Guarda il video-commento del direttore Ubaldo Scanagatta
La cerimonia dell’incoronazione di Jannik Sinner è rinviata. Non verrà celebrata il 2 giugno, festa della nostra Repubblica. Chissà, forse sarebbe stato irriverente. Magari è giusto così, anche se Lorenzo Musetti ha fatto davvero di tutto, dando il suo massimo e giocando una partita di straordinaria intensità per 4 ore e 29 per cercare di regalare a Jannik Sinner (che certo dormiva il sonno del giusto, come il principe di Condè), ma si è trovato invece a dover assistere, dopo essere stato in vantaggio per due set a uno, alla resurrezione di quel fenomeno di Novak Djokovic che, a 37 anni e nonostante tutte le sei brutte sconfitte di quest’anno, ha dimostrato ancora una volta, l’ennesima, di essere…quasi immortale!
Erano le 3,07 del mattino quando Novak Djokovic ha messo a segno l’ultimo punto, quello del 6-0 al quinto dopo 4 ore e 29 minuti.
Lorenzo Musetti e tutti gli italiani che tifavano per lui si erano illusi. Perché dopo che Lorenzo aveva vinto, con pieno merito e giocando in modo aggressivo e spettacolare il terzo set, si era pensato tutti che questa volta – diversamente che nel 2021 – sarebbe riuscito a rimandare a casa il n.1 del mondo Novak Djokovic, il campione uscente e tre volte vincitore a Porte d’Auteuil.
Ma non era destino che Jannik Sinner diventasse n.1 (virtuale) del mondo già questa mattina all’alba.
Credo che lo sarà ufficialmente lunedì 10 giugno. Ne abbiamo parlato talmente tanto che non sarà più una sorpresa per chi ci segue da tempo…e anche per chi ci segue da poco, come naturale conseguenza della Sinnermania deflagrata in Italia dacchè Jannik aveva battuto per la prima volta Djokovic nel round robin delle finali ATP di Torino (e poi in Coppa Davis, e poi ancora nella semifinale dell’Open d’Australia prima della conquista del primo Slam.
Oggi si può continuare a credere che sia solo una questione di giorni, ma mentre fino a ieri molti credevano che Djokovic non potesse più essere considerato il favorito n.1 del torneo, ora quelle stesse persone avranno probabilmente cambiato idea.
Djokovic, che dovrà recuperare lo sforzo fatto per presentarsi al match di ottavi contro Cerundolo (vittorioso su Paul), non era certo contento della programmazione non ha fatto mistero di avere parecchie riserve sulla programmazione del suo match con Musetti – anche se ha detto “Non mi sembra il caso di parlarne adesso”…ma avreste dovuto vedere la sua espressione quando gli è stato chiesto un commento al riguardo.
La partita con Musetti, dopo che il match fra Dimitrov e il belga Bergs è stato spostato sul campo centrale (e meno male che è il bulgaro ha vinto in 4 set e non in cinque!), è cominciato dopo le 22,30 ed è finita all’ora che vi ho detto.
Djokovic deve vincere il suo quarto Roland Garros, ma senza affrontare Sinner in finale, ma intanto la sua “deposizione” virtuale –dopo 428 settimane – è rinviata.
Sinner lo avrà scoperto stamani, perché certamente alle 3,07 dormiva.
Non c’era troppa fiducia nelle chances di Musetti da parte di molti addetti ai lavori. Io ero fra i pochi che l’aveva perché la sua partita contro Monfils mi aveva entusiasmato. Ed era piaciuta anche a lui, visto che si era dato 10 in pagella.
E’ un peccato che non ce l’abbia fatta a domare l’indomabile Novak per diventare così il testimone d’una ideale staffetta vincente per Jannik Sinner, ma Lorenzo esce a testa alta, altissima da questa serata straordinaria perché ha giocato certamente meglio di quando battè Djokovic un anno fa a Montecarlo.
Ho ripreso in mano non so più quante volte questo articolo, perché nel corso della partita Djokovic sembrava poterla chiudere quando ha avuto un setpoint per salire due set a zero nel tiebreak… Ma lì non gli è entrata la “prima”, ha servito una seconda timida, a 133km orari, e Musetti l’ha coraggiosamente aggredita. Con Lorenzo che ha vinto il secondo e il terzo set, addirittura per 6-2 il terzo, beh pareva che perfino l’inossidabile Djokovic avesse esaurito tutte le sue energie.
Macchè, mai dare per morto Nole. 37 anni e non sentirli.
Pian piano Novak ha cominciato a registrare il suo tennis, ha riportato la lancetta indietro di un anno, quando nel 2023 aveva vinto 3 slam su 4 perdendo di misura, a Wimbledon con Alcaraz il quarto.
La partita che non era stata eccezionale come livello nel primo set è via via cresciuta, e di pari passo con questa crescita, Djokovic è diventato il miglior Djokovic – e di gran lunga – del 2024. Di nuovo il grande campione che abbiamo sempre conosciuto e ammirato. Ora, se qualcuno avesse commesso l’ingenuità di sottovalutarlo, non lo farà più.
E’ cambiato decisamente il comportamento del pubblico. Prima era in gran parte schierato dalla parte di Musetti, e certi suoi passanti hanno suscitato cori e ripetuti “Po-po-po” come all’epoca del mondiale di calcio vinto dagli azzurri. Poi però si è schierato dalla arte del soccombente Novak, che pareva non avesse più energie e invece le ha miracolosamente ritrovate, fino a diventare addirittura il dominatore del match da metà quarto set fino alla fine.
Certo Lorenzo ha spinto meno, sia al servizio sia alla risposta. Probabilmente ha temuto anche di sentire i crampi, ha chiesto banane al suo angolo e anche qualcos’altro che gli hanno detto era stato lasciato in albergo.
Il quinto set è cominciato subito nel segno di Djokovic, incredibilmente resuscitato dopo le 4 ore di gioco. E’ salito fino al 4 a 0, e questa volta Lorenzo non si è ritirato come 3 anni fa ma ha provato a lottare fino in fondo. Sennonché Djokovic era ormai in piena erezione agonistica. Non sbagliava più, menava fendenti a destra e sinistra come ai bei tempi, tutto a pochi centimetri dalla riga di fondo. E quei meravigliosi passanti mostrati nelle prime 3 ore di gioco non si son quasi visti più, così come quei lob altissimi sui quali Djokovic non riusciva a chiudere gli smash per esporsi alle sciabolate di dritti e rovescio.
Non sarà una partita che dimenticherò facilmente, fra le migliaia che ho visto. E di certo non la dimenticherà Novak che ha dato ampi meriti al talento di Lorenzo, e nemmeno la potrà dimenticare Musetti.
Prima che cominciasse, dopo le 22,30 il match maratona di oltre 4 ore fra Djokovic e Musetti, e dopo aver visto Jasmine Paolini giocare un grandissimo terzo set contro la canadese Andreescu, SlamWinner che mi è parsa avviata verso la ripresa dopo anni di infortuni e problemi sia fisici sia mentali, mi ero sfogato contro questo maledetto meteo parigino che ci ha perseguitato praticamente tutta la settimana.
Per il tennis italiano questo è certamenre un grandissimo torneo. Nonostante sia Cobolli sia Zeppieri sia Musetti possano avere grossi, grossissimi rimpianti – Cobolli era sul 4 pari e 0-40 al quinto set con Rune e poi avanti 5-0 e 6-2 nel supertiebreak finale, Zeppieri era avanti due set a zero e a due punti dal match nel quarto quando ha sbagliato uno smash facilissimo che lo avrebbe portato al matchpoint con il battibile Kokkinakis – abbiamo per la prima volta quattro azzurri negli ottavi, due uomini (Sinner e Arnaldi) e due donne (Cocciaretto e Paolini). Due dei quali Sinner con Moutet (questa domenica) e Paolini con Avanesyan che ha sorpreso la Zheng, favoriti per un posto nei quarti.
Panatta e Bertolucci giunsero nei quarti nel 1973. Ma nessuno di loro due vinse il torneo ne arrivò in finale quell’anno. La speranza che ci arrivi Sinner in questo momento c’è tutta. E almeno stasera dopo che avrebbe dovuto battere Moutet salvo clamorosa sorpresa..
A Wimbledon si era fatto un nome “il mago della poggia”, il capo degli arbitri dei Championships per 23 anni dall’83 al 2005. Si chiamava Alan Mills, è morto quest’anno il 24 gennaio. Quando compariva sullo sfondo del più mitico centre court voleva dire che un minuto dopo si sarebbe sospeso il match e gli inservienti dovevano di corsa tirar su il tappeto copricampo, un tempo sdraiato sull’erba, successivamente sollevato a mo’ di tenda per combattere con la condensa che avrebbe ritardato la ripresa del gioco.
A Parigi non c’è un altro “mago della pioggia” per una semplice ragione: non piove ogni tanto. Piove sempre. E’ mezzo secolo che vado prima a Parigi e poi a Wimbledon, sempre in vespa – sono un vespista dal 1964 quando avevo una vespa 50 e poi una 90 – e poi in tempi più recenti in MP3 perché con le due ruote davanti si parcheggia meglio ed è anche più sicura. Ebbene vi posso assicurare che ho preso molti più acquazzoni a Parigi piuttosto che a Londra dove, semmai, cade quella pioggerellina fine fine che gli inglesi chiamano “drizzle”. Ma mi sono bagnato come un pulcino – l’ultima volta venerdì sera quando ho lasciato il Roland Garros alle 1,30 del mattino – soltanto a Parigi.
Qui oltre che la pioggia tocca sopportare anche il freddo e la notevolissima umidità. Non deve essere facile nemmeno per i giocatori, soprattutto per quelli che non possono godersi il privilegio dei due campi coperti dal tetto retrattile.
C’è chi, come Jasmine Paolini oggi, aveva cominciato a giocare sul Mathieu, in mezzo alle serre, ma poi le hanno fatto finire il match sul campo tre…ma il nostro Musetti, e il suo avversario Djokovic, hanno dovuto subire lo spostamento del match fra Dimitrov e Bergs sul centrale per poter entrare in campo invece che alle 20,30 ben oltre due ore dopo. Mi immagino le…parolacce di entrambi.
Per tutti i giocatori comunque questo torneo è stato fin qui una discreta sofferenza. Attese infinite, interruzioni, riprese. Ma alla fine quel che conta è chi è approdato alla seconda settimana e chi no.