ATP Rotterdam: Sinner batte De Minaur, è nella Storia. Numero 3 del mondo e dodicesimo titolo [VIDEO]

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ATP Rotterdam: Sinner batte De Minaur, è nella Storia. Numero 3 del mondo e dodicesimo titolo [VIDEO]

In una finale sofferta durata oltre due ore, Jannik Sinner batte la miglior versione di Alex de Minaur per la settima volta in altrettante sfide. Lunedì l’azzurro salirà sul podio mondiale, primo italiano di sempre a raggiungere questo traguardo

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Jannik Sinner - Rotterdam 2024 (foto X @abnamroopen)
 

[1] J. Sinner b. [5] A. de Minaur 7-5 6-4

Ha riportato in Italia l’Insalatiera dopo 47 anni, ha vinto l’Australian Open, è il primo azzurro della Storia a essere in corsa per il Grande Slam, grazie alle vittoria nella semifinale di sabato sarebbe diventato numero 3 del mondo tra otto giorni, fra gli italiani vola lassù nel ranking dove come lui nessuno mai: gli si poteva chiedere pure di vincere la finale all’Abn Amro Open, replicando la vittoria di Omar Camporese del 1991 e assicurandosi il podio mondiale già questo lunedì, nonostante il 3 sia “solo un numero”? Chiedere è lecito, rispondere è cortesia e, cortese come al solito, Jannik Sinner ha risposto battendo Alex de Minaur. 7-5 6-4 in due ore e cinque minuti per alzare il dodicesimo trofeo della sua ancora giovanissima carriera, in questo modo interrompendo già a febbraio la serie che lo vedeva vincere un solo titolo negli anni pari (e quattro nei dispari).

Favorito d’obbligo nella finale per classifica, per come sta giocando negli ultimi mesi e, forse soprattutto, per l’accoppiamento favorevole con il Demon australiano, già battuto in tutte le sei precedenti sfide. Ma anche De Minaur è in un ottimo periodo di forma: entrato in campo da prossimo numero 9 ATP in virtù dei due posti guadagnati raggiungendo la finale, quest’anno ha già battuto quattro top 10, sta aggiungendo velocità alla prima di servizio per non limitarsi più al solo corri-e-ributta e, come spiegato da Simone Vagnozzi, il campo rapido compensa la sua mancanza di potenza. D’altronde, perfino lo sconfitto da Omar nella finale del 1991, Ivan Lendl, una volta (su otto) perse da Aaron Krickstein. Senza considerare la sobria sbornia Slam e gli impegni (leggi distrazioni) conseguenti. Per dire che nulla era scontato, specie se l’altro è uno che non fa sconti.

Alla fine, non una prestazione eccellente da parte di Jannik, che ha concesso troppi errori con il dritto nel primo parziale, in parte anche per merito di De Minaur, le cui mobilità e visione del gioco esigono sempre qualcosa in più da parte dell’avversario. Un esempio del perché “AdM” è entrato in top 10 è ritrovabile nel game del contro-break del secondo set, due gran scambi e in mezzo due errori azzurri di frustrazione. Invece, aver vinto il titolo in una settimana in cui non sentiva la palla come nelle precedenti uscite e accaparrandosi la finale in due set con un avversario in gran spolvero vincendo appena tre punti in più spiega perché lunedì Jannik Sinner lunedì sarà numero tre del mondo.

Primo set – Sinner prima in controllo poi soffre, ma supera le difficoltà

Jannik sceglie di partire in risposta e il primo punto non è molto incoraggiante per Alex che spinge con il dritto, muove il gioco, varia e finisce con l’errore a metà rete. A ogni modo, il servizio fa il suo dovere e si iscrive a referto, presto imitato dal Rosso di Sesto Pusteria. A dispetto dell’esito dello scambio che ha aperto la sfida, quello è ciò che De Minaur deve fare e in effetti fa quando si entra nello scambio, possibilità che si assicura in risposta sulla seconda con una posizione più arretrata, salvo guadagnare immediatamente la riga di fondo.

L’equilibrio si rompe al quinto game, quando Jannik vince due ottimi punti, soprattutto quello che lo porta a palla break, contenendo la sfuriata aussie per poi prendere in mano lo scambio e chiuderlo con una nient’affatto banale scodellata di dritto sul recupero basso e corto. Va anche ringraziata l’incapacità del numero 11 ATP di far scoppiare la palla senzo peso, ma non è che chiunque possa coprire il campo a quelle velocità e al contempo esplodere una potenza terrificante. In ogni caso, De Minaur tenta di rimediare a quel 30-40 inventando, ma la smorzata rimane nel suo campo e Sinner sorpassa. La conferma del vantaggio passa per un’insperata deuce agguantata dal classe 1999 di Sydney, ma la prima alla T e il bimane stretto a trafiggere l’attacco australiano completano l’opera.

Jannik rischia molto più di una palla break sul passante ravvicinato, ma il riflesso è pure vincente. È un game di sofferenza, i set point ben conquistati e sprecati diventano quattro e un altro gratuito concede il vantaggio esterno, cancellato da servizio, dritto, volée insicura e smash. Alex è sempre lì e dopo 15 minuti trova il 5 pari con un bel dritto in contropiede che termina una scambio di 34 colpi. Fatica (relativamente) sprecata, perché il nostro va a prendersi un’altra chance di servire per il set con il contributo di un passante valutato lungo da Alex e invece.

Non sta brillando, Jannik, ma certo non si fa sfuggire la seconda occasione e chiude il set 7-5 piantando il quarto ace. 54% di prime in campo per lui, un punto su tre con la seconda, un gratuito in più dell’avversario (14, di cui 9 di dritto, 11 a testa i vincenti), numeri che testimoniano da un lato le difficoltà e dall’altro la capacità di assicurarsi comunque il parziale.

Secondo set – Si soffre, poi il rush finale

De Minaur, alias colui che ha prodotto un’inedita top 10 senza rovesci monomani, continua a creare grattacapi. Bello il rovescio slice stretto seguito dal dritto carico e profondo che gli vale una (seconda) palla del 3-1, rimediata attaccando dopo una buona prima. Sornione, è invece Jannik a passare nel game successivo da 18 punti, approfittando di sbavature sparse dell’altro, che tuttavia si ripiglia subito, inizia e chiude con due gran scambi ed è 3 pari.

Ma quello di Alex è un gioco che si può fare anche in due e il passante bimane scivolando sulla gamba sinistra che apre il settimo gioco riscuote dall’avversario applausi e successivi errori e in pochissimi minuti il prossimo numero 3 del mondo sale 5-3. Inutile sperare che l’altro regali a questo punto, toccherà andarsela a prendere con il servizio. E lo fa, Sinner, tre prime su quattro lo mettono in condizione di tirare altrettanti vincenti e di nuovo lo slice esterno da destra gli vale la quindicesima vittoria consecutiva e anche 15^ di fila negli ATP 500.

In conclusione (si fa per dire, verrà riproposto a ogni piè sospinto), Jannik consolida il primato nazionale maschile per numero di trofei (12, Panatta è secondo con 10) e si prende in solitaria quello per classifica (n. 4 Francesca Schiavone e ancora Adriano), per una volta evitando improbabili precisazioni come “da quando può partecipare ai tornei anche chi di tennis ci campa” e “il ranking ha criteri oggettivi”. Tanto siamo certi – più che altro lo ha detto lui stesso – che a Sinner di essere l’italiano più forte/vincente/quello-che-è di sempre importa il giusto in uno sport come il tennis in cui, nei sogni di bambino o negli obiettivi di chi si scopre davvero forte, c’è il numero 1 del mondo. Oppure, per dirla in termini squisitamente tecnici, gli rimbalza come una pallina dello US Open femminile sui campi del torneo di Bogotà.

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