[2]N.Djokovic b. [8]J.Sinner 6-3 6-4 7-6(4)
(da Londra, il nostro inviato)
Jannik Sinner è un giocatore che pur fatti i debiti distinguo, può essere paragonato a Novak Djokovic, con cui condivide la grande qualità del palleggio in spinta da fondocampo, lo straordinario rovescio bimane, la non proprio entusiasmante propensione al gioco di volo, e una fluidità generale nelle esecuzioni che però ha richiesto lavoro per essere efficace anche dal lato del dritto. Il problema per Jannik è che, molto banalmente, tutte queste paragonabili cose Novak le sa (ancora) fare un po’ meglio di lui, rendendo complicato immaginare un piano tattico strategico vincente che non sia lo sparare tutto con la massima potenza per togliere all’avversario il ritmo e gli anticipi.
L’anno scorso, per i primi due set del loro secondo confronto diretto (proprio qui a Wimbledon, l’altro era stato a Monte Carlo 2021, entrambi vinti dal serbo), la cosa ha funzionato, ma come dice il luogo comune, tre su cinque è un altro sport, di cui Djokovic è maestro indiscusso. La piccola speranza azzurra è data dal fatto che il tempo, e gli anni (è la semifinale in Church Road con la maggior differenza di età in campo dell’era open, 14 anni e 83 giorni), lavorano in favore di Sinner, ma per ora Nole ha dato l’impressione di esserci anche dal punto di vista atletico. Tetto chiuso, la giornata è piovosa, pubblico delle grandi occasioni.
Pronti, via, ed è subito Jannik in spinta con il dritto a procurarsi due palle break, ma è sempre lo stesso colpo a tradirlo, bravo Djokovic a tenere. Subito dopo, è Sinner a trovarsi in difficoltà, e altri due errori di dritto consegnano il 2-0 al serbo. Senza problemi, tenendo un ottimo ritmo, Nole allunga sul 3-0. Finalmente, un buon game dell’italiano che sembra sciogliersi, il timore è che per questo set sia troppo tardi. Un gran rovescio lungolinea vincente premia Jannik con la terza palla break, ma è per l’ennesima volta il dritto a uscirgli di un soffio, 4-1. In effetti, nel gioco c’è abbastanza equilibrio, solo che i punti importanti li sta facendo Djokovic, e ovviamente non è un caso. Chirurgico, il fuoriclasse serbo mantiene il prezioso vantaggio conquistato all’inizio, e chiude 6-3.
Iniziano a essere troppi i dritti sbagliati da Jannik, che per il resto sta giocando bene, lo vedo rivolgersi al suo angolo allargando le braccia con un gesto di stizza. La partita si sta incanalando verso la gara di pressione da fondo, senza grandi strappi con le accelerzioni lungolinea o diagonali strette, e questo tipo di tennis è “casa Nole”, dura scardinargli le certezze, lui va col pilota automatico. Nel terzo game arriva un altro break per il serbo (manco a dirlo, drittaccio lungo dell’italiano), adesso Sinner dà l’impressione di essere prigioniero della trappola tecnico-tattica dell’avversario, o trova qualche espediente per uscire dalla ragnatela, o non avrà speranze. Un insperato aiuto arriva dall’arbitro, che su una botta lungolinea di rovescio semi-vincente che Djokovic accompagna con un ruggito, gli dà punto disturbato (ci può anche stare, perchè se uno sta zitto tutto lo scambio, e poi dal nulla caccia un urlaccio ben dopo aver colpito, in effetti è fastidioso, ma se si sanzionano queste cose, allora uno come Sonego non finirebbe una partita). La vicenda porta a una palla del contro-break per Jannik, che attacca con coraggio, ma manda in rete uno sventaglio inside-in, e si va su 3-1.
Ce la sta mettendo tutta Sinner ora, porta di nuovo Nole ai vantaggi sulla sua battuta, ma le incertezze dal lato destro continuano, mentre dall’altra parte, implacabile, il serbo non accenna a deviare dalla sua strada. Se c’è da difendere, difende, sul palleggio è un muro, e se può attacca con successo. Poco da fare, bravo lui. Sconfortato, e lo posso capire perfettamente, Jannik affronta un 15-40 e altre due palle break, stavolta il dritto fa il suo dovere e lo salva, ma siamo appesi coi mignoli al proverbiale cornicione. Senza concedere il minimo spiraglio, poco dopo Djokovic incamera il 6-4, e il risultato di due set a zero è giusto.
Nel terzo set, sullì1-1 Sinner si salva con bravura da tre palle break consecutive, ma che fatica. Come fosse un pilota automobilistico che per cercare di raggiungere l’avversario rischia di uscire di strada a ogni curva. La sensazione, dalla tribuna è chiara, è che all’occorrenza Nole abbia sempre qualche piccola risorsa in più, soprattutto mentale. Ovviamente, Jannik non molla, si fa il più aggressivo possibile, e arriva al 5-4. Sorprendentemente, proprio nel momento delicato, è Djokovic a sparare largo un dritto semplice, ed ecco due set point per Sinner. Bel rovescio del serbo sul primo, brutto dritto dell’italiano sul secondo, e siamo 5-5. Peccato, era forse la prima vera occasione concessa da Nole per sue colpe, andava azzannata, difficile ne arrivino altre. Si arriva al tie-break, e qui vedo Djokovic iniziare a fare qualche smorfia di fastidio toccandosi il viso, può essere che gli stiano dando fastidio le lenti a contatto. Jannik sale 3-1 con un minibreak, ma commette subito un doppio fallo, e il serbo lo riprende sul 3-3. Due gratuiti consecutivi di Sinner mandano Djokovic avanti 6-4, e un rovescio in rete dell’italiano gli consegna la nona finale di Wimbledon al primo match point. Semplicemente perfetto Nole, è difficile immaginare cosa avrebbe potuto fare di diverso Jannik. La corsa del numero 2 (per ora) ATP verso il 24esimo Slam continua.