A una settimana dallo US Open, Jessica Pegula è la protagonista di questa estate nordamericana. Sempre un po’ sottovalutata e mai inserita tra le primissime favorite per la vittoria finale dei grandi eventi (oggettivamente, ha i quarti di finale in tutti gli Slam ma nessuna semifinale), Jessica fa il suo e, dopo aver vinto il suo terzo “Mille” in carriera una settimana fa a Toronto, ha guadagnato la finale anche a Cincinnati.
Ex numero 3 del mondo e attualmente sesta, la vittoria in finale contro Aryna Sabalenka le farebbe guadagnare una posizione scalzando Paolini (Jasmine è top 5, sempre piacevole ricordarlo), anche se ciò succederebbe solo lunedì prossimo grazie a questa cosa dei tornei che si concludono dopo l’uscita del ranking (o del ranking che esce prima eccetera).
Sconfitta Paula Badosa 6-2 3-6 6-3 in semifinale con l’ormai immancabile interruzione per pioggia, Pegula è a un solo match dall’essere la prima tennista a vincere Canada e Cincinnati nello stesso anno da Evonne Goolagong nel 1973 (aiuta il fatto che da quell’anno al 2004 si sia disputata una sola edizione). “È piuttosto folle” commenta Jessica, “già non credevo di riuscire a difendere Toronto. Non era qualcosa a cui avevo pensato ma, ora che c’è l’occasione, mi piacerebbe coglierla. È anche bello vedere la mia forza mentale su tutti questi incontri, magari qualcosa che mi posso portare allo US Open. Sento di aver sempre fatto bene negli eventi di una settimana, ma riuscire a mantenere il livello su due settimane mi dà una fiducia extra”.
A proposito del match appena concluso con Badosa, dice che Paula “tirava più forte di qualsiasi altra con cui abbia mai giocato. Era insensato il suono quando colpiva la palla, non era così l’ultima volta che ci eravamo incontrate. Con Aryna sarà piuttosto simile, quindi cercherò di usare in finale quello che ho fatto oggi”.
A dispetto delle avversarie che spaccano la palla, la velocità dei campi, decisamente aumentata rispetto alla passata edizione, non preoccupa Jessica in vista della sfida con Sabalenka, con la quale è sotto 2-4 negli scontri diretti, ma è avanti 2-1 sul duro: “Sono brava ad assorbire e canalizzare la velocità, rispondendo una palla piatta che rende complicato alle avversarie continuare a colpire forte. Devo usare le gambe, essere pronta per i primi due colpi e impedire che si crei la situazione per chiudere, poi posso provare a muoverla. Però non è facile quando hai la sensazione che ti salga sopra, continuamente. Devo anche lavorare sulla percentuale di prime battute e capire dove le piace rispondere e farmi trovare pronta. Complicato sui campi veloci, ma devi usare le gambe e non avere paura di colpire forte perché, se cerchi di accompagnare la palla, o ti vola via o l’affossi. E, allo stesso tempo, tenerti un buon margine”.
Sebbene in striscia vincente da nove match, Jesse non ritiene di essere ‘in the zone’, tranne qualche eccezione, come “la sfida con Taylor [Townsend], almeno per un po’, e forse il primo set di oggi in cui ho giocato a un livello davvero alto. Ma non c’è stato un incontro che mi abbia fatto pensare, ‘oh, sono al picco della concentrazione da tre match’. Avrei potuto perdere con Leylah o con Muchova”.
Anche questo WTA 1000 si allungherà dal 2025… “Non impazzisco per i tornei su due settimane. Certo che, quando c’è maltempo e l’orario di gioco viene compresso è tremendo e vorresti avere più tempo a disposizione. Altre volte invece ti trascini, ‘perché dura due settimane’? Può andare in entrambi i modi, non so quale sia migliore. Credo che continueremo a vedere i tornei crescere e offrire più soldi. Però, due tornei lunghi di fila e poi allo US Open non è l’ideale…”.
Spostando il discorso sul controverso match point tra Draper e Auger-Aliassime, Pegula è senz’altro favorevole alla possibilità di un replay in campo, anche perché episodi del genere “non succedono poche volte, capitano spesso. E tutti possono vedere il replay e tu no. È dura soprattutto dal punto di vista emotivo per chi è in campo, perché alla gente e ai fan piace tormentare le persone per le loro decisioni e il loro comportamento. Ma in campo ci sei tu, che ti stai facendo il m**** per vincere quel match e poi succede quella cosa. È parecchio difficile da gestire, di fronte al pubblico e sapendo che andrà online. Felix l’ha gestita con gran classe, da non crederci, perché tanti altri non avrebbero saputo farlo in quel modo, inclusa me stessa”.