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La stagione 2023 di Jenson Brooksby si sta rivelando un continuo francobollarsi di infortuni e problemi di varia natura fisica – a proposito di ossa del polso e della mano che fanno crack, c’è un cugina britannica del Tour femminile che non è da meno – che ne stanno compromettendo la competitività, ma più in generale la possibilità di disputare fette importanti di calendario.
Il polso sinistro
L’ultimo incontro ufficiale del 22enne di Sacramento, attualmente n. 76 ATP e 11° tennista statunitense seguendo il giudizio del ranking, risale allo scorso 21 gennaio quando è uscito sconfitto dal derby di terzo turno contro Tommy Paul a Melbourne Park. Dopodiché, al termine della diaspora tennistica – consumatasi come ogni anno nel mese di febbraio e non pervenuta nella programmazione del californiano per provare a recuperare pienamente dal fastidio tendineo – Jenson si è trovato costretto a dover necessariamente dare forfait forzato anche al Sunshine Double, a causa di un dolore ormai divenuto insopportabile. Così, la decisione inevitabile di sottoporsi ad un’artroscopia al polso sinistro per sistemare una volta e per tutte la guaina tendinea.
In verità, però, l’infortunio affonda le proprie radici ben più lontano. Difatti, Brooksby si trascinava questo tendine sinistro ballerino già dalla seconda parte del 2022 e giunto al primo torneo del nuovo anno tennistico in quel di Auckland, il problema non si è solo riacutizzato ripresentandosi in forma lieve e sopportabile bensì la situazione che si è riproposta ha mostrato un guaio fisico sensibilmente peggiorato. Tanto è vero, che al momento di andare sotto i ferri il tendine era ormai totalmente dislocato.
I guai fisici non lasciano in pace il povero Jenson, anche il tendine del polso destro fa crack
L’operazione chirurgica, che Jenson e il suo team al tempo – due mesi fa – definirono l’ultima spiaggia per rimettere in sesto la condizione fisica, inizialmente prevedeva un programma di recupero oscillante tra le 10 e le 12 settimane con un rientro probabile al Roland Garros oppure, in considerazione dei 4 mesi complessivi di assenza dalle competizioni, al seguito di significativi carichi di richiamo atletico un ritorno con una forma sicuramente migliore nello swing erbivoro. Purtroppo, però, – come preannunciato – questo piano stilato in un primo frangente è andato a farsi friggere: annunciata un’ altra operazione al polso all’orizzonte, questo volta il destro, ancora per colpa di un maledetto tendine lussato. Dispiace veramente tanto per il giovane esponente della racchetta a stelle e strisce, dato che il suo 2023 pur con uno stato fisico menomato dall’infortunio al polso sinistro e dunque che l’ho obbligava a giocare con l’annesso dolore, era partito alla grandissima grazie alla semifinale ottenuta nel ‘250’ della Nuova Zelanda ma soprattutto per via del successivo scalpo sull’allora n. 2 al mondo Casper Ruud – anche se si trattava della versione irriconoscibile del norvegese ammirata quest’anno sino all’ATP 250 di Estoril, dove si è finalmente sbloccato vincendo il decimo titolo della carriera, causata dalla scellerata decisione di posticipare la consueta Post Season a dopo l’Happy Slam – messo a segno nel 2°T dell’Australian Open.
Non si conoscono ancora con esattezza i tempi di recupero, ma è logico presumere che Brooksby sia costretto a stare distante dai campi per altri 2 mesi impiegando le medesime tempistiche di rientro del precedente infortunio trattandosi dello stesso caso clinico.
Perciò, è ipotizzabile affermare di poter rivedere in azione a pieno regime il classe 2000 californiano per la data del 7 agosto: giorno di inizio del Masters 1000 di Montreal. Tuttavia, questa potremmo quasi definirla una proiezione ottimistica prendendo in esame la gravità del tipo d’infortunio – i polsi sono una delle parti più delicate da compromettere per un tennista – e gli intoppi già riscontrati nel piano programmatico della prima chirurgia: quindi non ci sarebbe da sorprendersi se The Return dovesse essere ulteriormente posposto.
Ciò che forse stando alla realtà dei fatti è certo è che al rientro, specie negli appuntamenti più prestigiosi Jenson dovrà affidarsi per forza di cose al ranking protetto: la sua classifica infatti nel giro di due mesi lo ha visto perdere 27 posizioni, e malauguratamente per lui non è finita qui visto ne dovrà trascorrere ancora parecchio di tempo prima di rivederlo di nuovo all’opera.