Alcaraz: “Perderò il n. 1, ma ci tornerò per restarci a lungo”

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Alcaraz: “Perderò il n. 1, ma ci tornerò per restarci a lungo”

In partenza per l’esibizione di Abu Dhabi, Carlos Alcaraz e il suo coach Ferrero spiegano cosa comporta essere n. 1 del mondo, del lavoro ancora necessario e della famiglia che ha saputo non interferire

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Carlos Alcaraz - US Open 2022 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Carlos Alcaraz sarà tra i protagonisti del Mubadala World Tennis Championship, esibizione in programma ad Abu Dhabi dal 16 al 18 dicembre. La sua stagione si è conclusa in anticipo, giusto un paio di settimane però pesantissime, con lo strappo agli addominali patito a Bercy che gli ha impedito di partecipare alle ATP Finals. Un infortunio dal quale ha recuperato “quasi al 100%”, che significa il ritorno al normale carico di allenamenti nel giro di una settimana.

In attesa di partire per gli Emirati, il diciannovenne spagnolo ha avuto l’occasione di chiacchierare con Reem Abulleil per ArabNews, partendo subito da quel numero 1 del mondo raggiunto con il titolo allo US Open e da allora conservato. “Ancora non ci credo” ammette Carlos. “Un giorno dovrò rendermene conto. Andrò a cena con il team completo e sarà il momento migliore dell’anno. Tutto ciò che posso dire è che nulla è cambiato”. Poi corregge il tiro, perché sappiamo come funziona. “Ovviamente, tutti vogliono battere il n. 1 e dopo lo US Open sentivo che tutti mi avevano messo addosso un bersaglio. Devo essere pronto per questo”.

Il suo coach, Juan Carlos Ferrero, ha cercato di spiegargli come gestire la nuova situazione, ma alla fine dice che si tratta di “andare a un torneo e sentire la pressione del n. 1. Non facile all’inizio e se hai 19 anni. Lui sa che sarà così almeno fino all’Australian Open, quindi deve provare a essere normale anche se non lo è”.

Alcaraz parla anche della sua controparte WTA, Iga Swiatek. “Ha avuto un anno incredibile, ha fatto il record [di questo millennio] per la più lunga striscia di vittorie. Vorrei essere come lei, non perdere il numero 1, ma credo sia quasi impossibile. Lo perderò, ma l’obiettivo è riprenderlo e rimanere al n. 1 per più tempo possibile”.

Se Iga ha fatto il salto di qualità facendosi seguire a tempo pieno dalla psicologa Daria Abramowicz, anche il team del capisce l’importanza dell’aspetto mentale e per questo si affida a Isabel Balaguer, pur con un impegno decisamente minore. “Lavora con lui da un paio d’anni. Non tutte le settimane, ma quando sente il bisogno di parlarle di qualcosa che non va o gli dà problemi in un match” dice Ferrero. “Io la sento ogni settimana, mi parla di come si sente Carlos e di tutto quello di cui abbiamo discusso a proposito di quello che ha attraversato dopo lo US Open. Cerchiamo di gestire tutto il pacchetto”.

Tornando agli inizi della loro collaborazione, Ferrero racconta di quando girava il mondo con Carlos sedicenne: “Perfino allora che non era famoso, era molto carismatico ai tornei, le persone venivano per vederlo. Non mi sorprende troppo vedere in quanti lo amino: sorride, è gentile con tutti, è un bravo ragazzo”.

Se per alcuni tennisti la presenza dei genitori è a volte ingombrante, questo non vale per Alcaraz. “Carlos è fortunato per la famiglia che ha” dice ancora il coach. “Suo padre giocava in Spagna ad altissimo livello, top 30, quindi è in grado di capire che suo figlio deve lavorare con l’allenatore. Non ha voluto essere coinvolto, lo ha lasciato crescere. Credo si sia fidato di me fin dall’inizio e abbiamo un ottimo rapporto”.

C’è spazio anche per discutere della parte tecnica del gioco del suo pupillo. “Deve lavorare su tutto. Ha diciannove anni, a quell’età è impossibile essere completi in ogni aspetto. Diciamo che deve lavorare su piccoli dettagli sul dritto e sul rovescio, deve essere più continuo al servizio. Lo voglio ancora più aggressivo in risposta, evitare qualche errore a rete. Ho preparato il finale di stagione specificatamente per migliorare molte cose. Non puoi dire a qualcuno che, poiché è il numero 1, è completo e non ha bisogno di òavorare. È proprio il contrario. Deve continuare a lavorare su ogni aspetto ed è quello che faremo”.

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