Vagnozzi: "Sinner non avrà mai il fisico di Alcaraz. Sul piano mentale non ha nulla di meno"

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Vagnozzi: “Sinner non avrà mai il fisico di Alcaraz. Sul piano mentale non ha nulla di meno”

“Entro tre anni avrà il miglior fisico possibile senza snaturarlo”. Le parole del coach di Sinner: “Jannik può già vincere grandi tornei. Il nostro obiettivo sono le ATP Finals”

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Jannik Sinner e Simone Vagnozzi - Roma 2022 (foto Francesca Micheli)
 

Di questi periodi un anno fa, giorno più giorno meno, Jannik Sinner annunciava l’avvio della sua collaborazione con il coach marchigiano Simone Vagnozzi, 39 anni ed ex n.160 ATP. Il loro rapporto è nato, com’è giusto che sia, sotto un patrocinio tutto altoatesino: l'”affare” è stato infatti concluso dal manager del n.1 d’Italia Alex Vittur, che con Vagnozzi si allenava da giovane, insieme anche ad Andreas Seppi a Caldaro, sotto lo storico coach Massimo Sartori, colui che ha scoperto anche Sinner. E questo “affair altoatesino”, arricchitosi in estate anche dell’ex coach di Agassi, Darren Cahill, sta dando i suoi frutti: solo nel 2023 titolo a Montpellier, finale a Rotterdam strapazzando Tsitsipas sul cammino e già 13 vittorie per Jannik, tornato n.12 del mondo. “Sinner può arrivare a vincere Slam e i tornei più importanti“, dice convinto Vagnozzi intervistato da Francesco Barana de “Il T Quotidiano Autonomo del Trentino Alto Adige” (giornale nato a novembre, edito da Confindustria), “già adesso ci può provare, tecnicamente è cresciuto e il suo livello di gioco è già quello dei migliori: del resto l’anno scorso, in una stagione peraltro particolare per il cambio di team e i contrattempi fisici, ha fatto i quarti in tre Slam, battuto Alcaraz due volte e la terza, agli US Open, ci ha perso al quinto set con il match point in mano; e ha sfiorato il colpo grosso con Djokovic a Wimbledon. Quest’anno ha sconfitto Tsitsipas a Rotterdam, dopo aver ceduto al quinto set a Melbourne“.

Parole importanti, specie da parte di un allenatore che rema sempre convinto e a testa bassa, che si arma di umiltà e duro lavoro per arrivare in alto. E quest’anno, gli obiettivi prefissati da lui per Jannik, sono alti eccome: “Puntiamo alle ATP Finals di novembre. Per riuscirci serve avere continuità di rendimento e fare risultato nei grandi Open. L’inizio di stagione è stato ottimo, sia nella crescita tecnica che sul piano fisico, se si esclude il piccolo infortunio di gioco di Adelaide“. Il fisico è finora stato il vero grande limite di Jannik, spesso costretto a ritirarsi o a giocare a mezzo servizio. Non sembra invece un limite per l’amico e rivale Carlos Alcaraz, al quale il coach consiglia di non paragonarlo: “Jannik non avrà mai il fisico di Alcaraz, che a 18 anni era già un uomo. Ma entro tre anni lo porteremo ad avere il miglior fisico possibile senza snaturarne le caratteristiche. Non bisogna avere fretta e spingere troppo con i carichi di lavoro atletici, sarebbe come lanciare un boomerang, ci si ritorcerebbe contro“.

C’è però chi opina anche come lo spagnolo sia già più lucido e dotato di killer instinct: d’altronde ha già vinto due 1000, uno Slam, è stato n.1 al mondo. Carlitos è un predestinato, su questo non ci piove, ma Vagnozzi invita a riflettere anche sul suo pupillo: “Sul piano mentale e della determinazione Sinner non ha nulla di meno. Sa qual è il vantaggio vero di Alcaraz? E’ entrato nel tour tennisticamente più pronto, ancora più precoce e completo di Jannik, che però è già forte e ha margini di miglioramento enormi. Già oggi varia il gioco con una maggiore fluidità e migliori automatismi, e soprattutto sa quando e come farlo in base all’avversario. Poi tatticamente sta provando cose nuove, anche a essere più paziente e ad allungare lo scambio, questo a volte lo porta a sprecare maggiori energie di un giocatore più maturo di 26-27 come può essere un Medvedev“. È innegabile la crescita esponenziale, specie in termini di gioco e gestione del punto, che l’altoatesino ha avuto nell’ultimo anno (come dimostrano anche i Numeri): serve meglio, varia di più, scende anche a rete a chiudere. Un gioco più completo e più maturo, in cui è innegabile anche lo zampino di un super coach come Darren Cahill.

In realtà non ci suddividiamo i compiti“, spiega l’allenatore marchigiano riferendosi alla coabitazione con l’australiano, “è un lavoro a 360 gradi insieme: tattico, tecnico e mentale. Il maggior tempo dell’anno lo passiamo assieme, in alcune altre ci diamo il turnover. Per esempio lui ha seguito le prime settimane della preparazione invernale, io il periodo successivo di Alicante. Adesso staremo assieme in America, a Indian Wells e Miami, poi la stagione sulla terra la seguirò io. Con Darren oggi ci conosciamo meglio, ci troviamo a meraviglia e questo è un beneficio per Jannik“. Che le cose via via migliorino per Sinner è un dato di fatto, e il momento sembra maturo per un ulteriore, definitivo salto di qualità. L’altro giorno si è ritirato all’ultimo momento dal’ATP 250 di Marsiglia e lo rivedremo in campo dal 6 marzo ad Indian Wells, dove l’anno scorso si fermò agli ottavi contro Kyrgios, proprio dando forfeit, impossibilitato a giocare. E quest’anno, sia dai risultati che dalle parole di Vagnozzi, emerge una seria possibilità di riscattarsi, e di sognare un colpo grosso.

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