Il successo non cambia Cocciaretto: "Sono molto più tesa per gli esami di diritto"

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Il successo non cambia Cocciaretto: “Sono molto più tesa per gli esami di diritto”

Elisabetta ha vinto a Losanna il suo primo titolo ma non si monta la testa: “Stare con i piedi per terra mi riesce naturale”

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Elisabetta Cocciaretto - Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

È la reginetta del momento nel panorama tennistico italiano al femminile, ma non le pesa. Così come non le pesano i paragoni con i giovanotti connazionali spinti dall’hype sovrumano generato dalle esplosioni, o quasi esplosioni, dei Sinner, dei Berrettini, dei Musetti. Le attenzioni, o meglio, le disattenzioni di media, tifosi e addetti ai lavori verso il sottobosco del tennis italiano al femminile le fanno un baffo, perché i dati sono evidenti, in tutti i sensi. Elisabetta ha vinto il suo primo titolo nel Tour maggiore a Losanna (alla seconda finale, la prima era arrivata a gennaio in Tasmania) e ora i giornalisti vogliono (anche) lei. Siamo sul popolaresco andante; una ventina di risposte concesse alle domande di Fanpage sono il simbolo del cambio di percezione nei riguardi della ventiduenne di Ancona, la quale, non serve rimarcarlo, ma lo facciamo ugualmente, non si fa impressionare, esattamente come non si fa deludere se le telecamere inseguono i maschietti. “Seguono di più gli uomini perché il tennis maschile esercita un’attrattiva infinitamente maggiore, non lo nego, sono obiettiva. Una partita tra Djokovic e Alcaraz piace più di un Sabalenka-Swiatek“. Occhio di bue più ristretto anche nel giardino di casa, magari per merito e colpa delle sopracitate star azzurre. Cocciaretto non se ne fa un cruccio, e tutto sommato il profilo basso sembra piacerle. “Sinner, Musetti, Berrettini e tutti gli altri hanno fatto un percorso straordinario e hanno un luminoso futuro davanti a loro – ha detto Elisabetta -. Non provo nessuna invidia, anzi, ma nel silenzio generale il gruppo delle migliori ragazze italiane sta facendo progressi e ottenendo risultati egregi. Abbiamo grandi stimoli, poca invidia reciproca e speriamo di fare qualche risultato grosso anche in Fed Cup“. Del resto la narrazione degli eventi tennistici segue un percorso ciclico, concorde alle evoluzioni degli eventi medesimi. “Per un lungo periodo, quello di Pennetta, Schiavone, Errani e Vinci, in Italia quando si parlava di tennis si parlava solo delle ragazze. Adesso i risultati stanno arrivando principalmente dagli uomini, che sono più avanti a livello di gioco e classifica, quindi non ci trovo nulla di strano“.

Cocciaretto, l’infortunio al ginocchio e i sette mesi di stop

I progressi li ha fatti Cocciaretto, e belli grossi. Ottimo prospetto da ragazzina con tanto di semifinale guadagnata all’Australian Open junior 2018, risultatone seguito dalla prima convocazione in Fed Cup ad appena diciassette anni, la nuova numero 30 della classifica mondiale (best ranking, ça va sans dire) ha cominciato seriamente a far parlare di sé nel corso della stagione successiva, il 2019, glorificata dai primi quattro titoli ITF con tanto di doppietta nei sessantamila sudamericani di Asunción (battendo in finale Sara Errani) e Colina che l’ha spedita dritta tra le prime duecento WTA: l’anno, chiuso poi alla centosettantaseiesima piazza del ranking, l’aveva iniziato fuori dalle settecento. Più cinquecentocinquanta in undici mesi scarsi, si poteva cascare peggio. Gli anni neri del Covid, il 2020 e il 2021, l’hanno vista protagonista di una crescita continua, certificata da una classifica solo per pochi numeri ancora in tripla cifra. Poi, quando la preparazione al salto sembrava completa, l’infortunio al ginocchio, il brusco stop, sette mesi fuori, gli allenamenti ricominciati colpendo la pallina al volo da una sedia, per non perdere l’abitudine, la sensibilità. La retrocessione in classifica, elaborata da una mente illuminata: “Me ne sono accorta a posteriori, penso sia naturale, ma quando sono stata costretta all’operazione ho pensato che prima di infortunarmi avevo in testa solo la classifica, migliorare il numerino che ogni lunedì compariva di fianco al mio nome, e avevo smesso di fare progressi. Lo sviluppo del mio gioco si era incartato. In un certo senso l’infortunio è stata una benedizione, perché sono tornata a concentrarmi sulle cose che contano davvero nella nostra professione: una buona preparazione atletica e il lavoro sul campo per affinare colpi e strategia. Potrà sembrare banale, ma sono rientrata in campo migliore di quando sono stata costretta a uscire“.

Cocciaretto: “Giorgi merita le luci della ribalta, sono in sintonia con tutte le colleghe tenniste”

Migliore, senza dubbio, per qualità e posizione certificata da tutti, in primis dal computer che distribuisce i famosi numerini ogni lunedì, nonostante le copertine per ora siano occupate da altre colleghe, anche connazionali. Una, in particolar modo: “Camila Giorgi merita le luci della ribalta perché è da tanto tempo nel circuito e ha ottenuto grandi risultati. In generale non recrimino, non lo farei nemmeno se mi interessasse comparire tutte le settimane su qualche rivista. Sono stata abituata a crescere in sintonia con le colleghe che mi stavano attorno, ho sempre avuto rapporti buonissimi, se non addirittura di amicizia, con le ragazze che affronto sin dagli anni junior. Tauson, Wang, per esempio, soprattutto Osorio e Danilovic“. Non è necessario, dunque, avere gli occhi della tigre e i denti affilati sempre bene in mostra; non è una caratteristica inalienabile delle giocatrici WTA, ci pare di capire, quella che consiste nel guardare sistematicamente la tribuna mentre si stringe mollemente la mano all’avversaria a rete. Cocciaretto è riuscita a farne senza. Rientrata a pieno regime nel Tour dopo la sosta forzata, Elisabetta si è trovata di nuovo fuori dalle duecento, ma il panico non l’ha mai assalita. Qualche buon risultato ITF per riprendere confidenza; la finale al 125.000 di Makarska a maggio 2022 e la doppiettona ai tornei messicani di Tampico, lo scorso autunno, e a San Luis Potosi, a fine marzo. In mezzo, come detto, la prima finale nel Tour grosso, a Hobart, persa contro Lauren Davis non senza qualche rimpianto per quel tie break del primo set di fatto non giocato. È arrivato anche il famoso premio dalla classifica, da festeggiare come una conseguenza degli sforzi fatti per migliorare la comprensione della materia, non come un traguardo sul quale cullarsi. Le blandizie interessano poco Cocciaretto, esattamente come i premi numerici estemporanei, perché c’è sempre qualcosa da imparare. Il tip-tap sui prati, per esempio. “Fino allo scorso anno, Wimbledon 2022, non avevo mai giocato una singola partita sull’erba. Mi mancavano i movimenti, il tempo sulla palla. Quest’anno sono arrivata più preparata, ho giocato due ottimi match contro avversarie difficili, ma quando ho perso contro Pegula, che è pur sempre la numero 4 del mondo, mi sono resa conto che la strada da fare è ancora lunghissima. Non parlo solo di tennis: fisicamente, mentalmente, siamo su due livelli molto diversi“.

Ci sarà tempo, ci sarà modo. Le capacità d’apprendimento sembrano belle sviluppate e del resto, oltre che a tenere i piedi ben piantati a terra – “il mio coach Fausto Scolari mi vieta qualsiasi forma di volo pindarico” – la propensione a non lasciarsi inglobare nel mondo ovattato della pallina di feltro, ad affrontare gli intricati problemi della vita delle persone comuni, aiuta senza dubbio le capacità cognitive. Nello specifico, Elisabetta è iscritta a Giurisprudenza, ateneo di Camerino. Un ambiente che, fuori da ogni dubbio, le incute molto più timore di un Philippe Chatrier pieno. “Superare la tensione per un esame mi aiuta a gestire la pressione in vista di una partita più di quanto non sia vero il contrario. Quando si avvicina la sessione sono preoccupatissima, anche se sono migliorata, perché agli inizi tremavo letteralmente. L’esame di Diritto Costituzionale mi ha distrutta. Ci sono i professori che in qualche modo mi conoscono, che sanno la vita che faccio, e sono abbastanza tranquilli con me. Ma la maggior parte di loro non ha idea di chi io sia, e ci vanno giustamente giù pesanti. L’avvicinamento alle partite in confronto è uno scherzo: è solo tennis, mica vado sulla luna“. Per ora Elisabetta si è laureata all’università di Losanna, a soli ventidue anni, per giunta. Il tempo per i più luminosi dottorati non le manca di certo.

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