Con Sinner l'Italia va a 1000 negli Slam (Crivelli). Kyrgios si arrende: "Sono devastato" (Giammò). Nadal ok, ma non trova più la racchetta (Lombardo). Shang, prima vittoria cinese nel mito di Roger e Rafa (Semeraro)

Australian Open

Con Sinner l’Italia va a 1000 negli Slam (Crivelli). Kyrgios si arrende: “Sono devastato” (Giammò). Nadal ok, ma non trova più la racchetta (Lombardo). Shang, prima vittoria cinese nel mito di Roger e Rafa (Semeraro)

La rassegna stampa di martedì 17 gennaio 2023

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Sinner regala all’Italia il 1000° colpo Slam, ma Musetti è già fuori (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Dicono sia il numero dei talenti nascosti e delle abilità segrete. Mille e non più mille. Come le partite vinte dagli italiani negli Slam, traguardo raggiunto grazie al successo inaugurale di Sinner agli Australian Open. A proposito di virtù celate: dopo un anno con troppi su e giù a causa di infortuni assortiti, il 2023 deve trasformarsi nella decisiva epifania di Jannik e delle sue ambizioni più elevate. Intanto, la prima uscita a Melbourne allontana le ombre dei problemi ad un’anca che lo avevano assillato ad Adelaide. Edmund, semifinalista in Australia nel 2018, quando pareva l’erede designato di Murray prima di venire travolto da una litania infinita di guai fisici, al momento è un avversario troppo tenero per la Volpe Rossa di Sesto Pusteria, che lo doma nel primo set e poi lo travolge in atletismo, aggressività e profondità dei colpi, aggiungendoci l’81% di punti con la prima. Sinner, così, si ritaglia un piccolo posto nella storia azzurra in attesa di orizzonti più ampi, un secolo dopo il primo sorriso tricolore in un Major con il barone De Morpurgo a Wimbledon […]. La tendenza a complicarsi la vita in sfide tenute sotto controllo qualche volta è stata una compagna poco gradita per Jannik. Dunque, nel secondo turno con l’argentino Etcheverry, numero 79 del mondo per la prima volta vincitore di un match agli Australian Open, tensione e concentrazione dovranno combinarsi in un equilibrio perfetto, ma è evidente che Jan scenderà in campo da deciso favorito: «Con lui ci siamo allenati insieme qualche volta, quindi sappiamo entrambi quello che ci aspetterà. Affronto un giocatore solido e poi dipenderà dal campo in cui giocheremo; quelli verso l’interno dell’impianto sono un po’ più lenti, quelli più all’esterno più veloci. Bisogna anche vedere le condizioni meteo: se fa caldo la palla viaggia più veloce, e poi tante volte c’è vento. Ci sono tante variabili». Sinner è ancora un delicato computer dalla enormi potenzialità che sta immagazzinando i dati per approdare nel gotha, e intanto le statistiche dicono negli ultimi due anni solo Nadal ha vinto più partite Slam di lui, 22 a 16 (ma Djokovic è stato obbligato a saltarne due): «Sono solo numeri. Sicuramente a me i match tre su cinque piacciono; ci sono tanti momenti in cui la partita può cambiare e dunque ti devi gestire. L’anno scorso ho fatto ottimi risultati negli Slam, sono arrivato ai quarti, l’obiettivo è sempre fare uno step in più. ma la strada è lunga. Sto giocando bene e mi sono allenato bene, però il focus è soltanto sul prossimo match». Che purtroppo non sarà l’anticamera dell’atteso e frizzante derby con Musetti, perché Lollo viene fermato dal sudafricano Harris, numero 186 del mondo iscritto con il ranking protetto (a giugno era 39) e reduce dalla finale persa in un challenger thailandese dopo sette mesi di stop (intervento al polso destro). Una partita nata storta: coach Tartarini ha un attacco di panico negli spogliatoi, e durante il quinto game del primo set viene portato in clinica per accertamenti. l’allievo, scosso, ovviamente inanella due parziali orribili e finisce sotto 4-1 anche nel terzo. Le notizie rassicuranti che gli arrivano dal preparatore atletico finalmente lo ridestano, Musetti aggancia il rivale a due set pari, può salire 3-1 nel quinto, finisce sotto di un break ma lo recupera. Decide il super tie break, due dritti del talento carrarese finiscono larghi di millimetri e Harris, dal canto suo, non regala niente ed è perfino più propositivo meritandosi il trionfo nonostante la fatica, figlia della lunga inattività, gli attanagli i muscoli. Ci resta così soltanto un Lorenzo, il guerriero Sonego ancora senza vittorie in stagione prima del torneo e finalmente capace di cancellare il fastidioso zero in coda alla consueta battaglia di oltre tre ore contro il portoghese Borges […]. «È stata una partita molto dura perché ho trovato un avversario che ha provato a comandare, togliendomi il tempo col rovescio. Mi è piaciuta la reazione di carattere e di orgoglio nel quarto set ed è stato divertente giocare in un clima del genere, davanti ad un pubblico così caloroso. Le partite di Davis mi hanno aiutato a ritrovare tranquillità e serenità e ad arrivare qui in fiducia». La conservi per il temibile Hurkacz del secondo turno: servirà il solito Lollo d’assalto.

Kyrgios si arrende: “Sono devastato” (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Altro che condizione precaria. La due sconfitte consecutive da lui rimediate nelle esibizioni che hanno scandito la vigilia degli Australian Open, altro non erano che la punta dell’iceberg. Il problema era invisibile agli occhi, e Nick Kyrgios ci ha convissuto finché ha potuto: gestendo e provando fino all’ultimo momento, tanta era la voglia di far bene nel suo Slam di casa. Alla fine ha dovuto arrendersi all’evidenza, ritirandosi dal torneo e convocando una conferenza stampa per spiegarne i motivi. Strappo al menisco laterale e una cisti nel ginocchio, questa la diagnosi del suo infortunio: «Ogni volta che spingo dopo un servizio, spunta una piccola protuberanza sul lato del ginocchio. Può crescere. Ostacola i movimenti. L’unico modo per liberarsene è aprire e rimuoverla. Ho aspettato fino alla fine prima di arrendermi. Volevo darmi una possibilità», ha dichiarato affranto il n.21 del mondo. Sentiva, Kyrgios, che la chance era di quelle da non sprecare […]. «Sin dagli US Open avevo in mente gli Australian Open. Avevo fatto di tutto per essere qui nelle migliori condizioni. È davvero un pessimo tempismo», ha poi aggiunto, con gli occhi coperti dalla visiera del suo berretto e i taccuini pronti a raccogliere il suo sfogo. E invece no. «È la vita – ha chiosato Nick – e gli infortuni fanno parte dello sport. So che tornerò al mio meglio, ma oggi sono devastato». Ore dopo dal suo account Instagram è stato ancora lui a postare la foto di quel che era stato già rimosso dal suo ginocchio dopo un drenaggio quattro giorni prima della sua decisione […]. Costretto suo malgrado a dover rinunciare a un sogno a lungo coltivato, Kyrgios si è invece reso conto che solo quando ci viene sottratto si impara ad apprezzare ciò che più si ama. E per lui quel qualcosa è ancora il tennis. Continuerà ad arrabbiarsi, continuerà a farci divertire.

Nadal ok, ma non trova più la racchetta (Marco Lombardo, Il Giornale)

A un certo punto è spartita la racchetta di Nadal durante un cambio di campo, e voi potete capire da questo cosa significhi giocare quello che viene definito un «Happy Slam»: può succedere di tutto. La prima giornata degli Australian Open è stata insomma una piccola opera teatrale in più atti, con colpi di scena, gioie e dolori. La racchetta di Nadal in realtà l’aveva portata via un raccattapalle, pensando che l’avesse messa lì per farla recapitare all’accordatore, ma Rafa comunque l’ha presa sul ridere, anche perché alla fine è riuscito a battere in quattro set Jack Draper, mettendo un tappo a una serie di sconfitte a cavallo tra il 2022 e il 2023 che non facevano presagire a nulla di buono. La curiosità è che il britannico, uno Sherlock Holmes mancato (sognava di fare il detective) che Andy Murray giudica un futuro top player, ha ceduto alla distanza per i crampi. E a 21 anni, davanti a un giocatore (seppur fenomeno) di 36, non è stata una bella figura. Così ecco che a tenere alto il futuro della Next Gen ci ha pensato Jannick Sinner, che ha battuto in tre set Edmund siglando la vittoria numero 1000 di un italiano nei quattro tornei Major […]. Tra le sorprese, c’è quella del cinese Shang Juncheng, che a 17 anni è diventato il primo giocatore (maschio) del suo Paese a passare un turno a Melbourne, tra l’altro grazie alla prima vittoria assoluta nel circuito, contro il tedesco Otte. Applausi e giù il sipario (per ora).

Shang, prima vittoria cinese in Australia nel mito di Roger e Rafa (Stefano Semeraro, La Stampa)

Chiamiamolo il patto di Shang: «Ci sono altri due cinesi in tabellone quest’anno, e per me sono come fratelli. In passato abbiamo avuto ottime giocatrici nel femminile ma non granché nel maschile. Io sono fortunato a far parte di questo gruppo, mi aspetto grandi cose per il futuro». Shang Juncheng, detto Jerry, ha 17 anni ed è il primo del suo sterminato paese a passare un turno agli Australian Open, lo Slam dell’Asia. Sembra poco, ma per decenni a Pechino e dintorni il tennis è stato bollato come «disciplina borghese» quindi sconsigliabile al popolo. Oggi però lo sport è più che mai la continuazione della politica con altri mezzi e il presidente Ji Xinping ha molto a cuore lo scacchiere pacifico, quindi largo al professionismo, di stato o no. Numero 194 del mondo, Shang da qualificato ha battuto 6-2 6-4 6-7 7-5 il n°74 Oscar Otte, diventando così anche il più giovane a passare un turno Slam dopo Carlos Alcaraz a Melbourne due anni fa. Come dire: un piccolo passo per un tennista, un grande balzo – forse – per la Cina. Nel 2011 la pioniera Li Na aveva conquistato il Roland Garros (in finale sulla nostra Schiavone), ma ultimamente di Pechino si era parlato soprattutto per il caso di Shuai Peng, scomparsa dopo aver criticato il regime, riapparsa, oggi finita nel limbo delle notizie invecchiate. Il successo di Shang, cresciuto ammirando Federer, Nadal e Djokovic, è una novità quasi assoluta […]. Shang per un po’ si è affidato all’ex n.1 Marcelo Rios, ma non ha funzionato, ora si allena con Dante Bottini, storico coach del giapponese Nishikori. C’è comunque qualcosa di nuovo, sul fronte orientale.

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