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Perché Novak Djokovic e altri campioni chiamano “casa” il principato di Monaco

Il principato è rinomato per costituire un paradiso fiscale di celebrità e miliardari, poiché privo di tassazione sul reddito

Last updated: 20/12/2023 11:55
By Redazione Published 18/12/2023
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7 Min Read
Novak Djokovic (sinistra) e Jannik Sinner (destra), ATP Finals 2023 (foto: X @atptour)

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di Justin Birnbaum, pubblicato da Forbes il 01/09/2023

Novak Djokovic potrebbe essere l’atleta serbo più famoso del pianeta, ma è il minuscolo principato di Monaco il posto che egli chiama “casa”.

In effetti, cinque dei primi dieci giocatori della classifica ATP dichiarano Monaco come residenza principale, ed è facile capire perché.

Situato sulla Costa Azzurra, il microstato di 500 acri gode di oltre 300 giorni di sole all’anno, è a un breve volo di distanza da svariate capitali europee e ha accesso alle migliori strutture di allenamento, tra cui la famosa Mouratoglou Tennis Academy, a meno di un un’ora di macchina.

Ma c’è un altro vantaggio per gli atleti di punta e gli ultraricchi.

Monaco è un paradiso fiscale, senza tasse sul reddito personale, sulle plusvalenze o sugli investimenti. Per i giocatori che guadagnano di più nel tennis, come Djokovic, al primo posto nella lista di Forbes dei tennisti più pagati al mondo con guadagni stimati di 38,4 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi, i risparmi sulle tasse potrebbero valere milioni.

Oltre al 23 [ora 24, NdT] volte campione Slam, Monaco è la residenza principale del russo Daniil Medvedev (n. 3 al mondo), del danese Holger Rune (n. 5), dell’italiano Jannik Sinner (n. 6) e del greco Stefanos Tsitsipas. (n.7).

“Vengo dalla Danimarca”, racconta Rune alla rivista Forbes, “ed è un grande paese ma con pochi tennisti. Quindi per me le strutture e i giocatori con cui mi posso allenare qui sono davvero importanti perché in Danimarca non potrei avere questo tipo di esperienze”.

Il Principato è anche residenza di alcuni dei migliori piloti di Formula 1, tra cui Max Verstappen, Lando Norris e Charles Leclerc (unico autoctono), e non solo perché vogliono allenarsi per il famoso Gran Premio di Monaco.

Qui vivono inoltre anche molti miliardari, i cui affari spaziano dentro e fuori dal mondo dello sport, tra cui il proprietario dell’Everton F.C. Farhad Moshiri (con un patrimonio netto stimato di 3,1 miliardi di dollari), l’erede del Tycoon dello zucchero, il belga Eric Wittouck (8 miliardi di dollari) e il magnate immobiliare e marittimo israeliano Eyal Ofer (19,4 miliardi di dollari).

Naturalmente, Djokovic non è il primo atleta a godere di questi vantaggi finanziari.

La leggenda del tennis svedese Björn Borg, vincitore di cinque titoli consecutivi a Wimbledon e di altri sei major agli Open di Francia, ha trascorso più di un decennio residente a Monte Carlo, dalla fine degli anni ’70. Dopo il suo ritiro dallo sport a 26 anni, Borg si è trovato in difficoltà finanziarie con la sua attività di moda, è tornato a Stoccolma ed ha evitato per un soffio di dichiarare bancarotta personale dopo la richiesta, da parte del governo svedese, di 40.000 dollari di tasse arretrate.

“È un segreto di Pulcinella“, afferma il dottor Andreas Bosse, consulente legale internazionale con sede a Monaco. “Vengono qui forse per il bel tempo, ma tutti sanno che Monaco offre cospicui vantaggi fiscali”.

Fra l’altro, la residenza non è particolarmente difficile da ottenere. I requisiti consistono nell’affittare o acquistare un appartamento, aprire e finanziare un conto bancario con almeno 500.000 euro e sottoscrivere un contratto di utenze, come l’elettricità. I potenziali candidati devono inoltre avere una fedina penale pulita e fare un colloquio con la polizia dell’Ufficio di Sicurezza di Monaco. I cittadini europei e svizzeri possono richiedere direttamente la residenza a Monaco, e Bosse stima che il processo richiede circa due mesi. Gli americani, invece, devono prima richiedere un visto a lungo termine in Francia.

Questo non è l’unico aspetto negativo per i cittadini statunitensi. Gli americani devono affrontare una tassa di espatrio ovunque risiedano nel mondo. “Se non hanno tasse [a Monaco], continuerai a pagare le tasse sul tuo reddito mondiale come se vivessi a Manhattan”, afferma Jerry August, copresidente del gruppo di pratica fiscale internazionale e pianificazione patrimoniale di Fox Rothschild.

I francesi, in un certo senso, sono sfortunati per quanto riguarda la sede del famoso Casinò di Monte-Carlo. A causa di un accordo di lunga data, i cittadini francesi che vivono a Monaco sono ancora soggetti all’imposta sul reddito del proprio paese.

In totale, Monaco ha firmato 35 accordi, di cui 33 attualmente in vigore, sullo scambio di informazioni fiscali con paesi di tutto il mondo, inclusi Stati Uniti e Francia.

Bosse fa notare, tuttavia, che in alcuni casi i benefici fiscali di Monaco “non sono così grandi come si potrebbe supporre”.

Gli atleti che gareggiano in tutto il mondo sono ancora soggetti alla fonte di reddito o al pagamento delle tasse nelle giurisdizioni in cui gareggiano.

Ad esempio, Djokovic vincendo il suo 24esimo major agli US Open del 2023, torneo nel quale i campioni del singolare vincono 3 milioni di dollari in premi in denaro, non dovrà nulla al governo monegasco. Ma l’IRS (l’ente incaricato di collettare le tasse in America, Internal Revenue Service) non sarà così indulgente.

Allo stesso modo, la tassazione può applicarsi alle sponsorizzazioni e alle entrate dei social media. Alcuni paesi potrebbero sostenere che le apparizioni, i post digitali e le vendite online all’interno dei loro confini creano imponibili e che l’importo proporzionale del reddito di un atleta guadagnato in tali situazioni rientra nelle loro leggi. A differenza del premio in denaro, tuttavia, è più difficile da definire.

“Un principio fondamentale sia della tassazione statunitense che internazionale”, spiega August, “è che una giurisdizione ha il diritto di tassarti sempre sul tuo lavoro se il tuo lavoro viene svolto in quel paese”.

E questa è una racchetta con cui nessun tennista vuole scherzare.

Traduzione di Michele Brusadelli


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