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“Lo posso dire? Mi sono tolto un pensiero, adesso chiameranno loro”.
Ci dispiace, Adriano Panatta (10), ma continueranno a chiamarti, perché resterai sempre il numero 1.
Certo questo 1976 un po’ aveva stancato e non vediamo l’ora di potercelo togliere definitivamente dalle scatole: Jannik (10 e lode), tu lo sai vero cosa cosa devi fare adesso per eliminare questo benedetto anno dai ricordi tennistici di tutti?
Comunque è delirio carotesco all’ennesima potenza oramai. In questi giorni abbiamo letto alcuni scoop clamorosi e – giuriamo – non stiamo scherzando: Sinner a 12 anni ADDIRITTURA dopo aver giocato passava il tappeto. Sinner quando va al ristorante con il suo team, va alla cassa e paga. Non mettiamo i link per amore di patria, ma fidatevi.
La situazione sta decisamente sfuggendo di mano, ma insomma sempre meglio di quando si titolava “Sinner caso nazionale” e “Così non si fa”. E dunque siamo campioni del mondo, generazione di fenomeni e via con il carro del trionfo.
E così dobbiamo tutti dire grazie a Filippo Volandri (7) per aver sceneggiato il thriller della semifinale contro la Serbia: senza la geniale intuizione di schierare Musetti (5) non avremmo vissuto l’epica emozione del Sinner doppio castigatore di Djokovic (5,5).
Se avessimo raccontato ad inizio anno a Matteo Arnaldi (7,5) che avrebbe giocato e vinto un match decisivo nella finale di Coppa Davis, probabilmente ci avrebbero invitato a posare il vino. Ed invece dopo lo shock con l’Olanda, Matteo ha dimostrato di avere tutto per essere un protagonista del futuro.
Il Lorenzo Sonego (8) visto in doppio forse poteva essere utile anche in singolare, ma quando conta è una certezza.
A Simone Bolelli e Matteo Berrettini vanno fatti i complimenti quali capo-tifosi e dispiace davvero che alla festa non abbia potuto partecipare Fabio Fognini (8), che per la maglia azzurra ha sempre dimostrato di poter sacrificare ogni cosa: intanto ieri, per dimostrare a tutti di essere ancora un giocatore importante, ha impiegato 3 ore e 11 minuti, annullando due match point a Bautista Agut per vincere il challenger di Valencia: non è come annullare 3 match point consecutivi a Djokovic ma…vale tanto.
È il trionfo anche del Presidente Binaghi (10 come i mandati al vertice della Fit) che come al solito è stato frainteso da quei cattivoni dei giornalisti. Subito dopo il trionfo ha dichiarato: “Adesso Malaga troverà il tempo di farci i complimenti?” ma la stampa ha cambiato l’ultima vocale causando un caso diplomatico con il presidente del Coni…
E forse, anche senza forse, la Coppa Davis non è più la Coppa del 1976 e neppure quella di 20 anni fa, quando lottavamo e soffrivamo per strappare emozioni che ci sfuggivano nei tornei, trascinati dal rantolo di Bisteccone in quei lunghissimi weekend tra Maceió, Torre del Greco e Milwaukee.
E magari Jannik, dopo questi giorni da dominatore assoluto, dopo aver bucato lo schermo delle tv di tutta Italia, tornerà ad essere un traditore della Patria perché proverà a concentrarsi su Wimbledon e sul numero 1 del ranking.
Non aspetteremo altri 47 anni (e nel caso, veniteci a cercare, ammesso che ci troverete tra 47 anni) per rivincere la Coppa ma ci piace pensare che un giorno la nostra numero 1 o il nostro numero 1 racconterà di aver deciso di prendere in mano la racchetta quel giorno in cui vide un ragazzo italiano annullare tre match point al più forte di sempre, trascinando l’Italia in cima al mondo.