Aumentano le probabilità di un cambio radicale nel calendario WTA, dove si prospetta una drastica riduzione del numero dei tornei “250”, la promozione di alcuni di essi a WTA 500 e il divieto per le top 30 di partecipare a quelli che rimarrebbero nella categoria più bassa del tour maggiore. Ne aveva accennato circa tre settimane fa il direttore del torneo WTA 500 di Ostrava Tomáš Petera in un’intervista a TennisPortal, ma le sue rivelazioni erano state per lo più accantonate come “voci”, tanto che Vika Azarenka, a cui era stata chiesta un’opinione durante una sessione social del tipo “domandatemi quello che volete”, aveva replicato “non commento i rumors”.
Tomáš Petera ha messo in piedi dal nulla la prima edizione del torneo nel 2020 nella seconda metà di ottobre, in piena pandemia, per compensare la perdita dei tornei in Oriente. Con il relativamente certo ritorno in Cina (“penso che i dirigenti non avessero scelta. Si tratta di soldi e la WTA non li ha, quindi hanno deciso di tornare, anche se sembrano degli stupidi visti gli eventi che sono accaduti” era stato il suo commento), il torneo di Ostrava è a rischio; certo, c’è la possibilità di trovare un accordo con Octagon, licenziataria per la Kremlin Cup che sicuramente quest’anno non si terrà, ma “rimanere l’unico grosso evento in Europa costituirebbe un problema per le giocatrici, principalmente logistico”. Allo stesso tempo non esclude che, con in palio punti importanti per l’accesso alle Finals, qualche tennista potrebbe fare “avanti e indietro”. Non rientra invece nella questione il WTA 500 di San Pietroburgo, solitamente in calendario a febbraio.
Intanto, dobbiamo dare un’occhiata al sito web della WTA (essere costretti è l’unico motivo per farlo, ma questo è un altro discorso – anzi no, quel sito user-hostile è un sintomo e al contempo una delle cause, per quanto piccola, delle problematiche del circuito femminile). Nella pagina dedicata al calendario, notiamo che ancora non ci sono eventi del Tour programmati dopo lo US Open. Per essere chiari, l’ultimo torneo dell’associazione in calendario è quello canadese di Granby, in partenza il 20 agosto prossimo, mentre l’ATP ha già pubblicato quello dell’intero 2024. Qualcosa però è cambiato da quando Petera ha rivelato quel piano.
È successo che gli ha fatto eco martedì scorso Peter-Michael Reichel in un’intervista concessa all’APA, l’Austria Presse Agentur, e riportata da Oberösterreichische Nachrichten Reichel è da oltre vent’anni uno dei quattro rappresentanti dei tornei che siedono nel Board della WTA insieme ai quattro portavoce delle giocatrici, al CEO Steve Simon e al presidente dell’ITF David Haggerty. Reichel ha dunque notizie di prima mano sulle decisioni della WTA; di più, contribuisce a prendere quelle decisioni. All’APA ha appunto confermato che “le cose sono in corso d’opera e si sta discutendo dei possibili upgrade”, vale a dire che dalla prossima stagione il numero dei tornei WTA 500 dovrebbe passare da 12 a 18 con contestuale riduzione di circa un terzo per quanto riguarda i 250, ai quali non potranno partecipare le prime 30 del mondo salvo eccezioni, “fino a tre”. È chiaramente quest’ultimo punto a colpire immediatamente per le conseguenze che implica: meno appeal, meno biglietti venduti, meno sponsor, meno soldi. E, senza considerare che i posti disponibili sono limitati, non tutti gli eventi possono permettersi la promozione alla categoria superiore dal punto di vista economico. A tal proposito, Reichel sta lavorando per ottenere l’upgrade per il torneo di casa, l’Upper Austra Ladies di Linz a febbraio – “di casa” anche perché dell’organizzazione dell’appuntamento indoor si occupa l’agenzia MatchMaker da lui fondata ed è attualmente la figlia Sandra a dirigerlo. Tuttavia, la questione del passaggio alla categoria superiore non pare causare particolare fibrillazione all’europeo del Board che minimizza: “Durante la stagione al coperto, il campo di partecipazione è già ridotto al vertice. Non vedrei conseguenze significative se non ottenessimo l’upgrade” che, peraltro, non è solo questione di scelte bensì, come accennato, anche di denaro. Lo spiega sempre Reichel: “Dai 2 ai 4 milioni di euro è il budget medio per un WTA 250, dai 3 ai 6 per un 500. Siamo in contatto con due aziende. Prima troviamo uno sponsor, più facile sarà finanziare la promozione”. Un altro punto a favore di Linz (oltre alla presenza di babbo Peter nel Board, viene da pensare) è la sua tradizione: “Siamo al trentatreesimo anno. Dopo Stoccarda, siamo il torneo indoor più vecchio ancora presente, per questo siamo certamente nella lista di quelli che avranno l’opportunità di ottenere l’upgrade e a un prezzo inferiore”.
L’albo d’oro di Linz vanta nomi di prestigio come Sharapova, Ivanovic, Kvitova, Azarenka e Kerber; le star sono però assenti da tempo in Alta Austria e il ritorno di quest’anno all’originale slot post-Australia, dalla collocazione ottobrina che durava dal 1999, sembra la soluzione appropriata, come conferma Reichel. “È per questo che siamo tornati a febbraio: se otteniamo l’upgrade, torneremo certamente ad avere un campo di partecipazione migliore”.
La questione dello “scappare” dal periodo autunnale ci riporta a quanto detto dal direttore di Ostrava: un solitario grosso evento europeo potrebbe soccombere di fronte al ritorno dello swing asiatico. Petera aveva riferito di essere “in lotta con Linz che cerca l’upgrade nelle nostre stesse date”. Tuttavia, per lui, la bilancia pende verso la Cechia perché “comparando giocatrici, organizzazione e atmosfera, siamo migliori”. Curioso come, dall’altra parte, uno dei pregi di Linz secondo Reichel sia l’atmosfera, intima e accogliente. Se Tomáš Petera dava come probabile una decisione entro la fine di aprile, Peter-Michael indica Wimbledon come periodo in cui i giochi saranno fatti.
L’agenzia di stampa austriaca ha poi contattato Herwig Straka che, lato ATP, è in una posizione non dissimile da quella di Reichel: membro del Board presieduto da Andrea Gaudenzi in veste di rappresentante dei tornei, CEO e fondatore dell’agenzia e|motion e direttore dell’ATP 500 di Vienna. Il suo nome era stato fatto da Reilly Opelka come esempio dei conflitti di interessi in seno all’associazione maschile. All’epoca, Straka era anche manager di Thiem e ci divertiva immaginarlo contrattare feroce con sé stesso l’ingaggio di Dominic per il torneo che dirige, magari cambiando continuamente lato della scrivania. Crediamo però che l’APA si sia rivolta a lui semplicemente perché austriaco. Sempre secondo quanto riporta OÖN, Straka ha illustrato l’impossibilità del raffronto tra i tornei 250 dei due tour, parlando esplicitamente di “dimensioni diverse”. E i rispettivi montepremi non lasciano adito a dubbi: “Attorno ai 220.000 dollari per i femminili, dai 600.000 al milione e mezzo per i maschili”. Per dire che non avrebbe alcun senso per l’ATP seguire questa (ipotetica) nuova strada della WTA.
Ricordando che manca ancora l’ufficialità rispetto alle questioni affrontate e ai cambiamenti “in cantiere”, torniamo sull’aspetto che colpisce di più: nessuna top 30 ai WTA 250, salvo fino a tre eccezioni (wild card, probabilmente). In quel caso, i tornei diventerebbero molto simili ai WTA 125, i Challenger femminili, dove possono partecipare con invito due tenniste classificate 11-50 (quattro nei tornei organizzati nella seconda settimana di Slam e 1000 “allungati”). La differenza rimarrebbe nei punti distribuiti, dal momento che la vincitrice di un WTA 250 ne guadagna 280, mentre ne spettano 160 a chi alza un trofeo WTA 125. Un altro elemento positivo per le tenniste non di vertice potrebbe essere il vantaggio anche in termini di montepremi – sempre che i tornei 250 debbano e riescano a mantenere lo stesso prize money senza saltare per aria come conseguenza della minor attrattiva.
In ogni caso, controlliamo quante top 30 (al momento del sorteggio) hanno effettivamente giocato i vari tornei WTA 250 nel 2022, con l’aggiunta di Linz 2023 poiché la stagione scorsa non si è disputato. Solo Bogotà (in notevole altitudine) e Palermo (Trevisan, n. 26, ha dato forfait all’ultimo) non hanno visto scendere in campo alcuna delle prime trenta del ranking. Dando per buona la possibilità di ottenere sempre e comunque tre deroghe, sette tornei sarebbero (stati) penalizzati, fermo restando che sei (non necessariamente di quei sette) dovrebbero diventare WTA 500. Non ci resta che attendere.
Torneo | Top 30 (draw) | di cui top 10 |
Melbourne 1 | 2 | 0 |
Melbourne 2 | 2 | 0 |
Adelaide 2 | 4 | 1 |
Monterrey | 3 | 0 |
Linz (2023) | 3 | 1 |
Guadalajara | 2 | 0 |
Lione | 1 | 0 |
Bogotà | 0 | 0 |
Istanbul | 3 | 0 |
Rabat | 1 | 1 |
Strasburgo | 3 | 1 |
s’Hertogenbosch | 6 | 1 |
Nottimgham | 3 | 1 |
Bad Homburg | 6 | 0 |
Birmigham | 4 | 0 |
Losanna | 2 | 1 |
Palermo | 0 | 0 |
Budapest | 2 | 0 |
Amburgo | 3 | 1 |
Praga | 3 | 1 |
Varsavia | 1 | 1 |
Washington | 5 | 2 |
Granby | 1 | 1 |
Cleveland | 3 | 0 |
Portorose | 5 | 0 |
Chennai | 1 | 0 |
Parma | 2 | 1 |
Seoul | 2 | 0 |
Tallin | 7 | 1 |
Monastir | 3 | 1 |
Clu-Napoca | 1 | 0 |