Volandri: "Matteo sta facendo di tutto per giocare, ma parte da lontanissimo. Facciamo un passetto alla volta"

Coppa Davis

Volandri: “Matteo sta facendo di tutto per giocare, ma parte da lontanissimo. Facciamo un passetto alla volta”

“Con i ragazzi ho un rapporto che si estende lungo tutto il corso dell’anno”. Filippo Volandri sottolinea lo spirito di gruppo e l’attaccamento alla maglia di Berrettini. Contro il Canada serviranno altre partite di grande cuore

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Filippo Volandri - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Giornata di interviste oggi a Malaga, dopo Matteo Berrettini abbiamo avuto modo di sentire anche il capitano della nazionale italiana Filippo Volandri ai microfoni della stampa. Il filo conduttore della conferenza stampa è stato il tema del gruppo; Filippo ha messo in chiaro la sua idea di base: non si può pensare di vincere una Davis senza uno spirito di gruppo, e questo spirito è quello che lui ha cercato di costruire nel corso di questi anni.

Come si batte il Canada? e come si gestisce il post di una grande prestazione?
Con il Canada sarà ovviamente durissima. Auger è un gran giocatore e quest’anno ha trovato anche quella continuità che gli era mancata. Shapovalov invece è un talento incredibile che quando si accende è un fenomeno, ma è molto più discontinuo. Sul tema della gestione delle energie e delle emozioni sarà importantissima questa giornata off, per far capire ai ragazzi che ancora non abbiamo fatto nulla e per riportare quella giusta tensione che avevamo prima degli USA; poi per giocatori come Fabio e Simone sarà importante il giorno extra per recuperare. Ovviamente cercheremo di preparare per bene la partita, a me piace studiare i nostri avversari e capire come impostare le partite.

In tutte le tue dichiarazioni hai sempre sottolineato l’importanza del gruppo, ma come si crea questa chimica?
Curando i particolari e non limitandosi ad avere un rapporto che dura lo spazio della competizione. Con i ragazzi ho un rapporto che si estende lungo tutto il corso dell’anno. Abbiamo una chat con i ragazzi in cui ci sentiamo durante l’anno e con i ragazzi ho un rapporto personalizzato, ci sentiamo spesso e con ognuno ho un approccio diverso; chiaramente con Fabio (Fognini) non posso pormi come con Muso (Musetti). Un altro aspetto che si collega con quello precedente è quello di fare sentire importanti tutti, anche quando non ci sono. Ad esempio Sonego a Bologna non era convocato, ma per me continuava a fare parte del gruppo; anche se fisicamente non c’era era come se ci fosse. E lo stesso vale oggi con Jannik; lui oggi non è con noi ma ci sentiamo tutti i giorni via chat. Poi cerco di farmi aiutare, c’è una squadra di tecnici, psicologi e preparatori atletici a cui mi appoggio;

Parlando invece di Musetti, che cosa vi siete detti? come state preparando la partita con Auger anche alla luce di quello che è successo a Firenze (con Auger Musetti ebbe qualche problema di respirazione al diaframma)
Con Musetti la prima cosa per me è quella di validare la sua prestazione. come ho già detto al di là del fatto di vincere o di perdere per me era importante la prestazione; da questo punto di vista per me entrambi i Lorenzo (Sonego e Musetti) hanno fatto una grande prestazione ieri. Per cui il punto di partenza per me è fargli passare il messaggio che ieri ha giocato molto bene e che non deve preoccuparsi per il fatto di non aver portato a casa il punto. Quella è una partita che Muso ha perso perché non è ancora abituato a questi livelli, a differenza di Fritz. Quando Musetti avrà 30/40 partite al suo attivo poi ne riparliamo. Per quanto riguarda invece la partita di domani con Auger ripartiremo da quanto successo a Firenze. Ci tengo a precisare che in quel caso non è stato un attacco di panico. Semplicemente ognuno reagisce a modo suo; ci sono quelli che spaccano le racchette e quelli che possono avere un piccolo blocco. Nel caso di Lorenzo a Firenze lui si era sentito aggredito fin dai primi scambi in palleggio e ha subito la situazione. Però l’aspetto positivo è che comunque ha cercato delle soluzioni in campo e ha lottato. Per cui partiremo da qua e poi faremo la giusta preparazione al match contro Auger.

Infine un’ultima domanda: che ne pensi del fatto che Tiafoe aveva le cuffie mentre suonava l’inno americano?
Avrà avuto le sue ragioni, non mi metto in mezzo. Io so solo che da noi non sarebbe successo. Con me almeno non sarebbe successo. Cerco di essere un allenatore energico e tutto devono mantenere un comportamento di rispetto nella squadra.

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