Australian Open: due semifinali donne? No, una sola. Djokovic senior? Padrone di pensare, dire e fare ciò che vuole, ma inopportuno

Editoriali del Direttore

Australian Open: due semifinali donne? No, una sola. Djokovic senior? Padrone di pensare, dire e fare ciò che vuole, ma inopportuno

Rybakina e Sabalenka gemelle anche nel modo di vincere. Mentre Srdjan Djokovic ha trovato modo di creare una difficoltà in più a Novak, che non ne aveva certo bisogno. Ma non è la prima volta

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Voglio dire quello che penso sulla vicenda di papà Djokovic che si lascia coinvolgere da un gruppetto di simpatizzanti di Putin. Lo farò qui subito dopo aver commentato il tennis giocato e da giocare.

Le due semifinali femminili mi sono sembrate…una sola, con la seconda copia carbone della prima. Quasi lo stesso punteggio, 7-6 6-3 per Rybakina su Azarenka, 7-6, 6-2 per Sabalenka su Linette, 1h e 43 m la prima, 1h e 42 m la seconda.

Due ragazzone sopra il metro e 82cm (tanto è alta la Sabalenka, la Rybakina è due cm di più), più massiccia e potente la bielorussa di 24 anni (80kg). Più longilinea (73 kg) ma con un servizio non meno efficace la kazaka che fino al 2017 era russa e che dal proprio forte servizio (già con i suoi 9 ace contro i 3 dell’Azarenka, e i suoi 3 doppi falli contro i 6 di Vika, ha ricavato 9 punti in più) ha colto altri frutti importanti.

Ha infatti raccolto il 76% di punti quando ha messo dentro la prima, mentre la Azarenka non è andata oltre al 63%. Ha ugualmente subito 3 break, ma la Azarenka ha fatto peggio perché anche a causa della sua debole seconda palla di break ne ha subiti 5. Insomma, ci sono stati 8 break su 21 game. Per il tennis femminile non sono neppure troppi. Semmai è curioso che a leggere i dati statistici sono tutti talmente a favore della Rybakina che il punteggio appare quasi troppo benevolo per la Azarenka: 30 vincenti contro 26 (+4), 21 errori gratuiti contro 27 (+6). E in effetti poi a contare i punti vinti sono 78 quelli di Elena contro i 62 di Vika: 16 punti non sono pochi per un match di 140 punti finito 7-6 (4),6-3.

Ma anche quelli che separano Sabalenka da Linette per il loro 7-6 (1) 6-2, non sono distanti: 71 a 58, 13 punti. Però 6 di quei 13 vengono dal tiebreak vinto 7-1.  E il match ha richiesto 129 punti, 11 meno di quell’altro.

C’è stata la metà dei break, 4 in tutto, perché la Sabalenka (6° ace contro 1, 2 doppi falli contro 1= +4) ha concesso un solo break su 4 palle break, salvandone quindi 3 e strappando 3 volte in 7bp la battuta alla ragazza polacca che comunque il suo torneo lo aveva già vinto battendo una testa di serie dopo l’altra, Kontaveit 16, Alexandrova 19, Garcia 4 e Pliskova 30, e potrà festeggiare questi exploit salendo da n.45 a n.22 quando il suo best ranking era stato 33. La Sabalenka, dal canto suo, ritorna al suo best ranking di n.2 scavalcando Jabeur e Pegula.  Ma era già stata n.2. Se anche vincesse il torneo resterebbe a distanza siderale dalla Swiatek, che ha 10.485 punti e Aryna non potrebbe guadagnarne di più che altri 700 arrampicandosi a 6.100. Quanto alla Rybakina, mai più su di n.12, è già top-ten comunque vada, e potrebbe diventare n.8 vincendo il secondo Slam in carriera dopo Wimbledon superando Bencic e Kasatkina. Sarebbe stata in realtà n.5 del mondo se avesse potuto aggiungere i 2.000 che non ha avuto a Wimbledon e n.2 vincendo il torneo. Ma quei 2.000 è meglio che li dimentichi. Nessuno glieli restituirà, né a lei né a Djokovic che però vincendo il torneo ridiventerebbe comunque n.1 ATP.

E vengo alla questione Djokovic senior. Papà Djokovic è libero di pensarla come vuole. E anche di esprimere i suoi pensieri come preferisce. Le sue azioni e i suoi pensieri non sono comportano alcuna responsabilità per Djokovic junior. I figli non sono responsabili per quello che dicono e fanno i genitori. E viceversa.

Ciò detto papà Djokovic talvolta dice e fa cose inopportune, in qualche modo creando evitabilissimi imbarazzi al figlio, quasi non si rendesse conto che suo figlio era arrivato in Australia quest’anno con qualche apprensione, portandosi inevitabilmente appresso una situazione complessa per quanto accaduto Down Under un anno fa.

Se anche Srdjan è un sostenitore palese di Putin poteva capire che non era opportuno unirsi a quel gruppetto di filorussi (come lui) in un momento in cui l’Australia e Tennis Australia hanno preso la decisione di riaprire le porte a suo figlio ma è stata presa anche la decisione (giusta o sbagliata che sia) di non consentire a bandiere russe e bielorusse di sventolare durante il torneo. Torneo nel quale tennisti russi e bielorussi giocano per sé stessi, senza bandiere e inni.

Papà Djokovic resta padronissimo di essere filoPutin, ci mancherebbe. Magari lo è pure Novak, sebbene lo scorso anno avesse preso una posizione piuttosto critica nei confronti dell’aggressione russa – così come successivamente sarebbe stato critico prima nei confronti di Wimbledon che aveva bandito la partecipazione di tennisti russi e bielorussi ai Championships e poi di ATP che aveva reagito togliendo i punti ATP a tutti i partecipanti al torneo di Church Road – ma considerando che tutti i Djokovic sono comunque ospiti di un Paese e di un’organizzazione che ha preso pubblicamente certe posizioni, beh con un minimo di sensibilità avrebbe potuto astenersi dal mischiarsi a quella manifestazione filo-Putin e filo-russa. Io sono quasi certo che Novak, a prescindere da come la pensa lui stesso (io non lo so), non è stato contento. Ma non è la prima volta che il padre gli combina qualche casino. Ormai, però, la frittata è stata fatta. Nole dovrà rispondere a qualche domanda in più, come è accaduto anche a Vika Azarenka. Ma di sicuro saprà come cavarsela.   

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