Una primavera da ricordare per Andrey Rublev, il rosso che non è Sinner anche se a volte viene scambiato per Jannik, ormai più per scherzo (che non apprezza particolarmente). Senza considerare che non è ancora finita, il classe 1997 moscovita ha vinto il suo primo titolo Masters 1000 a Montecarlo a metà aprile e, tre settimane dopo, è arrivato anche quello in doppio a fianco dell’amico Karen Khachanov a Madrid. Non un successo del tutto inaspettato, quello in Spagna, dal momento che i due avevano già disputato due finali, a Miami 2018 e Bercy 2019, mentre Andrey era giunto a un match dalla coppa anche a Indian Wells 2021 insieme ad Aslan Karatsev. L’accoppiata vincente di Rublev è, ça va sans dire, anche quella di Khachanov, trionfatore a Bercy nel 2018, e ci fornisce l’occasione di ricordare, tra quelli in attività, quali altri campioni “Mille” in singolare sono riusciti ad alzare il trofeo della categoria ATP più prestigiosa anche in doppio.
Per introdurre il primo della lista, ci viene in aiuto lo stesso Rublev, la cui duplice vittoria ha in più il merito di essere stata ottenuta nello stesso anno, impresa che non accadeva dal 2018. Allora fu John Isner il fenomeno a riuscirci. Il 209 cm della Carolina del Nord ha vinto in quell’anno il suo finora unico titolo pesante in singolare a Miami, due settimane dopo quello in doppio a Indian Wells. Come per Rublev, dunque, non solo nello stessa stagione ma nell’arco di meno di un mese. Con un compare di fianco, John ha sollevato complessivamente cinque coppe: la prima nel 2011 a Roma insieme a Sam Querrey, l’ultima l’anno scorso ancora in Florida con Hubert Hurkacz. E proprio Hubi è un altro della lista; ci è entrato nel 2021 grazie alla vittoria a Miami in finale contro Sinner, giunta pochi mesi dopo il successo a Bercy in coppia con Felix Auger-Aliassime.
Fa parte di questo ristretto elenco anche Pablo Carreño Busta, inaspettato vincitore lo scorso agosto a Montreal, due anni dopo che sempre l’estate nordamericana lo aveva visto trionfare a Cincinnati con Alex de Minaur.
Certo suo (e nostro) malgrado, ma Roger Federer – vincitore venti anni fa a Miami in coppia con Mirnyi – ha dato il proprio contributo (si è ritirato) perché la lista e di conseguenza un articolo potesse per una volta fare a meno di ospitare i Fab 4, il Big 3, The Last 2, insomma i soliti fenomeni. Che invece resistono rappresentati da Rafael Nadal, che non giocherà da gennaio (e non brilla da Wimbledon), ma è ancora in attività e di sicuro si presenterà al Roland Garros per vincere il 15° titolo, magari con un (p)assaggio in un torneo la settimana precedente come suggerisce Alex Corretja (e chiunque altro). Rafa ha iscritto il proprio nome in questo albo nel 2008, conquistando il titolo di Monte Carlo di fianco a Tommy Robredo. Ha poi vinto Indian Wells nel 2010 e nel 2012 con Marc Lopez, ma il successo nel Principato è contato anche per Tommy (ormai pensionato), già vincitore ad Amburgo nel 2006.
Tutti i nomi citati finora appartengono a giocatori di singolare che hanno vinto anche in doppio. Certo, qualcuno di loro ha vinto di più coppe pesanti nella specialità con i corridoi, ma più che altro perché per una ventina d’anni sono stati quasi sempre i soliti a mettere le mani sui Masters 1000; per dire che non è in discussione il loro status di singolaristi. La precisazione serve per rispondere alla domanda se ci sia almeno un doppista ad aver fatto l’exploit senza dover condividere la propria metà campo.
La risposta è, dipende da come consideriamo quel tennista mitologico con il drittone che scortica gli alberi, la mano delicata e il corpo di chi se la gode il giusto, al secolo Jack Sock. Il trentenne del Nebraska ha vinto il suo primo ATP 1000 in doppio nel 2015, in California insieme a Pospisil, e nel 2017, prima di accaparrarsi altri tre titoli con Isner, ha messo in bacheca il trofeo sull’indoor parigino. Per dirimere la questione “doppista/singolarista”, non vale sostenere che Bercy non sarebbe un “vero” Mille perché lo vince chiunque, altrimenti bisognerebbe sottrarre dal conteggio di categoria i sei titoli di Novak Djokovic (e così abbiamo trovato il modo di nominarli tutti e tre). In singolare, Sock è stato n. 8 ATP, alle Finals 2017 ha raggiunto le semifinali e disputato 26 match in più (181vinti, 154 persi) rispetto al doppio. Da doppista (210-99), un best ranking da secondo tennista del mondo e la presenza con Mike Bryan alle Finals, dove sono stati incoronati Maestri. È allora Jack l’unico doppista in attività ad aver vinto un Masters 1000 in singolo?