica, poi toccherà all’impegno in Coppa Davis. Dopo Malaga mi concederò almeno due giorni di riposo, prima di iniziare la preparazione vera e propria». […]

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