Rune: “I paragoni con i grandi mi lusingano, ma devo crescere ancora per avvicinarmi a loro”

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Rune: “I paragoni con i grandi mi lusingano, ma devo crescere ancora per avvicinarmi a loro”

“Non voglio snaturare il mio stile, basato su libertà mentale e sull piacere di scendere in campo”. Il danese è consapevole dei suoi progressi e di essere sulla buona strada per una grande carriera, ma al contempo vuole rimanere coi piedi per terra

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Holger Rune - Montecarlo 2023 (foto Twitter @citiopen)
 

Holger Rune ormai non è più una sorpresa per nessuno. Nonostante abbia festeggiato il ventesimo compleanno solo pochi giorni fa, e quindi avendo ancora di fronte tutti i migliori anni della sua carriera tennistica, ha già raggiunto diversi risultati importanti, tra cui la vittoria, sconfiggendo anche un certo Novak Djokovic, al Masters 1000 di Parigi-Bercy della scorsa stagione, o la finale al Rolex Monte-Carlo Masters solo qualche settimana fa.

Traguardi, quelli appena citati, che da un lato lo conducono ad assumere ancora più convinzione nei propri mezzi, ma dall’altro gli mettono inevitabilmente addosso quella pressione che tutti gli sportivi – soprattutto quelli di un certo spessore – devono assorbire sulle loro spalle. Rune, in questa fase della sua vita, è inserito proprio in questo limbo e non è raro che, per le sue potenzialità, venga paragonato anche a mostri sacri del tennis, come Djokovic, Nadal e Federer.

“Si prova una sensazione fantastica quando si è comparati a giocatori di tale calibro – ha dichiarato il danese in una recente intervista a SpilXperten dopo l’eliminazione patita al Mutua Madrid Open per mano di Davidovich FokinaMa non ho raggiunto neanche un centesimo dei loro risultati. Sono senza dubbio ottimi modelli da seguire, e le generazioni che stanno nascendo lavoreranno sodo prendendo spunto da loro, me compreso”.

Del resto, Holger ha già dimostrato di avere la personalità necessaria per mirare al successo, non solo per le prestazioni e l’atteggiamento spavaldo mostrati in campo, ma anche per le parole pronunciate non più di un mese fa alla Gazzetta dello sport sui suoi progetti futuri, in cui affermava che i prossimi Big 3 sarebbero stati Alcaraz, Sinner e lui stesso. “Navigo nel circuito maggiore solamente da un paio d’anni ed è meglio che per ora siano gli altri a portare alla ribalta i paragoni con i fenomeni di questo sport, mentre io devo rimanere coi piedi per terra. Di certo, sto lavorando per migliorare costantemente e ciò si vede nello sviluppo dei match. Il mio tennis è un mix tra il voler fare sempre di più sui fondamentali di gioco e quel sano divertimento che non deve mai mancare. Non voglio snaturare il mio stile, basato su libertà mentale e sul costante piacere nel scendere in campo”.

Il danese si è infine focalizzato su un colpo nello specifico, il servizio, per il quale ha un’idea chiara in testa: “Mi sto concentrando sulle percentuali di prime in campo, e vorrei che queste si aggirassero intorno al 67% durante tutti i miei incontri. È un chiodo fisso per il mio 2023, anche a costo di abbassare un po’ la velocità della battuta. Sulla seconda invece, mi sento piuttosto sicuro perché credo in quello che faccio e nel gioco che voglio imporre, e non mi stressa per nulla sapere che con un errore potrei commettere un doppio fallo e regalare un punto all’avversario”.

Sicurezza e spensieratezza, dunque, ma anche una sana dose di umiltà che non guasta mai. E se il buon Holger, con questa miscela, riuscirà a diventare un punto di riferimento per il tennis dei prossimi 15 anni, non ci vorrà molto a capirlo.

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