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I segreti di Mirra Andreeva, la teenager d’oro venuta dalla Siberia: “Mi paragono a Ons Jabeur”
Al Mutua Madrid Open, la settimana da sogno di Mirra Andreeva prosegue incessante: la quindicenne russa è avanzata al 3°T estromettendo la tds n. 13 Haddad Maia. Un excursus sulla sua storia

Meno di 24 ore dopo aver ottenuto la sua prima vittoria in un tabellone principale a livello WTA, sconfiggendo per 6-3 6-4 la finalista dello US Open 2021 Leylah Fernandez, l’astro nascente del tennis russo Mirra Andreeva ha estromesso dal Mutua Madrid Open anche la brasiliana e testa di serie n. 13 Beatriz Haddad Maia con lo score di 7-6(6) 6-3 avanzando così al 3°T del ‘1000’ spagnolo.
Con la sua affermazione sulla mancina canadese all’esordio, la classe 2007 è divenuta la terza giocatrice più giovane di sempre a vincere un incontro di un WTA ‘mille“, dietro soltanto le statunitensi Coco Gauff e CiCi Bellis e per non farsi mancare proprio nulla è diventata anche la seconda quindicenne della storia del tennis femminile a battere una Top 50 nel corso di un WTA 1000 – ovviamente da quando tale categoria o denominazioni precedenti con il medesimo valore sono entrante a fare parte in pianta stabile nel circuito -.
Infine, a chiusura della parentesi statistica, la giovanissima siberiana dopo aver visto il proprio nome accostato al podio di alcuni record di precocità riguardanti la racchetta femminile, grazie al trionfo sulla sudamericana si è pure inserita all’interno di una ristrettissima cerchia di tenniste che dal 2000 ad oggi sono state in grado di avere la meglio su Top 20 del ranking quando ancora non avevano festeggiato il sedicesimo compleanno: è difatti la settima in assoluto, dall’avvento del nuovo millennio, ad aver superato sotto la soglia dei 16 anni una Top 20.
“A dire il vero, sono un po’ sorpresa di essere al terzo turno ma tutti attorno a me già in precedenza mi dicevano che stavo giocando allo stesso livello delle migliori giocatrici del circuito, la sola differenza è che loro erano più costanti. Difatti ancora oggi credo che la grande discrepanza tra le migliori del mondo e tutte le altre sia a livello mentale, è lì che si cela la vera differenza mentre il livello di gioco penso sia quasi alla pari“, ha commentato a caldo Andreeva al termine della qualificazione ai sedicesimi.
Ora per un posto tra le migliori sedici dell’evento iberico, se la dovrà vedere con la tds n. 17 Magda Linette. La giocatrice polacca, ad inizio anno semifinalista a Melbourne, ha sconfitto la ceca Marketa Vondrousova.
La storia di Mirra Andreeva: dall’esempio di Medvedev fino all’infuocato mese di aprile
Questa settimana da sogno che la teenager d’oro sta vivendo presso la Caja Magica, è solo la sublimazione di un 2023 straripante dove ha colto tre finali consecutive a livello juniores tra cui un pirotecnico ultimo atto dell’Australian Open Under 18: si è infatti dovuta arrendere in rimonta, (2)6-7 6-4 7-5, alla connazionale Alina Korneeva.
“Ho avuto bisogno di molto tempo per riprendermi totalmente da quella partita [la finale dell’Australian Open sopra citata] perché si è rivelata una sconfitta davvero difficile da digerire. Un match dove ho avuto molte opportunità, ciononostante non sono riuscita a farcela. Il mio allenatore mi disse subito a caldo negli spogliatoi dopo quell’incontro, fra cinque anni non ti ricorderai nemmeno di aver giocato la finale degli Australian Open o chi fu la tua avversaria. Quelle parole mi hanno aiutato e non poco. Eppure ancora oggi me la ricordo come se fosse accaduta ieri e mi fa ancora molto male, tuttavia ormai fa parte del passato“, ha dichiarato Mirra quando in conferenza stampa l’è stato domandato di quella partita.
Tornando all’eccezionale prima parte di stagione, considerando la carta d’identità e l’accelerazione che ha impresso al suo processo di crescita come atleta, dopo i grandi risultati in successione colti da junior ha iniziato a far man bassa anche a livello ITF: ad aprile ha infatti vinto due tornei di categoria W60 uno dopo l’altro e per di più da qualificata, a Chiasso e Bellinzona. Un ruolino di marcia impressionante che l’ha sostanzialmente imposta sulla scena mondiale delle promesse future più limpide e cristalline dell’intero panorama mondiale, prima della definitiva consacrazione nel Tour maggiore che sta maturando nel quarto ‘1000’ dell’anno, come la prima tennista a trionfare in rapida successione in due ITF W60 prima ancora di compiere 16 anni.
E così, mettendo insieme i suoi primi titoli nel circuito pro ad inizio mese con le sverniciate inflitte a giocatrici del calibro di Fernandez e Haddad Maia, la sua striscia di imbattibilità si è inerpicata a 15 successi consecutivi.
Sempre in sala stampa, subito dopo lo scalpo verdeoro, alla talentuosa russa è stato domandato di descrivere il proprio tennis. Beh la risposta è stata assolutamente illuminante sulle sue peculiarità tecniche e sul modello a cui si ispira essendo parte – secondo la propria visione – dello stesso filone tecnico di una sconosciuta tunisina già in grado di raggiungere due finali Slam: “Non sono costretta sempre in ogni caso ad esprimere il mio gioco in velocità, perché ritengo di essere abbastanza abile nel mantenere il ritmo degli scambi a mio piacimento. Per cui, forse posso paragonare il mio gioco a quello di Ons Jabeur poiché amo modificare continuamente ritmo, traiettorie ed effetti dei miei colpi. Ad esempio mi piace alternare esecuzioni in topspin a colpi più filanti, ma ricerco anche l’uso del drop-shot“.
Un precocità, quella di Mirra – proveniente da una fredda terra natia che al tennis ha già regalato le gesta di una certa Maria Sharapova -, che pare comunque essere un vero e proprio vizio di famiglia. Infatti anche la sorella Erika non scherza in quanto a capacità di viaggiare a vele spedite macinando a più non posso tappe nel programma che porta all’affermazione ai massimi livelli. Dunque, un’altra coppia di agguerrite sorelle pronte a prendersi di forza il tennis mondiale da qui al prossimo ventennio dopo le ceche Linda e Brenda Fruhvirtova, rispettivamente 17 e 16 anni. Che non possa nascere una bella rivalità in questo quartetto in salsa Europa dell’Est? Sarebbe una boccata d’ossigeno non di poco conto per tutto il movimento femminile. Una speranza che se si trasformasse in realtà, rappresenterebbe la spinta di cui necessita da tanto tempo il circuito WTA per un deciso rilancio in termini di appeal mediatico.
“Erika ha iniziato a 5 o 6 anni, forse anche prima, e dato che sono io la sorella minore, per imitarla mi sono ritrovata già in campo con una racchetta in mano quando avevo soli 2 anni. Tuttavia all’inizio le facevo soltanto da raccattapalle. Perciò ho iniziato piuttosto tardi, a 6 anni. Per quanto mi riguarda, non posso che dirmi super entusiasta del fatto che altre adolescenti, altre giovani tenniste come me stiano giocando molto bene in questo periodo storico e che abbiano la possibilità di giocare questo torneo così prestigioso grazie al fondamentale aiuto e sostegno della IMG. Ovviamente anche Erika è sempre stata per me fonte di aiuto con preziosi consigli ma anche come costante sorgente di feedback motivazionali“, si è espressa così sul rapporto con la sorella e su come è nata e si è evoluta la loro reciproca esperienza con l’universo della racchetta.
Facendo riemergere gli inizi giovanili – si fa per dire parlando di una 15enne – e l’approccio con l’agonismo, Mirra dopo le prime avventure targate tennis nella regione madre, la Siberia, si è dapprima trasferita a Sochi per poi successivamente spiccare definitivamente il volo lasciando la Russia e approdando a Cannes in Francia. Una nuova base operativa, sotto la supervisione dell’accoppiata Jean-René Lisnard e Jean-Christophe Faurel; quest’ultimo abituato a maneggiare brillanti diamanti ancora da sgrezzare che hanno nella precocità il loro fiore all’occhiello: in precedenza ha infatti seguito Cori Gauff, un altro fenomeno sbocciato in fase adolescenziale.
“Sapevamo che Daniil Medvedev si era allenato a Cannes, una volta lasciata la Russia. Il nostro agente prospettò a me e mia sorella due accademie, la scelta era tra la Rafa Nadal Academy e Cannes. Alla fine abbiamo optato per la seconda, abbiamo provato una settimana e ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo deciso di lavorare con loro perennemente dall’inizio del 2022“, così Andreeva ha spiegato in che modo è stata presa la decisione sull’accademia europea dove trasferirsi per affinare il proprio talento e quello della sorella maggiore.
Quindi Mirra ed Erika sono sempre cresciute assieme, non solo sul piano umano ma anche tennistico. Tanti sono stati gli allenamenti in cui hanno diviso il campo come due rivali qualsiasi. Alla richiesta dei giornalisti di confrontare e mettere a paragone il proprio stile di gioco con quello della sorella, beh anche in questo caso la risposta è quasi lapidaria: se Mirra si considera la “Ons Jabeur” della famiglia, dunque quella più talentuosa in termini di tocco e creatività, Erika è una piccola “Iga Swiatek“, insomma la più concreta e pragmatica in casa Andreeva, quella che dà più importanza alla sostanza che a svolazzi pindarici di effimera bellezza.
“Ora sarebbe interessante capire chi la spunterebbe se giocassimo l’una contro l’altra in un match WTA. Non saprei davvero chi potrebbe vincere. Penso che quando accadrà, la prima volta vincerebbe sicuramente lei perché ha più esperienza di me. Ma ci conosciamo bene, sappiamo tutto l’una del gioco dell’altra. Se le dovessi fare qualche drop shot, lei scatterebbe in avanti con 20 secondi di anticipo perché sarebbe a conoscenza delle mie intenzioni in quella specifica situazione di gioco“. Adesso non vediamo quindi l’ora che questa sfida tra le sorelle Andreeva vada in porto il prima possibile, per goderci lo spettacolo di uno scontro fra opposti modi di intendere il gioco del tennis che non può che far sperare in una bella partita.
Ecco intanto cinque domande poste dal sito WTA a cui Andreeva ha risposto.
Perché hai scelto il tennis?
“In realtà, non ho scelto io di praticare questo sport, lo ha fatto mia madre. Sono però davvero felice che lo abbia fatto perché onestamente quando i miei allenatori mi danno cinque giorni di riposo, non riesco a pensare a nient’altro che non sia il tennis. Sono davvero felice che mia madre abbia scelto questo sport perché sento di appartenerci.“.
Cosa significa per te la tua prima vittoria WTA?
“Dopo essere stata protagonista di due grandi settimane in Svizzera, sono arrivata qui a Madrid con una buona dose fiducia, le vittorie in questo torneo non possono che aumentarla ulteriormente”.
Hai ancora intenzione di giocare agli eventi junior?
“Ho dei limiti che non posso aggirare [a causa della regola di ammissibilità dell’età del circuito WTA], quindi non posso partecipare ad un numero di eventi del Tour principale maggiore di quello che mi viene consentito. Quindi penso che quest’anno dovrò necessariamente continuare a giocare alcuni grandi tornei junior, forse solo gli Slam ma non so ancora nulla di certo in merito alla mia programmazione futura“.
Qual è il tuo colpo preferito?
“Con il mio team abbiamo lavorato molto sul mio dritto. Ma per ora, è indiscutibile che sia il rovescio la mia arma migliore, specialmente il rovescio lungolinea. Forse tuttavia dopo questa settimana, ti dirò il mio servizio perché oggi [ieri, ndr] ho fatto cinque aces. Qui a Madrid, il mio servizio sta funzionando in maniera fantastica e mi auguro che possa proseguire su questi standard per il resto del torneo“.
Com’è stato partecipare al tuo primo WTA 1000?
“E’ stato molto strano perché è solamente il mio secondo torneo WTA e il mio primo è stato a Monastir, dove però non c’erano ai nastri di partenza le migliori giocatrici del circuito. Qui quasi ogni giorno vedo un campione che immenso che ha scritto pagine importanti recenti e non della storia di questo sporto, da Andy Murray a Daniil Medvedev per esempio. Mi salutano e io dico: ‘Wow, come mai mi conoscono?’ Quindi, sì, è davvero tutto fantastico“.
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Roland Garros, Sonego: “Come tennis il livello c’è, devo crescere sotto l’aspetto fisico”

da Parigi, il nostro inviato
D. Alla fine hai finto la benzina? Hai ceduto per un motivo fisico?
“Non ne avevo più tanto alla fine, purtroppo non son riuscito a fare il break nel secondo set e nel terzo ho sprecato tante occasioni. I primi tre set sono stati duri, molto duri, alla fine ho avuto solo un affaticamento all’adduttore, ma niente di che, solo fatica”
D. Hai qualche rimpianto per il tiebreak, forse per il diritto sbagliato sul 4-0?
“No, ho dato tutto, ovviamente le occasioni le ho avute come anche lui, non ho niente da recriminare”.
D. Antonio Garofalo ( Ubitennis). Hai battuto Rublev e hai giocato per oltre tre ore alla parei con Khachanov che ha fatto semifinale negli ultimi due slam e ora qui è ai quarti. Hai dimostrato di essere ad altissimi livelli, cosa pensi che ti manchi per poter anche tu essere competitivo fino in fondo negli slam?
“Credo l’aspetto fisico, negli slam conta tantissimo. Devo migliorare e avere tanta forza fisica. Non basta giocare un gran tennis, a questo livello conta molto l’aspetto fisico”.
D. Hai giocato un grande primo set, forse a livelli mai visti, hai dominato.
“ Ho giocato molto bene, lui non serviva benissimo e mi dava possibilità di imporre il gioco, poi dopo gli scambi si sono allungati ed è stato più faticoso tenere il servizio”
D. E’ comunque un ottimo torneo dopo un inizio di stagione difficoltoso
“Si, ho grande fiducia, ho giocato partite molto dure, mi porto a casa ottime prestazioni, un gran match contro Rublev e anche oggi ho lottato alla pari con un giocatore che arriva in fondo agli slam. Per me è un grande passo avanti e devo avere continuità e confermarmi a questi livelli. Solo con il cuore e la grinta non si va avanti, ci vuole anche il tennis, sto arrivando al livello di questi giocatori qui. Oggi più che a livello tecnico, la differenza è stata a livello fisico, devo mettere su benzina per le prossime partite”
D: Cosa significa mettere su benzina ancora?
“ Che a livello fisico ho grandi margini di miglioramento. Già adesso riesco a giocare 5 set con Rublev e non avere cali. Devo riuscire a fare più partite così fino alla semifinale o alla finale”.
Editoriali del Direttore
Roland Garros: Un sabato moscio vigilia di una domenica elettrizzante per i duelli Sonego-Khachanov e Musetti-Alcaraz. Intanto Swiatek passeggia. Ma è un bene?
Perché un Sonego che rigiocasse come venerdì contro Rublev potrebbe bastare, Musetti dovrà fare ancora meglio che nei primi due set contro Norrie per battere Alcaraz

Il sabato del villaggio Roland Garros è cominciato male, con il ritiro imprevedibile della Rybakina per un’improvvisa influenza. E’ proseguito con una serie di match di scarsissimo interesse e zero suspence. Unica eccezione il discreto match serale giocato da Zverev e Tiafoe, piuttosto avvincente sia pur con tanti errori dell’uno e dell’altro. Zverev arriva per la sesta volta negli ottavi a Parigi, a un anno dal suo disastroso infortunio contro Nadal (a proposito mi associo agli auguri di compleanno per lui; il fatto che abbia deciso di operarsi significa che non vuole smettere di provarci, un po’ alla murray). In tre ore e tre quarti il tedesco di Amburgo ha battuto Tiafoe per la settima volta su 8 duelli.
Prima Rune ha lasciato 8 game a Olivieri (penso che Vavassori si sarebbe difeso meglio), Ruud ha ceduto un set al gigante cinese Zhang, ma poi ha perso 9 games nei tre set successivi facendone il doppio. Il match forse più atteso fra le donne, la russa di 16 anni Mirra Andreeva contro Coco Gauff di 19 non ha entusiasmato neppure nel primo set che pure è finito al tiebreak e l’ha vinto la ragazzina russa – 3 break per parte, tanti errori, tennis modesto – figurarsi il secondo e il terzo set in cui la Andreeva è scomparsa dal campo raccogliendo appena due game in due set. Magari fra un anno o due diventerà una sfida ad alto livello. Per ora non lo è stata.
L’amico Fritz è stato ingiustamente seppellito di fischi al suo apparire sul Lenglen, nonostante questa volta non giocasse contro un francese come al turno precedente, perché i francesi non gli hanno perdonato di essersi risentito per il loro tifo assolutamente scorretto quando lui ha affrontato e battuto l’ultimo superstite transalpino Rinderknech.
Fritz aveva pienamente ragione. Anche se con lo zittire polemicamente il pubblico cafone ha invitato migliaia di lepri a correre. Gli spettatori francesi sono stati pessimi in questo torneo. Sarà anche colpa della crescente popolarità del tennis l’aver avvicinato tifosi di estrazione… “curve degli stadi di calcio”, ma si sta esagerando e sarebbe bene che si studiasse il modo di porvi un freno.
Una volta succedeva soltanto in Coppa Davis, soprattutto in Sud America ma anche nei Paesi dell’Est Europa (e anche al Bonacossa di Milano quando giocava Fausto Gardini o al Foro Italico quando si esibiva Adriano Panatta), che l’avversario del giocatore di casa venisse disturbato in maniera pesante, maleducata e decisamente scorretta.
Ora succede anche nella capitale francese e abbiamo visto che neppure il tempio di Wimbledon è rimasto esente da questo genere di comportamenti. Chiedere a Djokovic cosa provò quando giocò contro Federer. Il mondo dei social, con le sue esasperazioni e con l’aumento esponenziale dei “web-eti” che si nascondono fra i leoni di tastiera, ha certo contribuito a questa progressiva degenerazione. Chi dice che così il tennis è più vivo e meno asettico ha la vista corta.
Per la gioia di quei Gallipitechi in tribuna sul Lenglen l’argentino Cerundolo ha matato Fritz, così è saltato un altro top-ten, dopo Medvedev, Rublev, Sinner e Aliassime. Cinque su 10, la metà. Mica pochi. Chissà se stasera si aggiungerà anche qualcun altro. Il clan di Musetti è fiducioso, più della critica. Alcaraz è imbattibile per il carrarino? Vedremo, vedrò.
Se Sonego battesse in mattinata Khachanov, come già gli accadde a Montecarlo 2019, non sposterà quella statistica solo perché il russo grande amico dell’altro russo Rublev non è più un top-ten – lo è stato però – ma oggi è n.11 Atp.
Djokovic non mi è parso in forma trascendentale, ma francamente non riesco a immaginarlo in difficoltà con Varillas e neppure con chi vincerà fra Khachanov e Sonego. Insomma non gioca bene Novak, ma un posto in semifinale non credo glielo possa togliere nessuno.
Comunque il torneo maschile ha offerto battaglie bellissime, maratone memorabili e noi certo non dimenticheremo le bellissime performances di Sonego e Musetti (dimenticando Sinner e cinque ragazze su sei), almeno è incerto e interessante quanto a prospettive.
Invece quello femminile mi pare lasci parecchio a desiderare. Il dominio della Swiatek, ora soprattutto che la Ribakina è uscita di scena e se la Sabalenka non gioca come a Madrid dove però l’altitudine favoriva il suo tennis, mi pare così schiacciante da risultare noiosamente prevedibile. Perderà il torneo solo se, come a Roma, dovesse farsi male. Ma certo non glielo si augura. Poi qui non c’è stata finora quella umidità che ha afflitto oltre misura, come non mai, gli Internazionali d’Italia. E che è stata la causa indiretta di molti problemi muscolari e diversi ritiri.
Iga aveva perso 8 games in 4 set nei due precedenti turni in cui aveva comunque inflitto un 6-0 nel secondo set sia alla Bucsa sia alla Liu, ma contro la Xinyu Wang è stata uno schiacciasassi: l’ha battuta addirittura 6-0, 6-0. In quei 12 games a senso unico ha concesso soltanto 17 punti. Mi chiedo con che spirito scenderà in campo contro Iga l’ucraina Tsurenko che pure ha battuto la canadese Andreescu.
E mi domando anche se una tale schiacciante superiorità faccia davvero bene allo sviluppo e alla popolarità del tennis femmnile.
Mentre tantissimi match maschili del Roland Garros hanno richiesto un quinto set, quasi trenta, e ancora di più sono andati oltre alle 3 ore e mezzo di strenua battaglia, beh fa un certo effetto constatare che la Swiatek sta in campo meno di un’ora e lo spettacolo davvero non c’è.
Non è colpa sua, certo che no, ma qualche domanda questa situazione priva di equilibrio al vertice – fatta eccezione per la Sabalenka in buona giornata – un pochino la suscita sul famoso discorso caro a Billie Jean King della parità del montepremi. Non sarà un discorso politically correct, ma che possano sorgere dei dubbi io lo capisco.
In quasi nessuna altra disciplina sportiva le donne guadagnano tanto quanto gli uomini come nel tennis, pur godendo di una competitività ad alto livello molto meno agguerrita. E pur “vendendo” molti meno biglietti per uno spettacolo che dura quasi sempre anche molto meno.
Tant’è che perfino Amelie Mauresmo, direttrice del torneo e certo non sospettabile di non avere a cuore le donne, finora aveva sempre programmato come match serale sullo Chatrier una partita di singolare maschile.
Chi si azzarderebbe a far pagare un biglietto per una sola partita della Swiatek che magari dura meno di un’ora? Per il match serale di stasera la Mauresmo, criticata per il suo pragmatismo…maschilista (proprio lei!), si è presa il rischio di programmare per la prima volta una partita femminile, Stephens-Sabalenka e certamente pregherà che la partita duri più di un’ora e mezzo, magari due, e vada al terzo set.
Altrimenti sai le proteste di chi ha acquistato il biglietto di domenica sera mesi fa? Quanti si lamenterebbero: “Ma proprio a noi doveva toccare?”. Auguriamoci che sia una bellissima partita. Stephens e Sabalenka sono entrambe vincitrici Slam e in grado di giocare molto bene. Non sono sempre state esempi di continuità, però. Mi sa che Amelie terrà lì di riserva Mansour Bahrami e qualche altra vecchia star (Leconte?) in caso si dovesse prolungare lo show.
Mi aspetto naturalmente spettacolo da Sonego con Khachanov _ quasi certamente al Lorenzo da Torino avrà fatto piacere dover rigiocare sul Lenglen dove ha battuto Rublev – e ovviamente anche da Musetti con Alcaraz.
I due italiani hanno giocato talmente bene venerdì che il mio unico timore è che non riescano a ripetersi su quegli straordinari livelli. E invece per battere gli avversari odierni dovrebbero, soprattutto Musetti che pure nei primi due set aveva fatto vedere un tennis da marziano, giocare ancora meglio. Mentre Khachanov non può essere considerato superiore a Rublev, rispetto al quale ha più servizio, maggiore potenza e forse anche superiore risposta ma anche una minore agilità e una minore capacità difensiva, non c’è dubbio che Alcaraz sia molto superiore, sotto tutti gli aspetti, a Cameron Norrie. Per questo dico che forse per battere Khachanov può bastare lo stesso Sonego di venerdì, magari evitando di servire seconde palle sotto i 140 km orari a costo di fare qualche doppio fallo in più, mentre per battere Alcaraz Musetti dovrà davvero superare se stesso e la sua miglior partita di sempre. Giocandola non per due soli set come contro Tsitsipas o Djokovic, ma per almeno tre set. Meglio se per quattro o cinque.
Teste di serie eliminate
Tabellone maschile:
PRIMO TURNO
2 Medvedev ( Seyboth Wild)
10 Aliassime ( Fognini)
20 Evans ( Kokkinakis)
25 Van De Zandschulp ( Tirante)
30 Shelton ( Sonego)
31 Kecmanovic ( Vavassori)
32 Zapata-Miralles (Schwartzman)
SECONDO TURNO
8 Sinner (Altmaier)
16 Paul (Jarry)
18 De Minaur (Etcheverry)
19 Bautista Agut (Varillas)
24 Korda ( Ofner)
TERZO TURNO
7 Rublev (Sonego)
9 Fritz (23 Cerundolo)
13 Hurkacz (Varillas)
12 Tiafoe (22 Zverev)
14 Norrie (17 Musetti)
15 Coric (Etcheverry)
26 Shapovalov (1 Alcaraz)
29 Davidovich-Fokina (3 Djokovic)
Tabellone femminile
PRIMO TURNO
8 Sakkari ( Muchova)
12 Bencic (Avanesyan)
13 Krejcikova (Tsurenko)
16 Pliskova ( Stephens)
18 Azarenka ( Andreescu)
21 Linette ( Fernandez)
25 Kalinina ( Parry)
26 Trevisan ( Svitolina)
29 Zhang (Frech)
30 Cristea ( Paolini)
SECONDO TURNO:
5 Garcia (Blinkova)
15 Samsonova ( Pavlyucenkova)
17 Ostapenko (Stearns)
19 Zheng ( Putintseva)
20 Keys (Day)
22 Vekic (Pera)
TERZO TURNO
3 Pegula (28 Mertens)
23 Alexandrova (14 Haddad Maia)
24 Potapova (Pavlyucenkova)
27 Begu (Muchova)
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Roland Garros, il capitano azzurro Garbin: ” Bilancio positivo, ci vuole pazienza, in Italia si matura più tardi”
Tathiana Garbin fa il bilancio del torneo delle azzurre. Bene Cocciaretto ed Errani, dispiacere e preoccupazione per gli infortuni di Trevisan e Giorgi. Le finali di novembre e il futuro del tennis italiano

da Parigi, il nostro inviato
Il capitano di Billie Jean King Cup azzurro Tathiana Garbin ha incontrato la stampa italiana per un bilancio del torneo delle italiane con un occhio alle finali di Fed Cup di novembre che vedranno l’Italia affrontare Germania e Francia nel girone di qualificazione.
Il primo commento è per Elisabetta Cocciaretto che ha da poco perso la sua partita di terzo turno contro Bernarda Pera. “ E’ arrivata a Parigi già con qualche problema fisico, ma credo che abbia avuto tantissime chance anche oggi, le è mancata un po’ di esperienza. Sono partite difficili da un punto di vista mentale, da un punto di vista del gioco, sta esprimendo un livello altissimo come si è visto anche nel match contro Kvitova”.
Il bilancio del torneo delle azzurre è comunque positivo per Garbin. “ Abbiamo avuto un sorteggio molto duro, Svitolina, Kvitova, Jabeur. Dobbiamo essere contenti, stanno crescendo anche le juniores, ne abbiamo portate tre in tabellone ed è una cosa molto importante, stiamo facendo un bel lavoro al centro tecnico giovanile, ma c’è da avere pazienza”.
Le abbiamo chiesto un’opinione su Sara Errani e sul suo ritorno ad alti livelli: “ E’ un esempio di come la passione ti possa portare, nonostante l’età, a competere e a porti degli obiettivi sempre più alti. Non ì facile ripartire quando sei stata ai vertici, non è da tutti”.
Abbiamo sollecitato il Capitano sulle potenzialità delle Juniores azzurre considerando che la sedicenne Andreeva oggi ha giocato il terzo turno strappando un set a Gauff. “ Beh a Il Cairo la Uggesi l’ha battuta in finale, giocando un match perfetto mentre la russa ha giocato male, però c’è spazio. Certo, lei è una ragazza precoce e già matura, noi abbiamo una cultura diversa, maturiamo più tardi. Non bisogna avere fretta, bisogna avere rispetto delle ragazze facendole crescere in modo giusto. Abbiamo visto ragazze come la Anisimova che arrivano presto ma poi non riescono a reggere la pressione. E’ importante crescere prima la persona e poi la tennista. D’altra parte la nostra generazione ha dimostrato che i migliori risultati li abbiamo raggiunti intorno ai trenta anni.
Se è vero che non bisogna avere fretta, va però fatto notare come la prossima numero uno d’Italia, Elisabetta Cocciaretto, ha solo ventidue anni. “Non è mai successo così giovane infatti, ed è sicuramente una buona notizia”.
Per quanto riguarda la nazionale, il Capitano ha gli occhi puntati sull’obiettivo di novembre. “ Seguirò le ragazze il più possibile nei tornei, sono molto fortunata perché ho un gruppo molto competitivo, sono tutte molto forti sul cemento a differenza di un po’ di tempo fa quando arrivai a ricoprire questo ruolo e sul cemento facevamo fatica”
Il nostro Vanni Gibertini ha sottoposto a Tathiana una riflessione sul fisico più minuto delle italiane rispetto a quello di molte tenniste di vertice e se nelle selezioni alla base del movimento ci sia un criterio riferito all’altezza come ad esempio è avvenuto negli anni scorsi nella pallavolo. “Partiamo dal presupposto che la media nazionale nostra è più bassa della media europea, ma questo significa che le nostre sono ancora più brave a sopperire con la tecnica a questo gap. E’ chiaro che ci sono delle ragazze giovanissime che hanno un’altezza maggiore, ma il bacino d’utenza è quello e dobbiamo lavorare con quello che abbiamo a disposizione, formandole tecnicamente. In ogni caso più piccole vuol dire brevilinee e più veloci”.
In chiusura, abbiamo chiesto un pronostico su chi vincerà il torneo femminile del Roland Garros:“ Mi piace molto come gioca Jabeur, ma credo che la favorita sia Swiatek che sta giocando ad un livello altissimo”.