Stefano Napolitano: "Ho pensato di smettere, ma i sogni Davis e Olimpiade mi hanno dato la forza" [ESCLUSIVA]

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Stefano Napolitano: “Ho pensato di smettere, ma i sogni Davis e Olimpiade mi hanno dato la forza” [ESCLUSIVA]

“Tornassi indietro farei tante cose in maniera diversa, ma oggi ho un’altra comprensione” – ci racconta Stefano Napolitano. “Dopo l’Australia non riuscivo neanche a toccarmi le ginocchia”

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Stefano Napolitano - Ch. Bangalore 2024 (X @BlrTennisOpen)
 

La fantastica vittoria a Bangalore di Stefano Napolitano, la seconda a livello Challenger oltre sette anni dopo la prima, ha il sapore di una piccola ricompensa. Quasi come fosse un atto dovuto da parte di un destino senza dubbio in debito con il 28enne biellese, che da ragazzino aveva ben pochi rivali e sembrava lanciato verso gli orizzonti più lontani.

Invece, purtroppo, negli anni una lunga serie di infortuni (tra ginocchio, gomito e schiena) ha tarpato le ali del piemontese, che però non ha mai smesso di crederci. Ho pensato di smettere mille volte, ma non volevo fosse il mio corpo a decidere per me” – ci ha raccontato, di ritorno dall’India, in una lunga chiacchierata.

Neanche lui si aspettava di vincere a Bangalore, o quantomeno non di farlo così presto, anche se il livello di tennis era lì e il lavoro svolto negli ultimi anni stava portando i frutti desiderati. Ma come si fa ad andare avanti, come si può resistere al dolore per tutto questo tempo senza gettare la spugna?

La risposta è restando sempre fedeli ai propri sogni, vale a dire giocare almeno una volta la Coppa Davis e le Olimpiadi. Certo sono speranze molto complicate, ancor di più vedendo il grande stato di forma attuale del tennis italiano, “ma finché ci sarà lo 0,1% di possibilità, perché bisognerebbe smettere di sognare?”.

Intanto, il successo in India di domenica scorsa – che si univa alle affermazioni di Sinner a Rotterdam e Bolelli/Vavassori a Buenos Aires – porta Napolitano ad un passo dal proprio best ranking di n°152 ATP, raggiunto a giugno 2017. Oggi Stefano è n°160 e da metà marzo (da capire se già sulla terra o ancora sul cemento americano, con la speranza di entrare nelle qualificazioni a Miami) tornerà in campo per raggiungere nuovi grandi risultati. Prima, però, qualche settimana di allenamento per mettere altra benzina in un motore che si spera possa finalmente carburare a lungo. Perché il lavoro duro, prima o poi, ripaga sempre.

Stefano Napolitano – Ch. Bangalore 2024 (X @BlrTennisOpen)

D: La scorsa settimana è arrivato il tuo secondo titolo Challenger in carriera, il primo da oltre sette anni.

Stefano Napolitano: “Siamo venuti in India per mettere dentro lavoro, tante ore in campo e tante partite, visto che nell’ultimo turno di qualificazioni in Australia mi ero fatto male. È stata un’ottima trasferta, poi è arrivata anche la vittoria del torneo e quindi siamo ancora più contenti. Abbiamo lavorato moltissimo, la vittoria ci dà tanta fiducia.

D: Ti aspettavi di vincere a Bangalore?

Stefano Napolitano: No, sinceramente no. Ho percepito però in Australia che potevo avere il livello per essere competitivo con tutti, anche se sapevo bene che c’era tanto lavoro da fare anche fuori dalle partite, per ricostruire la forma fisica e il livello di tennis per andare in fondo. Il fatto che sia già arrivata una vittoria è stato un fatto abbastanza inaspettato, ma comunque molto voluto.

D: Che cosa ti è passato per la testa quando ti sei effettivamente accorto di aver vinto?

Stefano Napolitano: Ero sicuramente molto sollevato, soprattutto per le fatiche della settimana. Sono stati tutti match molto duri, poi era da diversi mesi, se non dall’inizio della scorsa stagione dopo l’operazione alle due ernie inguinali, che ho iniziato a prendere tutte le settimane un giorno alla volta. Sto cercando di fare di tutto per arrivare il più in alto possibile e migliorare il mio livello di gioco, quindi prendo i risultati con le pinze. Ci sono settimane dove sto molto bene e arriva qualcosa in meno, altre dove sto meno bene e magari vinco due partite in più. Sono molto focalizzato sul processo, che mi aiuta ad avere equilibrio quando si vince e si perde. Ho vissuto la vittoria con molta gioia e soddisfazione ovviamente, anche perché da qui in avanti ci possono essere nuove opportunità, però è un percorso di un giorno alla volta”.

D: Nonostante il voler giustamente pensare giorno per giorno, partita dopo partita, ti sei comunque dato qualche obiettivo per il 2024? Sono eventualmente cambiati dopo la vittoria?

Stefano Napolitano: No, non sono cambiati. Non ho obiettivi numerici: è ovvio che sarebbe molto bello tornare a giocare il tabellone di uno Slam, che è ciò che io ho in mente, così come entrare nei primi 100. Tuttavia, sono comunque aspetti che restano fuori dal mio pensiero, io rimango molto aperto a ciò che può succedere. Non vorrei pormi troppi limiti, so che se lavoriamo molto bene possiamo andare su. Sono obiettivi più di lavoro che di risultati, anche se poi è chiaro che ci sono dei sogni…”

D: Per esempio?

Stefano Napolitano: Il mio sogno nel cassetto da quando sono ragazzino è arrivare a giocare la Coppa Davis. In questo momento è chiaro che è davvero difficile, l’Italia ha una quantità di giocatori allucinante e sono tutti molto giovani e forti. È molto complesso, ma questo è uno stimolo per lavorare forte. Entrare in top100 non basterebbe per realizzare quel sogno, c’è tanto da costruire per arrivarci”.

D: Tralasciando il caso Sinner, che è ormai una costellazione a parte, gli ottimi risultati dei tanti ragazzi più giovani come possono essere i vari Arnaldi, Cobolli o Darderi possono essere uno stimolo ulteriore?

Stefano Napolitano: “Sicuramente sì. Molti di loro, come ad esempio Darderi o più recentemente Nardi, li ho affrontati nei Challenger e ho visto da vicino come lavorano, allenandomi anche con loro diverse volte. Ti spingono a voler fare sempre meglio”.

D: C’è qualcuno di loro con cui hai un rapporto particolare o con cui ti senti con maggiore frequenza? Magari qualcuno che ti ha scritto dopo il tuo successo?

Stefano Napolitano: Mi hanno scritto veramente in tanti, sono stato molto contento. Con i più giovani a dire il vero ho passato poco tempo, perché gli anni in cui loro sono passati da junior a pro io sono stato fuori tanto tempo per infortuni vari. Praticamente li ho vissuti solamente l’anno scorso nel circuito Challenger, dalla seconda metà dell’anno in poi. Da più tempo ad esempio ho un ottimo rapporto con Salvatore Caruso, ma non è il solo che mi ha scritto”.

Stefano Napolitano – Ch. Bangalore 2024 (X @BlrTennisOpen)

D: Non hai soltanto iniziato alla grande il 2024, ma avevi concluso alla grande il 2023 con un buon titolo ITF in Italia. Che cos’è cambiato nell’ultimo periodo? C’è stato più uno scatto da un punto di vista fisico o mentale?

Stefano Napolitano: È difficile separare le due cose, è ovvio che quando giochi per anni tutti i giorni con il dolore è difficile andare in campo con il sorriso. Ciò che mi ha dato la possibilità di tornare a giocare a tennis ad alto livello è l’aver messo piede in Magnitudo Training, due anni e mezzo fa, dove sono entrato con diversi problemi. Cristiano Turri, proprietario della palestra, e Flavio Di Giorgio, preparatore fisico, mi hanno veramente aiutato e dopo tanti mesi di lavoro, senza nessuno che vedesse ciò che stessi facendo, comincio ora a vedere i frutti. Sto bene, sono fisicamente sano, posso giocare partite e tornei. L’anno scorso è stata la prima stagione dopo diversi anni in cui ho potuto giocare tutto l’anno. Poi ci sono aggiunti tanti altri tasselli importanti, che hanno formato un miglior sistema di lavoro. Dal punto di vista mentale Stefano Massari mi sta dando una mano infinita, è una persona di una sensibilità e competenza enorme che mi sta aiutanto tantissimo. L’anno scorso ho vissuto momenti difficilissimi, complicati da affrontare da solo.

D: Prima di questi ultimi due anni e mezzo, quanto era complicato scendere in campo tutti i giorni con il dolore? Come si impara a convivere con il dolore?

Stefano Napolitano: “Non so se si può imparare. Il dolore per un atleta va gestito, tutti hanno fastidi o piccoli problemi. Quando però hai infortuni grossi uno dopo l’altro – perché poi a me subito dopo che ho messo a posto il ginocchio è uscito il problema al gomito, poi quello alle ernie – diventa complicato. Probabilmente avevo qualcosa da cambiare nel mio sistema di lavoro, che non stava pagando. È ovvio che in quel momento soffri e anche tanto, ma anche quello fa parte del processo di crescita. A fine 2022 mi sono operato per le due ernie, ma non ero neanche così sicuro di volermi sottoporre a questa operazione. Giocavo poco, appena riuscivo a mettermi a posto mi facevo di nuovo male, però sentivo di non aver finito il mio percorso nel tennis e di non essere arrivato al limite. Smetterò quando io avrò capito che sarò arrivato, non voglio che sia il mio corpo a decidere per me.

D: Hai pensato di smettere in questi anni?

Stefano Napolitano: Ci ho pensato mille volte, però avevo ancora la curiosità e la volontà di smettere di giocare a tennis a modo mio, dopo aver capito di non poter arrivare dove voglio. Voglio arrivare al mio limite e ad essere il meglio che posso: nel momento in cui capirò di non avere più margine, cosa che invece sento di avere ancora, allora a quel punto probabilmente smetterò. Tuttavia, fino ad ora non ho mai avuto la sensazione di aver finito, anche se ripartire tante volte da zero è stata durissima. Prima di questi infortuni ho dato per scontato molte cose, pensavo che il processo fosse lineare perché sono stato un giocatore forte da junior e mi impegnavo molto, però ho poi capito che non bastava”.

D: Nella sua conferenza stampa Matteo Berrettini ha detto che, nonostante tutto, è felice di quanto ha fatto finora e che, tornando indietro, non cambierebbe niente. Vale lo stesso per te?

Stefano Napolitano: “Con la comprensione che ho adesso cambierei tante scelte, però le scelte fatte in passato erano frutto della comprensione che avevo in quel momento. Ho cercato di fare il mio meglio con il tipo di conoscenza che avevo allora. Adesso, se dovessi ripartire da capo, farei le cose in maniera molto diversa, dando più peso ad alcuni aspetti e sicuramente meno ad altri. È altrettanto vero, però, che probabilmente tra tre anni la mia comprensione cambierà ancora, ma sono fermamente convinto che tutto ciò mi è successo era l’unica cosa che potesse succedermi, nonché la migliore in assoluto. Sono molto contento di com’è andata e degli insegnamenti che ne ho ricavato”.

Stefano Napolitano – Ch. Bangalore 2024 (X @BlrTennisOpen)

D: Prima hai menzionato l’ultima partita di qualificazioni dell’Australian Open contro Klein, in cui hai accusato qualche problema fisico. Visto come si è poi sviluppato il suo torneo, con la vittoria all’esordio e il super tie-break al quinto contro Zverev, hai qualche rimpianto?

Stefano Napolitano: “Per com’è andata la partita è difficile avere rimpianti. Gestivo un dolore alla schiena nato in Australia due giorni prima del torneo – quando, tra l’altro, mi sono svegliato con un’infezione al piede – dopo una preparazione di 6/7 settimane in cui non avevo avuto alcun problema. Già al primo turno ho giocato con un po’ di dolore, ma direi che con ciò che avevamo a disposizione in quei giorni ho fatto il massimo. Ho vinto due buone partite, mentre con Klein, al secondo game, ero completamente bloccato con la schiena. Ho tentato di mascherarlo e di provare a giocarmela in qualche modo (lo slovacco ha vinto in due tie-break, ndr), ma ero veramente in difficoltà. Mi sono preso tre settimane per mettermi a posto e poi venire in India, ma le prime due settimane dopo l’Australia non riuscivo ad allacciarmi le scarpe né a toccarmi le ginocchia con le mani.

D: Qualche mese fa, nell’ultimo match di qualificazioni a Shanghai contro Polmans, gli hai annullato un match point e un secondo dopo hai vinto la partita (l’australiano è stato squalificato per una pallata all’arbitro, ndr). Lo hai capito subito? Che cosa si pensa in un momento del genere?

Stefano Napolitano: “Avevo appena tirato il passante, ho visto che lui ha sbagliato la volée ma ero abbastanza lontano e girato. Poi ho sentito solamente una gran botta e l’arbitro che si è accasciato sulla sedia. A quel punto ho realizzato che la partita fosse finita, anche se in quel momento ovviamente ti preoccupi più dell’arbitro che del resto. Mi è dispiaciuto per Polmans, non è uno che è solito comportarsi così, eravamo tutti abbastanza stupiti. In quel momento ci potevo fare ben poco: mi è dispiaciuto per lui, ma mi è dispiaciuto meno portare a casa la partita e potermi giocare il main draw di un ‘1000’”.

D: Hai un sogno nel cassetto per questo 2024? Magari tornare a Roma dopo lo scorso anno, oppure entrare nel main draw di uno Slam in particolare?

Stefano Napolitano: “Roma è sempre bello, spero e proverò in ogni modo a giocare di nuovo al Foro. È veramente tanto che non gioco il tabellone di uno Slam, è qualcosa che ho in testa. A tutte queste cose, però, penso davvero molto poco: penso davvero che questi risultati sarebbero il frutto del lavoro quotidiano, come stiamo facendo adesso. Vorrei rimanere sano e riuscire a disputare una stagione intera fino a dicembre senza particolari problemi, quello sicuramente. C’è anche l’Olimpiade, che è un traguardo praticamente impossibile e irraggiungibile vista la quantità di italiani che ho davanti. Resta comunque un altro mio sogno nel cassetto e finché ci sarà anche solo lo 0,1% di possibilità io continuerò a sognare, anche perché i sogni sono l’unico aspetto che mi ha dato la forza quando avevo tutti quei problemi fisici”.

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