A quasi un mese di distanza dalla dolorosa sconfitta al primo turno dell’Australian Open, Lorenzo Musetti è pronto a tornare in campo. All’Argentina Open di Buenos Aires il n°20 del mondo esordirà (dopo il bye iniziale) contro Pedro Cachin, che ha battuto 7-6(4) 6-4 il brasiliano Thiago Monteiro al primo turno. L’italiano, prima dell’inizio del torneo, è stato intervistato da La Nación e da ESPN Argentina, toccando diversi argomenti interessanti.
Primo fra tutti gli attacchi di panico, un tema certamente delicato che denota la maturità di Musetti per come lo ha apertamente affrontato. “Fanno parte del tennis, il nostro è uno sport con moltissima pressione. Siamo soli in campo e non è facile affrontare tutti i problemi. A volte la pressione è così forte che non c’è niente da fare. Io però sto migliorando su questo aspetto, anche grazie all’aiuto di uno specialista, e sono pronto affinché tutto ciò non accada di nuovo“.
L’azzurro, infatti, aveva sofferto un attacco di panico lo scorso ottobre durante la semifinale del torneo di Firenze contro Félix Auger-Aliassime. Attacco di panico che aveva colto anche Simone Tartarini, suo storico coach, alla vigilia del match di primo turno di Lorenzo in Australia, fortunatamente senza gravi conseguenze. Proprio verso il suo allenatore Musetti ha voluto spendere parole al miele: “Simone mi ha sempre aiutato a livello economico e affettivo, è stata la chiave per arrivare dove sono oggi. Per me lui è molto importante, l’ho conosciuto a La Spezia quando avevo 9 anni ed è come il mio secondo padre. Credo che non mi separerò mai da lui, la nostra è una relazione che trascende il tennis“.
Tennis che è ormai occupa la gran parte delle giornate del carrarino, che però si trova spiazzato quando chiamato a scegliere uno solo tra tre dei tornei più importanti del circuito. “Wimbledon, Roma o Roland Garros? Sono eventi incredibili, mi piacerebbe vincerne qualunque di questi tre. Se proprio devo scegliere vado su Wimbledon, è il mio Slam preferito per la sua eleganza. Roma però, in casa, sarebbe un successo indimenticabile“.
A proposito di eleganza, inevitabile ormai il classico intervento su Roger Federer: “È il mio giocatore preferito, è una fonte di ispirazione non soltanto dentro al campo, ma anche fuori con la sua eleganza e personalità. L’immagine che dà di lui è fantastica”.
Chissà che proprio dal campione svizzero, suo idolo d’infanzia, Musetti non abbia preso spunto per il suo meraviglioso rovescio a una mano, senza ombra di dubbio il suo colpo migliore. Eppure, c’è un altro campione del passato che Lorenzo ammirava per il suo rovescio: “Mi è sempre piaciuto molto il rovescio di David Nalbandian, anche se lui lo giocava a due mani. Penso sia uno dei migliori rovesci della storia, faceva quello che voleva. Ho avuto l’opportunità di parlarci quando mi sono allenato con Miomir Kecmanovic (i due non collaborano più insieme da questa stagione, ndr), che è uno dei miei più grandi amici in tour. Ho provato anch’io qualche volta a giocare a due mani, ma non l’ho mai fatto sul serio. Il rovescio per me è il colpo più naturale, adoro il cambio in lungolinea“.
Con Musetti, Sinner e Berrettini l’Italia sembra essere tornata ai fasti dei vari Panatta, Barazzutti e Bertolucci, gli unici in grado finora di conquistare una Coppa Davis con la maglia azzurra. “Ho enorme rispetto per le leggende del tennis italiano, noi giovani dobbiamo guardare al passato e alla storia del nostro tennis. Nel presente stiamo facendo la storia del nostro sport, ma non possiamo mai dimenticarci di quanto accaduto. L’anno scorso siamo andati vicini a vincere la Coppa Davis, ho ancora in testa quei momenti. Abbiamo una squadra molto forte e compatta, sono sicuro che in futuro riusciremo a vincerla“.