I tornei di MEF Tennis Events hanno la caratteristica, oltre che di essere organizzati alla perfezione, di lanciare spesso alla ribalta giovani talenti. E’ successo tante volte in passato e il Challenger di Todi non è venuto meno alla tradizione. Capita così che un ragazzo 17enne, al suo terzo torneo professionistico, balzi agli onori della cronaca superando ogni più ottimistica previsione. Il ragazzo si chiama Pierluigi Basile, talento pugliese da Martina Franca, che ha fatto onore alla wild card ricevuta superando brillantemente le qualificazioni a spese di Valerio Abojan (n.394 ATP) e Lorenzo Rottoli (n.685). Pierluigi avrebbe anche potuto ritenersi soddisfatto, invece, al suo esordio in un tabellone principale, è rimasto in campo più di tre ore per avere la meglio su un Gabriele Pennaforti (n.446 ATP) in gran forma, tra l’altro rimontando un primo set perso malamente al tie-break. Nemmeno la sospensione per pioggia l’ha disturbato perché in questi giorni Basile era davvero un ragazzo in missione, il primo tennista classe 2007 ad aver superato un turno a livello Challenger. E, dopo averlo visto giocare, siamo assolutamente convinti che non si fermerà qui nel riscrivere la storia. Noi l’avevamo intravvisto al torneo Juniores di Salsomaggiore quando, pur seguendo un altro match, avevamo gettato qualche occhiata distratta al suo campo. Allora, folgorati dal suo gioco, e per esorcizzare il latente senso di colpa l’abbiamo contattato per intervistarlo in esclusiva per Ubitennis, due giorni dopo la sua uscita dal torneo ad opera di Carlos Taberner (n.261), il futuro vincitore.
Buongiorno Pierluigi, grazie per il tuo tempo. Questa settimana ti sei preso di prepotenza il palcoscenico, ma immagino che pochi dei nostri lettori ti conoscano per davvero. Cominciamo dalle presentazioni?
Certo, ho 17 anni, sono nato a Martina Franca, il mio compleanno è in gennaio e sono alto 190 cm. Gli amici mi chiamano Pigi.
Perfetto. Cominciamo con una notazione di cronaca. Alla fine del tuo match contro Carlos Taberner c’è stato un momento di tensione. Cosa ti rimproverava il tuo avversario?
In realtà è stato tutto un equivoco. In precedenza lui aveva preso warning perché aveva involontariamente ritardato il mio servizio. Così al momento di servire gli ho fatto il gesto del pollice per chiedergli se era pronto. E lui deve aver frainteso.
Poi vi siete chiariti?
Assolutamente sì. Anzi è stato davvero gentile e mi ha fatto un sacco di complimenti.
Immagino che questa ondata di popolarità sia passata sulla tua vita come un tornado.
Puoi ben dirlo! (ride, ndr). I social sono impazziti, anche se io non è che li segua molto. Poi ho cercato di tenere un profilo basso perché non volevo che i miei amici pensassero che mi ero montato la testa.
Comunque tutti commenti entusiasti?
Nella maggior parte sì, anche se non sono mancati quelli, come dire, un po’ particolari.
Racconta.
Una signora di una certa età ha scritto “non capisco tutto questo entusiasmo. Cos’hai vinto Wimbledon?”. E un altro che ha definito il mio “un rovescio veramente inguardabile”.
Vabbè, allora partiamo direttamente dal tuo rovescio. Un colpo che mi ricorda molto quello di Musetti. Con annessi e connessi, ad es. il problema (come ci diceva Bonadio nella sua recente intervista) di essere costretti a rispondere molto indietro, contrariamente a quanto succede col rovescio bimane.
Sinceramente non ci ho mai pensato (ride, ndr). E’ da quando sono piccolino che gioco per tirare il più forte possibile. Più veloce è la palla che arriva, più sono contento. Pensa che fino all’anno scorso partivo coi piedi sulla linea di fondocampo. Adesso ho arretrato un po’ la posizione, ma solo per un fatto tattico. In questo modo infatti riesco ad avere una palla più carica, con più traiettoria e che può dare fastidio all’avversario. Il mio maestro (è sintomatico che fino ad una certa età i giocatori usino il termine maestro e non coach, ndr) mi ha caldamente consigliato in questo senso.
Gorietti?
No, Alessio Torresi. Gorietti dirige la scuola ma personalmente mi segue Alessio.
Ma com’è nata questa storia del rovescio a una mano?
Guarda io sono cresciuto guardando e ammirando Federer, quindi non è stata nemmeno una scelta ma una cosa istintiva. Tra l’altro i miei maestri non volevano perché per un bambino è un colpo bello tosto. Per fortuna sono stato più testardo di loro (ride, ndr).
Toglimi una curiosità, ma quando Federer era attivo tu eri molto molto piccolo.
Sì, ma io ho iniziato che non avevo ancora tre anni con la racchettina e le palline di gommapiuma. Pensa che il mio rovescio di quando avevo quattro anni era già molto simile (e a conferma mi ha inviato un video, ndr), fatte le dovute proporzioni, a quello che ho adesso.
Ricostruiamo allora la tua carriera.
Ho iniziato i primi corsi nel 2011, a quattro anni, ma già prima giocavo con mio padre. Mettevamo il cesto in garage, montavamo una rete e io colpivo come un matto con la mia racchettina. A me piaceva un sacco e giocavamo prima di cena, poi rompevo le scatole a mio padre perché finisse in fretta di mangiare per tornare giù a giocare. Delle volte finivamo anche a mezzanotte con mia madre che il giorno dopo si arrabbiava perché non riuscivo a svegliarmi per andare a scuola.
Ma tuo padre ha dei trascorsi tennistici?
Assolutamente no, è stato molto forte a calcio ma poi ha smesso e da più grande ha iniziato a giocare a tennis da amatore. Poi, come ti dicevo, sono iniziati i corsi e da quando avevo sei anni sono stato seguito per sette anni dal maestro Daniele Micolani. E’ lui che mi ha cresciuto e gli devo veramente tantissimo.
Com’è successo che poi sei passato a Foligno?
Fondamentalmente perché il maestro Micolani era andato via. Così ho fatto un anno a Brindisi ma non andò benissimo. E a Foligno c’erano due miei coetanei che conoscevo bene: Matteo Sciahbasi e Yannick Ngantcha (un ragazzo dalla storia tristissima, ndr). Per cui avevo fatto un salto a trovarli per fare qualche allenamento con loro e dopo tre giorni avevo già deciso di rimanere. Avevo 14 anni ma non ci ho pensato due volte.
Ti manca Martina Franca?
Sicuramente mi mancano le persone care, ma sono ben consapevole di essere stato io a scegliere questa strada.
A proposito di persone care, sai che sui miei social è intervenuta tua madre?
Nooo? Cos’ha detto?
C’era uno che sosteneva che tu avessi un accento umbro e non pugliese e lei ha difeso la tua ‘pugliesità’.
Ah ok (ride, ndr). Sarà perché effettivamente prendo un po’ su le varie parlate. Quella di Foligno con qualche sprazzo di toscanità perché la mia ragazza era di quelle parti.
Nel senso che non è più la tua ragazza?
Mah, chi lo sa (ride, ndr).
La scuola?
Tostissima perché ho sempre frequentato la scuola pubblica (liceo scientifico sportivo) ma l’ultimo anno, in quarta, ho accumulato ben 120 giorni di assenze e allora ho chiesto ai miei se posso passare al privato. Senza poter frequentare con continuità era un po’ un problema…anche perché in matematica faccio veramente schifo (ride, ndr).
Quali sono invece le materie che ti piacciono?
Inglese e chimica su tutte. Ma comunque in tutte le altre materie avevo la media dell’otto, proprio per compensare i brutti voti in matematica. In inglese ho nove, guardo i film in lingua originale e poi durante i tornei mi capita spesso di parlarlo.
Questo di Todi era il tuo terzo torneo professionistico dopo gli ITF di Cattolica e Gubbio. Adesso che programmi hai?
Farò un paio di 15.000$ a Forlì e Bologna. E ancora non so se partirò dal tabellone e dalle qualificazioni perché la classifica con cui mi sono iscritto è ancora quella che mi vede al n.1840. I 10 punti di Todi ci metteranno un paio di settimane ad entrare.
Dovresti arrivare a cavallo della posizione n.1000.
Non so esattamente, ho visto che Cinà ne ha 14 ed è n.940. Ma non è una cosa cui sto pensando tanto. La vera gioia è stata a Cattolica quando ho preso il mio primo punto ATP che mi avrebbe permesso di giocare un certo tipo di tornei.
A proposito di Cinà, so che siete amici.
Molto amici. Poi lui ha preso lo slancio e ci siamo persi un po’ di vista. Però adesso l’ho quasi ripreso (ride, ndr).
Adesso ti dico qualche nome di tuoi più o meno coetanei e mi racconti in che rapporti siete. Cominciamo con Gianluca Cadenasso.
Molto bravo, mi ci sono allenato questa settimana a Todi.
Federico Bondioli.
Lo conosco superficialmente ma non abbiamo mai giocato contro.
Lorenzo Carboni.
Stessa cosa di Bondioli. Abbiamo giocato contro un paio di volte ma quando eravamo under 10 e poi under 11, quindi credo che non sia particolarmente significativo.
Jacopo Vasamì
Mamma mia, quante ne avrei da raccontare (ride, ndr)…ma forse è meglio di no.
Daniele Rapagnetta.
Amici amici.
Vito Darderi?
Lasciamo perdere, prossima domanda.
Gabriele Crivellaro, che battesti a Rovereto nella finale del campionato italiano Under 16.
Con Crive siamo molto amici. Ogni tanto bisticciamo un po’ ma ci vogliamo bene.
Gabriele Vulpitta.
Amici, poi ci alleniamo entrambi a Foligno.
E tra gli stranieri uno che ti ha colpito particolarmente?
Direi Matej Dodig con cuimi sono allenato a Todi. Tira fortissimo, una sassata dietro l’altra…però abbiamo fatto una partitina e ho vinto io (ride, ndr).
Una domanda che esula, sai chi è Gianluca Basile da Ruvo di Puglia? Siete per caso parenti?
Un ex giocatore di basket? Sì mi ricordo, giocava nella seconda squadra di Bologna, se non sbaglio. E non siamo parenti.
Mi complimento, giocava infatti nella Fortitudo Bologna e anche in nazionale. Intuisco quindi che segui il basket.
Sì, ma soprattutto quello NBA. Sono tifosissimo dei Lakers. I miei giocatori preferiti? Ovviamente Lebron James e poi Ja Morant perché a me piacciono i giocatori che saltano tanto e spaccano il canestro. Poi mi piace tanto Luka Doncic, anche se non centra niente con le caratteristiche che ho detto prima. Tanto per dire adesso mentre sto parlando indosso una sua canotta. E poi Kobe Bryant, un raro esempio di duro lavoro ripagato dai risultati.
A proposito dei Lakers ho sentito una storia…
(Scoppia a ridere, ndr), un episodio che risale alla mia vittoria del titolo italiano under 16 a Rovereto. Si giocava vicino a un enorme centro commerciale dove, ancor prima che iniziasse il torneo, siamo andati a fare la spesa. Nel mentre ho notato un enorme negozio di articoli sportivi e ho immediatamente visto una bellissima giacca, un po’ vintage, dei Lakers. Allora ho telefonato a mio padre e mi sono fatto promettere che se avessi vinto il torneo me l’avrebbe regalata. Detto fatto.
Allora per farti vincere basta prometterti un capo d’abbigliamento. Mi sembra che a Todi sia successa una cosa analoga.
Effettivamente (ride, ndr). Avevo visto una camicia che mi piaceva tantissimo e Giorgio Portaluri, un altro maestro dell’Accademia che era a Todi con Vulpitta, ha commesso l’errore di dire che me l’avrebbe regalata se avessi superato un turno di tabellone. E’ stato incauto (e ride ancora, ndr).
Cambiamo argomento. Quando sei in trasferta ti piace leggere?
Sì parecchio, soprattutto libri che trattano aspetti psicologici.
Quindi immagino che a Foligno avrai un mental coach.
Sì, ne ho due. Chiara Gemma e Riccardo Catanzaro.
Segui qualche altro sport oltre al basket?
Sarei tifoso della Juventus, se non fosse che ultimamente il calcio è diventato noiosissimo, quasi come la F1. Ah, poi mi diverte molto giocare a padel, anche se non lo seguo. E in realtà ci gioco anche poco perché dopo gli allenamenti non è che abbia tanta voglia di sudare ulteriormente.
Prima dell’ITF di Forlì farai un po’ di vacanza?
No no, sabato parto per la Serbia (al J300 di Pancevo, in Voivodina, ndr) per giocare un torneo Under 18.
Riesci ancora a trovare interesse per i tornei giovanili dopo che hai assaggiato il piatto forte?
Sicuramente è meno stimolante, ma alla fine è comunque molto utile perché quando giochi contro quelli forti, come in questa settimana a Todi, sei molto stimolato e il tuo livello si alza automaticamente, nei tornei giovanili invece ci devi mettere del tuo. E’ dunque, se così vogliamo chiamarlo, un esercizio di concentrazione.
La differenza più grande tra un torneo giovanile, anche di buon livello, e il tennis dei grandi?
Tra i pro non esistono punti regalati e il tuo atteggiamento deve essere impeccabile.
Grazie Pigi, se così posso chiamarti, e in bocca al lupo per la tua carriera.
Grazie a te e a Ubitennis.
Dopo aver salutato Pigi, mi viene da pensare che davvero ogni intervista ha una sua storia. Talvolta devi lavorare come un dentista per estrarre parola dopo parola, in altri casi si instaura una bella sintonia con la persona con cui stai parlando. E’ quello che è successo in questa conversazione che ci ha permesso di scoprire un ragazzo simpatico e molto sveglio, acuto osservatore e di forte spessore umano. Non solo siamo certi che ne risentiremo parlare spesso, ma tiriamo anche un bel sospiro di sollievo perché, tra lui, Cinà e gli altri, il futuro del tennis italiano appare davvero in buone mani.