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Ci siamo. La stagione su terra rossa è ufficialmente iniziata. Se l’antipasto è il titolo a Marrakech di Matteo Berrettini, al Rolex Montecarlo Masters nel Principato i primi piatti si spera possano essere all’altezza del contesto. Grandi speranze per gli atleti azzurri: da Musetti – già vittorioso al primo turno contro Taylor Fritz – ad Arnaldi, da Nardi allo stesso Berrettini. Ma gli occhi sono chiaramente puntati sul fresco vincitore di Miami Jannik Sinner, entrato nei campi del circolo monegasco solamente nella giornata di venerdì. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il neo-numero 2 al mondo ha detto la sua sul cambio repentino di superficie che, come ogni anno, porta le sue insidie.
“Le mie sensazioni non sono diverse da quelle degli altri. Tutti passiamo dal cemento al rosso e sarà curioso vedere come riusciremo ad adattarci”. Ha avuto poco tempo per allenarsi il tennista altoatesino nei campi in terra battuta della Costa Azzurra. Infatti: “Le mie aspettative per Montecarlo non sono altissime. Sarà una stagione dura e complicata. Ma si sa, sulla terra è così. Questo torneo per me sarà più come un allenamento per vedere a che livello sono questa superficie e dove posso migliorarmi”. L’obiettivo? Chiaramente “il Roland Garros e poi le Olimpiadi. Si giocano ogni quattro anni e non si sa la prossima volta come sarò. Di conseguenza, sono nella mia top list di obiettivi”.
Si è parlato parecchio negli ultimi tempi di una possibile sfilata di Sinner come portabandiera olimpico a Parigi. Lui, però, è dell’avviso che “è giusto lo faccia qualcun altro. Chi ha già vinto un oro ha la precedenza, questa è la mia idea”. Perfettamente in linea con il suo essere umile e giusto Sinner è consapevole di essere un punto di riferimento per lo sport azzurro. Ambasciatore italiano dello sport nel mondo, Jan ha contribuito con i suoi ultimi successi e con il suo modo di essere – come afferma anche il suo allenatore Simone Vagnozzi – a diffondere il verbo tennistico in tutto il Belpaese. Ma… “Noi abbiamo gli Slam, la Coppa Davis, le Finals. L’Olimpiade per noi tennisti è un torneo importante, ma pur sempre un torneo. Negli altri sport è IL torneo”.
“In altre discipline i Giochi sono il coronamento di quattro anni di lavoro. Lo diceva anche Usain Bolt: un lavoro di quasi un lustro per una corsa che dura meno di dieci secondi. Quello è il vero spirito olimpico”. Però, per un certo Jannik Sinner, se arrivasse la richiesta per questo ruolo: “Lo prenderei in considerazione”.
L’aura da ragazzo genuino ormai è già entrata nel cuore di tutti. Quel suo fare da ragazzo naturalmente gentile è insito nel suo carattere. Niente forzature, nessun tipo di egocentrismo. Solo Jannik. Ma, dal suo umile punto di vista, se si guardano episodi come quello di Miami in cui ha passato delle bottiglie d’acqua a una spettatrice che si stava sentendo male: “Secondo me un po’ si esagera. Io sono un ragazzo normale, semplice e dietro quegli atteggiamenti non c’è niente di costruito. Sono fatto così: se posso aiutare qualcuno lo faccio”.
Non che il ragazzo sia perfetto eh, pure lui ha qualche difetto da studente universitario qualsiasi nonostante la strada intrapresa sia diametralmente opposta. “Non lavo quasi mai i piatti dopo aver mangiato. Li lascio lì anche per due giorni e, se volete saperlo, mi arrabbio anche io”. Sembra impossibile, ma “nel tennis, a volte, ho troppa fretta. E quando si è di fretta si va in confusione”. Vorremmo tutti essere in confusione come te, Jannik.