WTA Montreal: la semifinale della discordia e le spiegazioni della direttrice del torneo. Ma i dubbi rimangono

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WTA Montreal: la semifinale della discordia e le spiegazioni della direttrice del torneo. Ma i dubbi rimangono

“Non avevamo nessuna certezza che la partita potesse terminare in un orario ragionevole e abbiamo quindi scelto spostare il match Rybakina-Samsonova” – ha spiegato Valerie Tetreault. Nessun riferimento, però, a una possibile finale di lunedì

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Liudmila Samsonova – WTA Montreal 2023 (foto via Twitter @OBNmontreal)
 

Per qualità e livello di combattività dei vari incontri, soprattutto a livello di quarti e semifinali, il 1000 di Montreal ha avanzato una seria candidatura per il titolo di miglior torneo della stagione WTA. Ciò sebbene il maltempo abbia disturbato lo svolgimento del programma in diverse giornate. Alla fine, però, la pioggia è riuscita ad avere la meglio, compromettendo la spettacolarità dell’atto conclusivo del torneo e macchiando così in maniera indelebile una settimana che aveva rappresentato uno spot davvero positivo per il tennis femminile. Il rinvio della seconda semifinale dal sabato sera alla domenica mattina ha impedito infatti a Liudmila Samsonova di giocarsi a pieno le sue carte contro Pegula che ha avuto vita facile di fronte a un’avversaria fiaccata dal doppio impegno arrivato al termine di un percorso già complesso.

Per capire quanto successo ci affidiamo alle parole della direttrice del torneo Valerie Tetreault, ex numero 112 del mondo e per la prima volta a capo dell’evento quest’anno, che si era presentata in sala stampa prima si disputassero i due match conclusivi per rispondere alle domande dei giornalisti presenti e soprattutto per spiegare le ragioni alla base del rinvio della semifinale Samsonova-Rybakina.: “Ci siamo trovati in una situazione in cui la finale era in programma alle 13:30 di domenica e quindi con i rappresentanti della WTA dovevamo prendere una decisione entro le 8:30 di sera. Inoltre, sapevamo che Rybakina era rimasta in campo fino a tarda notte (il quarto di finale con Kasatkina si è concluso alle 3 locali, ndr) il giorno prima. Allora abbiamo consultato le previsioni del tempo e non avevamo nessuna certezza che la partita potesse terminare in un orario ragionevole. Abbiamo anche visto che alcuni spettatori erano tornati a casa scoraggiati. Sapevamo di avere la possibilità di giocare due sessioni il giorno dopo in condizioni migliori per tutti, per la TV, per le giocatrici e per i tifosi”.

Tetreault ha anche riferito le reazioni delle atlete coinvolte: Rybakina era favorevole a questa opzione (“Stava ancora cercando di recuperare dopo la partita in notturna del giorno prima e non aveva paura di giocare due partite nello stesso giorno” – ha detto la direttrice del torneo) così come ovviamente Jessica Pegula, già in finale e consapevole che il doppio impegno per l’avversaria sarebbe stato un bel vantaggio per lei. La meno convinta era proprio colei che poi è stata effettivamente danneggiata: “Samsonova avrebbe preferito giocare sabato sera, ma sapeva che non era una scelta di Rybakina. Naturalmente abbiamo parlato con le giocatrici e abbiamo fatto tutto in collaborazione con la WTA per essere sicuri di prendere la decisione migliore”.

Stando alle parole di Tetreault, quella del rinvio della seconda semifinale sembrerebbe essere stata una scelta praticamente obbligata, sebbene oggettivamente svantaggiosa per Samsonova e anche per Rybakina che pure non si è opposta. L’unica alternativa teoricamente percorribile (e indubbiamente più equa) poteva infatti essere rimandare la finale a lunedì così da dare 24 ore di riposo alla seconda finalista, ma questa ipotetica soluzione non è stata nemmeno menzionata dalla direttrice del National Bank Open. È assai probabile che gli interessi delle televisioni e il fatto che già oggi si disputino diversi incontri di primo turno a Cincinnati abbiano indotto organizzatori e WTA a non considerare nemmeno questa strada, ma con il senno del poi non sarebbe stata affatto una brutta idea: il 6-1 6-0 di Pegula a Samsonova non rende infatti giustizia né alla russa né al torneo in sé. Sarà il futuro a dirci se questo caso sarà stato d’insegnamento o meno.

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