Ljubicic: "Federer non avrebbe mai accettato di essere n°40 come Murray. Sinner non ha più niente da imparare"

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Ljubicic: “Federer non avrebbe mai accettato di essere n°40 come Murray. Sinner non ha più niente da imparare”

“Penso Jannik vincerà prima le Finals di uno Slam, forse gli manca una finale già giocata” ha detto Ivan Ljubicic. “Non è come Alcaraz, ha bisogno dei suoi passi”

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Jannik Sinner – Coppa Davis 2023, Malaga (foto: Marta Magni)
 

A partire dal 16 dicembre su Sky Sport sarà disponibile il documentario Ljubo, l’uomo salvato dal tennis, in cui verrà raccontata la storia di Ivan Ljubicic, ex n°3 del mondo e coach di Federer e attuale commentatore proprio per Sky Sport. In una lunga intervista rilasciata a Piero Guerrini di Tuttosport, l’ex tennista croato – come sempre mai banale – ha parlato di sé e di Jannik Sinner. “Sono curioso di vedere il documentario” – ha esordito Ljubicic, sottolineando di voler vedere anche “tutte le interviste integrali e le parti rimaste fuori”.

Recentemente, il 44enne croato è tornato per la prima volta dopo oltre trent’anni a Banja Luka, sua città natale: “davvero non sapevo che cosa avrei provato: da quando sono uscito dal mio paese ho cercato di non pensarci, ma l’ho sognato tantissimo. Sono tornato per la prima volta e non ho provato emozioni di felicità né di tristezza. Non riesco a descriverlo, è stato come un tuffo in ciò che non è stato. Banja Luka è cambiata tanto, è più grande, molto attiva, sono partito che avevo 13 anni e sono tornato a 44. Non ho avuto la sensazione di tornare a casa. Ho pensato che la mia esperienza possa dare una speranza. Per me è stata solo la mia vita, ma qualcuno potrebbe trovare la mia stessa speranza nel futuro, in ciò che sogna di fare” – ha poi proseguito Ljubo, che a Torino, durante le ATP Finals, ha anche partecipato all’incontro di Tennis Foundation per le ragazze ucraine, dov’è stato anche intervistato dal direttore Scanagatta.

Ljubicic non ha mai nascosto nemmeno la sua stima verso Jannik Sinner“non ha più niente da imparare” dice – anche se non si può pensare che percorra la stessa strada di Alcaraz e per di più allo stesso ritmo dello spagnolo. “Ho creduto da subito nelle sue possibilità. Jannik non è come Alcaraz, passato da 40 a 1, ha bisogno dei suoi passi. Penso che quanto ha fatto negli ultimi due mesi, la conferma del lavoro incessante, lo abbiano avvicinato all’obiettivo”.

Ciò che più è importante, per l’altoatesino, è fare sempre nuove esperienze, per abituarsi a gestire pressioni, sapori e sensazioni di certi momenti importanti. “Jannik aveva bisogno di certe esperienze per sentissi a suo agio nel percorso. A fine 2022 avevo detto di essere dispiaciuto che non avesse giocato partite importanti contro i big. Ora non ha più niente da imparare. Ha cominciato col vincere il primo Masters1000, poi ha battuto tutti i primi, è arrivato in finale a Torino, l’ha persa anche perché era molto stanco dopo una semifinale durissima con Medvedev, ma uscito dal campo aveva già la mente alla squadra e alla Davis” – ha dichiarato ancora l’ex n°3 ATP, che non si risparmia negli elogi: “Sinner ha un atteggiamento perfetto in campo e fuori, nelle interviste non ha timore a parlare dei suoi limiti e di altro. E voi (italiani, ndr) siete un popolo tifoso, emotivo, che ha bisogno di qualcuno che faccia vivere i sogni.

Il 2024 sarà l’anno del consolidamento per Jannik: si sa, è molto più duro riconfermarsi rispetto a fare l’exploit. Sulle possibilità di vincere uno Slam già l’anno prossimo, Ljubicic ha detto: il n°4 del mondo ne ha di sicuro. Io magari credo possa vincere prima le Finals, però aver conquistato la Davis gli permette di entrare in campo in Australia con una speranza concreta. Ha battuto tutti i top10. Piuttosto, lo vedremo alla gestione degli Slam: quando hai un giorno libero se avverti la pressione, se pensi tanto e lui è molto riflessivo, puoi avere qualche problema in più. Ecco, gli manca una finale già giocata. Però è circondato da uno staff di persone molto capaci che possono prepararlo. Sento parlare di mentalità, la sua forza è il carattere. Non va mai fuori di testa e non si accontenta. Io quando arrivai al n°3 pensai di aver raggiunto il top e cominciai la mia parabola discendente. Ognuno ha le proprie aspettative, lui ne ha giustamente di importanti”.

Jannik è pronto a prendersi la scena nei prossimi 10/15 anni, ma certo non sarà l’unico protagonista. Alcaraz e Rune, sì, ma non solo: anche Fils e Shelton, insieme a chi arriverà nei prossimi anni, daranno battaglia per lo scettro del tennis mondiale. “Alcaraz e Rune sono emersi. Secondo me Fils il prossimo anno può cominciare a dare fastidio a tanti. Shelton è il classico giocatore che può battere tutti, ma non vedo ancora in lui la continuità necessaria. Sinner e questi vinceranno, ma altri arriveranno”. E in Italia il movimento aumenta a dismisura: “è già cresciuto, con le scelte giuste. L’Italia vive un momento importante e per 10-15 anni ci saranno problemi di abbondanza, per esempio in Davis. Aggiungo che i vari Nardi e Cobolli hanno un vantaggio: possono crescere senza le attenzioni esagerate su di loro. Più in generale, i risultati di quelli davanti generano più fiducia, più speranza. I ragazzi vedono che si può fare”.

Spazio poi per un’ultima considerazione sulle differenze tra Federer e Murray, su come si è in grado di accettare il cambiamento. “Non c’è mai un crollo, si cala poco alla volta, magari ti serve più tempo per recuperare. Tutto dipende e come accetti il calo: Murray accetta di essere 40 al mondo. Federer non l’avrebbe mai accettato – ha concluso Ljubicic.

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