C’è una nuova data da segnare nel calendario della storia dello sport italiano: l’otto settembre 2024, il giorno in cui si è sancito agli occhi del mondo, in maniera definitiva, la supremazia totale di un ragazzo italiano, italianissimo, che sta facendo impazzire di gioia un Paese intero, riscopertosi amante della racchetta, ma soprattutto capace di riscrivere tutte le regole della valutazione delle emozioni, dei sentimenti e dei successi. L’asticella si è ormai alzata in maniera irreversibile e la vittoria di questo Us Open ha messo la cera lacca sulla corrispondenza verso la leggenda. Jannik Sinner è definitivamente nel gotha dello sport mondiale e da quel tavolo non ci si alza più, non si torna indietro.
Superiorità disarmante quella mostrata in campo da Sinner, una superiorità che ha trasmesso la consapevolezza che il suo avversario, Taylor Fritz, abbia giocato una partita coraggiosa ma alla pari solo per pochi istanti nel match, quando ha servito con il 90% di prime, tirato fortissimo di dritto, preso tutte le righe del campo. Quanto è durato? Qualche game nel terzo set e poco più. Troppo più forte Sinner, più solido, maggiormente abituato a giocare punti importanti. Unico nel circuito ad avere la capacità di picchiare così da fondo campo con dei fondamentali, dritto e rovescio, praticamente perfetti. Con un dominio così netto da avere la libertà e la capacità di trasformare sempre un’azione da difensiva in offensiva, curando con dovizia una transizione difficile per molti, naturale per Jannik.
È una vittoria diversa da quella dell’AO, perché figlia della consapevolezza di essere il più forte di tutti, il favorito numero uno, sempre. A Melbourne abbiamo visto sbocciare un campione, a New York lo abbiamo visto diventare grande, attraversando il deserto del sospetto, delle maldicenze e dei tanti dubbi, un percorso che lo ha fatto maturare come uomo prima, come tennista poi, aprendogli definitivamente la prospettiva verso qualcosa di più grande. Ha vinto dove molti avrebbero perso: nella sfida con sé stessi e la propria mente. Vincere uno Slam è naturale conseguenza. Ad maiora, Jannik.