ATP Roma, Medvedev: "Vorrei che tutti i campi fossero più larghi di 10 metri!"

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ATP Roma, Medvedev: “Vorrei che tutti i campi fossero più larghi di 10 metri!”

Daniil Medvedev soddifatto del nuovo format di Madrid e Roma: “Permette a tutti i Top 200 di vincere. Madrid? Campo troppo stretto per il mio gioco”

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Daniil Medvedev - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
 

Daniil Medvedev è giunto a Roma nella giornata di domenica. Nella consueta conferenza stampa pretorneo, il russo si è detto soddisfatto delle ultime settimane nonostante la sconfitta agli ottavi di finale a Madrid. Dopo il match perso contro Karatsev, ha ammesso di essersi preso un paio di giorni di riposo nella capitale spagnola per ricaricare le batterie e trascorrere un po’ di tempo in famiglia: “Onestamente mi sento alla grande, quando inizia un torneo è sempre una nuova storia“. Al primo turno, il n. 3 del mondo aspetta il vincente del match tra Ugo Humbert e Emil Ruusuvuori.

D: Qual è la tua definizione di “buon tennis su terra” per il tuo gioco?

Giocare con maggiore rotazione, assolutamente. E poi specialmente le scivolate, che sono sempre state un problema. Dopo la sconfitta a Madrid, mi sono allenato un paio di giorni e ho provato a concentrarmi molto sulla scivolata e sul movimento e mi sento migliorato. Ho sempre detto che sulla terra non ho abbastanza tempo. A Miami hai tre giorni, poi torneo, torneo, torneo. Non abbiamo tanto tempo per allenarci.

D: A parte Wimbledon che ha modificato il regolamento riguardo ai giocatori russi, i quali ora possono gareggiare, secondo te è cambiato qualcosa nel tuo rapporto con gli altri giocatori e con i tornei, 15 mesi dopo l’inizio della guerra?

Non penso sia cambiato molto (eccetto la situazione a Wimbledon) perché le persone mi conoscono, conoscono la mia posizione. Posso parlare con loro di diversi argomenti. I miei amici nel Tour restano miei amici. Con alcuni forse parlo di meno, non sono dei grandi amici e la situazione resta la stessa. Il pubblico può solo vedermi sul campo da tennis, o alcuni non conoscono il tennis ma conoscono il mio nome. La situazione potrebbe cambiare ma non sanno come sono nella vita quotidiana.

È lo stesso per i tornei. Conosco tutti i direttori dei tornei, tutto il personale dell’ATP. Certo, non andiamo a cena insieme ma mi potete vedere e decidere se vi piaccio o meno. Per rispondere alla tua domanda, la situazione in realtà non è cambiata. Amo il tennis e amo stare nel tour.

D: A Madrid non eri contento di giocare sul campo secondario, dove lo spazio è più ristretto oltre la linea di fondo. Per quanto riguarda la sfida di giocare su campi diversi, alcuni di essi hanno poco spazio per i tennisti che amano giocare molto indietro.

Quando parlo con il mio coach dopo il match, cerco di vedere cosa avrei potuto fare meglio, come si è svolta la partita. Pensavo che quella con Aslan fosse molto positiva, e lui ha giocato bene. L’unica cosa su cui concordavo con il mio coach era l’amarezza, non so come sarebbe andato il match se avessi potuto rispondere con maggiore rapidità. Sulla terra è ancora più importante per me di quanto non lo sia sul duro perché sul duro posso adattarmi. Mi piacciono i campi in cemento. A Doha il campo era molto piccolo. Sono riuscito a vincere. Sui campi in terra, specialmente contro Karatsev che serviva in modo molto pesante, siccome non potevo indietreggiare, avevo tutte le palle un po’ più alte e non potevo spingere con potenza. Contro di lui, se non giochi di potenza, ti arrivano subito dei vincenti. Sul suo servizio, non ho avuto molte opportunità e ciò mi ha contrariato. Giocare con Karatsev nel secondo campo è stato uno svantaggio per me, ciò non mi ha consentito di giocare al 100% del mio tennis, anche se ero probabilmente al mio 98%. Oggi mi sono allenato con Fritz, ha fatto ottime palle, ma ho perso punti perché toccavo i teloni. Ho pensato subito a Madrid. Sì, mi piacerebbe che tutti i campi fossero larghi e profondi dieci metri ma capisco non sia possibile.

D: Qual è la tua opinione sui Masters 1000 di due settimane o dieci giorni?

Due settimane? Personalmente la cosa mi piace. Penso sia positivo per tutti i giocatori. Dà maggiori opportunità perché è un tabellone più grande. Come abbiamo visto a Madrid, per esempio Struff, con il tabellone precedente forse non sarebbe entrato nelle qualificazioni. Ma è meno vantaggioso per i top player. Prima, in questi tornei, i primi otto avevano un bye, poi con due vittorie si accedeva ai quarti. Fantastico. Con un numero minore di match è più facile vincere il torneo, è ciò che accade di solito ai Top four. Quindi penso che per i Top 8 o Top 16 sia svantaggioso. Ma dà più opportunità a tutti i Top 200 e quindi è una cosa fantastica per il tennis.

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