Djokovic solo al comando (Bertolucci); Camila fenomeno part-time (Nizegorodcew); I fratelli Berrettini finalmente insieme (Giammò)

Rassegna stampa

Djokovic solo al comando (Bertolucci); Camila fenomeno part-time (Nizegorodcew); I fratelli Berrettini finalmente insieme (Giammò)

La rassegna stampa di martedì 28 febbraio

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Volée di Rovescio – Djokovic rimane solo al comando, lo dicono i titoli (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

I numeri non mentono mai. Potremo stare qui a discutere a lungo sul nome del tennista più forte di tutti i tempi ma, al di là del tifo personale, nessuno sarà in grado di discutere il giocatore più titolato della storia. I giochi non sono ancora fatti, però non serve un grande esperto per indicare in Nole Djokovic il giocatore che a fine carriera avrà il palmares più fornito di sempre. Il serbo, a un passo dalle 400 settimane da numero uno, appare tutt’oggi il più forte del lotto e quello più competitivo su tutte le superfici. Per capire come sia possibile che un atleta riesca, dopo tanti anni nel circuito, a essere il migliore bisogna partire dalle origini. Nole non ha avuto un’adolescenza serena e forse è stata la guerra a forgiarlo e a renderlo più fotte e capace di attendere il momento giusto per emergere, sferrando l’attacco per abbattere il duopolio formato da Roger Federer e Rafa Nadal […]. Una sua giornata tipo prevede un’ora e mezza con uno sparring partner, stretching, massaggi e pranzo a base di carboidrati senza glutine e senza latticini. Nel pomeriggio, prima di lavorare sui colpi e sui dettagli dell’impatto con la palla, scende in palestra con le fasce elastiche eseguendo i movimenti del tennis. Infine, prima della cena a base di proteine, ancora stretching e massaggi. Fuori dal campo Nole offre una versione caratterialmente estroversa, in antitesi con quella seria e a volte corrucciata che esibisce durante le partite, preso com’è dal confezionare un tennis preciso, ordinato e concreto […]. Madre natura l’ha fornito di un’elasticità animalesca, che gli consente di recuperare palle impossibili, di sopportare al meglio le scivolate laterali e di ribaltare con estrema naturalezza l’azione da difensiva a offensiva. Anche in apnea il serbo non perde la lucidità e, quando la partita esce dal tema tattico preferito per scivolare verso la battaglia fisica e mentale, non si fa certo trovare impreparato e accetta di buon grado la sfida. Nole possiede i tempi giusti e si dimostra a proprio agio sotto pressione, caratteristica concessa a pochi, che indica freddezza e padronanza del momento. Sorprende ancora oggi la capacità di mantenere per lunghi tratti un ritmo ossessivo, senza cedere di un millimetro anche quando il cuore batte a mine e lo sfoci annebbia le idee. Gil attuali avversari più pericolosi, a parte Nadal sulla terra e Medvedev sul duro, appaiono ancora lontani e difficilmente in grado di sbarrargli la strada. Per questo motivo i numeri di Djokovic, torneo dopo torneo, sono sempre da aggiornare.

Camila fenomeno part-time (Alessandro Nizegorodrew, Il Corriere dello Sport)

“Sono molto felice di essere qui, è la prima volta che vengo in Messico. A Mérida si è creata una bella atmosfera ed è stata una settimana incredibile. E che finale che abbiamo giocato, Rebecca (Peterson, ndr)! Sono molto felice, grazie ancora”. Ventidue secondi. Il discorso di Camila Giorgi dopo il successo nella prima edizione del WTA di Mérida è durato ventidue secondi. Probabilmente lo speech più breve della storia del tennis. Le poche parole pronunciate dall’azzurra, al quarto titolo conquistato nel circuito maggiore (7-6 1-6 6-2 a Peterson, recuperando da 0-2 nel terzo set), sono però rappresentative della persona, al di là del personaggio. Camila non ha mai realmente permesso (quasi) a nessuno di comprendere quali siano i suoi veri pensieri, è sempre stata restia ad aprirsi, a comunicare. Un tempo per timidezza, oggi per riservatezza. Nonostante ciò, ripercorrendo la storia di Giorgi, tante domande trovano risposta. Camila Giorgi nasce a Macerata, da papà Sergio e mamma Claudia (entrambi argentin), il 30 dicembre del 1991. A 6 anni vede i fratelli più grandi impugnare la racchetta e insiste per provare. Vuole diventare una tennista. “Sei sicura ‘flaca’? – chiede Sergio – perché se è così devi fare tutto quello che ti dico io”. La risposta è immediata: “Sì, papa”. Sin da piccola Camila si allena duramente. “Mia moglie voleva uccidermi”, spiega Sergio. L’idea è costruire una professionista d’alto livello. Gioca poco a livello giovanile, a 14 anni fa già l’esordio nel tennis dei grandi. Due anni dopo gioca le qualificazioni del Foro Italico, con il pubblico in visibilio. Camila cresce, vince, si ferma per problemi fisici e poi vince ancora. Così in loop, per anni […]. Un dramma sconvolge la vita del Giorgi: nel 2011, quando Camila non ha ancora compiuto 20 anni, la sorella maggiore Antonela muore in un incidente a Parigi. Le mani di Sergio, da quel giorno, iniziano a tremare; Camila fa fatica a riprendersi, continua a giocare ma “con gli occhi spenti”, come racconta il papà. Negli anni arrivano 4 titoli WTA, tra cui la grande vittoria nel 1000 di Montreal e alcuni ottimi risultati Slam, tra cui i quarti a Wimbledon nel 2018 […]. Ai giornalisti non parla, è timidissima, risponde a monosillabi. È Sergio a parlare e, a volte, straparlare; lo fa per difendere la figlia. “A me possono dire rutto, ma Camila non si tocca”, ripete più volte. Si parla tanto di padre padrone e degli errori di Sergio, che ne commette diversi, ma durante i match basta stare accanto al box dei Giorgi per capire che Camila fa come le pare e non ascolta indicazioni. A volte si chiude la vena e le partite scappano via. La verità e che per Camita il tennis è un lavoro. Non sarä mai continua, anche all’interno della stessa partita. Può rifilare un 6-0 6-0 a una vincitrice Slam come Stephens, e poi perdere con una giocatrice inferiore. Camila è così, non cambierà. E papà Sergio, a cui ha dedicato il successo di Merida, sarà per sempre il suo allenatore. È stato lui a fare un passo indietro, proponendole altri coach. Ma lei disse no: “Solo con te, papà” […]. Parlare di tennis con Camila Giorgi è quasi impossibile. Se invece le si chiede della passione per il pugilato, magari, può chiacchierare per 10 minuti sembrando un’altra. La persona, al di là del personaggio, è diversa, come hanno spiegato le compagne di BJK Cup: “Camila e stata una sorpresa, è davvero simpatica, non ce lo aspettavamo”, spiegano le varie Paolini, Trevisan e Cocciaretto. Riservata, ma con un carattere forte e deciso, tornata al numero 46 WTA grazie alla vittoria in Yucatan, Giorgi non difende punti in classifica fino al Roland Garros. Se avrà voglia, un ritorno almeno in top30 è alla portata.

I fratelli Berrettini finalmente assieme (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)

Messico, nuvole e prime volte. Altro che la faccia triste dell’America: quella di Acapulco, per i fratelli Berrettini, resterà una tappa felice destinata comunque a restare a lungo nella loro memoria. Il merito è di Jacopo, il più piccolo dei due (classe 1998), che l’altra notte ha superato l’ultimo turno delle qualificazioni battendo Luciano Darderi (6-2 6-4) in un derby che gli è valso l’ingresso nel tabellone principale del torneo. Il primo della sua carriera. E che tabellone. L’Abierto Mexicano è infatti un ATP500 su cui in molti avevano messo gli occhi in vista di un ultimo rodaggio prima dei due Masters 1000 americani in programma a marzo. Tra questi c’è anche suo fratello Matteo, che proprio in Messico tornerà in campo a più di un mese di distanza dalla sua ultima partita, persa in Australia contro Andy Murray. I due fratelli si troveranno così a condividere per la prima volta un tabellone principale di un torneo. Già atterrato da giorni in Messico in vista del suo esordio contro lo slovacco Molcan, l’altra notte Matteo era a bordo campo ad assistere al match decisivo di Jacopo, e non ha nascosto – tanto dal vivo quanto via social – felicità e orgoglio nel vederlo ottenere quello che sin qui è il risultato più importante della sua carriera. Inatteso e per questo ancora più bello: Jacopo si era infatti presentato all’appuntamento da n°852 del mondo e per accedere alle qualificazioni aveva avuto bisogno di una wild-card […]. Molto legati tra loro, i due hanno mosso i primi passi sui campi del circolo della Corte dei Conti dotandosi col tempo di stili di gioco molto diversi: se Matteo ha infatti affidato al servizio e al dritto buona parte delle sue fortune, tanto da meritarsi il soprannome di “martello”, è nel rovescio che Jacopo trova il suo colpo migliore, incastonato in un gioco altrettanto aggressivo ma che, come un “cacciavite”, non disdegna geometrie e costruzione di punti più articolati. Differenze che però non hanno impedito ai due di verificarne più volte la complementarietà in doppio. La scorsa estate a Gstaad fu un infortunio dell’ultima ora a fermare Jacopo e a far saltare così il loro esordio nel torneo. Ci riprovarono tre mesi dopo a Firenze, sconfitti al primo turno in tre set dal duo Cressy-Smith. Occasioni per altri test non sono poi mancate, così come purtroppo gli infortuni occorsi a entrambi che negli ultimi mesi hanno reso ancor più complicata la ricerca del giusto incastro. A regalarglielo, seppur diverso da come l’avevano immaginato, ecco ora Acapulco. Approdo e trampolino.

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