“Mancano Sinner e Musetti, ci crediamo” (Claudio Lenzi, La Gazzetta dello Sport)
“Non siamo i favoriti, ma ci batteremo come leoni”. Il capitano del Belgio Steve Darcis è stato preso in parola, chiedete all’Olanda sconfitta 2-1 a tarda notte da una squadra senza stelle (Goffin è a casa per la nascita del primogenito, al suo posto Zizou Bergs, n.72 Atp). Raphaël Collignon, 194 del mondo a 22 anni, si è arreso con onore a Van de Zandschulp, il giustiziere di Alcaraz agli Us Open, che poi ha ammesso: “È stato più difficile battere lui che lo spagnolo a New York”. Messo con le spalle al muro, proprio il 25enne Bergs si è esaltato e con 20 ace ha battuto il più quotato Griekspoor (39), costringendo la squadra Orange al doppio decisivo.
Sander Gillé e Joran Vliegen (n.32 in coppia) non chiedevano altro e hanno completato l’impresa in rimonta dopo oltre tre ore di gioco. Tanto da dire: “Nulla è impossibile per questa squadra, specie contro un’Italia che si presenta senza Sinner e Musetti”. La sfida contro gli azzurri è in programma domani alle 15, poi sabato il Belgio chiuderà il suo impegno a Bologna contro il Brasile e a quel punto conosceremo il verdetto della
fase a gironi. Piazzarsi ai primi due posti significa qualificarsi per i quarti di finale in programma a Malaga dal 21 al 27 novembre […].
Cuore Berrettini, lancia l’Italia: “Mi mancava questa gioia” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
L’urlo di Matteo Berrettini arriva dritto al cuore. Suo e dell’Italia, che sulla sua spinta e grazie al secondo, soffertissimo, match di Arnaldi chiude i conti col Brasile dopo i due singolari e domani può affrontare il Belgio con animo più leggero. Battendo Joao Fonseca al ritorno in Nazionale, Berrettini riannoda i fili di una tela azzurra squarciata quasi due anni fa. Ma come nelle tele di Fontana, anche un taglio, uno strappo, può trasformarsi in una preziosa opera d’arte. Il romano aspettava questo ritorno, lo ha vissuto e ci si è immerso completamente, anima e martello: “È una sensazione che mi mancava da tanto tempo e per diverse ragioni” – ha commentato l’ex numero 6 al mondo dopo il match.
“È stata simile a una prima volta in Davis, ma non essendo giovane come il mio rivale sapevo già cosa aspettarmi, come iniziare e come restare concentrato sulle cose importanti: quella è stata la chiave del primo set. Sono davvero contento di essere qui, di aver giocato e di essermi goduto questa atmosfera”. Un calore che si trasforma in bolgia quando Arnaldi, avanti 1-0 5-2 con il numero 76 al mondo Monteiro, si fa rimontare e rischia la sconfitta al terzo ma resta lì, attaccato al match, un punto dopo l’altro fino all’apoteosi. Per Simone Bolelli e Andrea Vavassori la sfida con il duo brasiliano è spettacolo tra doppisti di altissimo livello nonostante la sconfitta […].
L’urlo di liberazione di Berrettini porta con sé tanti significati: “Era gioia e voglia di partecipare alla gioia delle persone che hanno visto la partita. Era uno sfogo di liberazione, di felicità per tante cose che sono successe e di cui non voglio più parlare che altrimenti mi annoio da solo – ha proseguito il finalista di Wimbledon 2021. È passato un anno da quando venni qui a prendere “da fuori” il calore del pubblico e oggi l’ho preso da dentro. Missione compiuta” […].
Italia, robe da… Mattei (Daniele Azzolini, Tuttosport)
C’è un martello che batte forte, nel frastuono dei tamburi che fa da coro ai monologhi da solista di Matteo Benettini, primo maglio della Davis Band italiana, ma anche un’ostinazione che sfiora l’irriducibilità, nel cercare da parte dell’altro Matteo, Arnaldi, lungo le pagine dello spartito di un match in tre atti come un’opera teatrale, quelle note trionfali che resero possibile, l’anno scorso, la riconquista della Coppa, quarantasette anni dopo la vittoria di Santiago del Cile. All’ombra della vecchia insalatiera affacciata sul campo, acquistata da Dwight Filley Davis nel 1899 in una gioielleria di Boston, il Brasile si fa da parte, inchinandosi alla coppia dei nostri Matteo. Due a zero al termine dei singolari è il miglior viatico per tener desto l’obiettivo che gli azzurri si sono dati, tornare a Malaga e riconquistare il trofeo. Due match giocati sopra le righe, con un trasporto che mi obbliga a trascurare i molti errori commessi, e le omissioni, che non sono state da meno. Conta la vittoria, e quella – come sempre in Coppa – è “rob de matt”, come si dice a Milano. Roba da Mattei, nella traduzione più tennistica che si possa dare. È sempre un’emozione vederlo all’opera, il Matteo numero uno, Berrettini. Nel bene e nel meno bene, che nel gioco di The Hamrner s’intrecciano spesso. Senza voler togliere nulla a Sinner, che di ben altra pasta è fatto, e dispensa suggestioni che valgono vittorie (incredibili) e primi posti (duraturi). Una fortuna avere due tipi così dissimili, come Mat e Jan, talmente opposti per condotta di gioco e reazioni da completarsi, e far supporre – basterà concedere il giusto tempo – un forte legame di amicizia, durevole negli anni.
È un fatto, nessuno come Berrettini sa portare il pubblico, presente e televisivo, sulle montagne russe del tennis. Su su dove la rincorsa del trenino sembra quasi rifiutarsi di arrivare, e poi d’improvviso giù a valanga, su pendenze di novanta gradi, verso looping da brividi. Lo segui palpitando, uno così, e lo apprezzi perfino quando all’improvviso regala punti all’avversario, sicuro che si arrabatterà in mille modi sui prossimi colpi, per riprendersi il dovuto. Va così, contro Joao Fonseca, Little Sinner lo chiamano in Brasile, un bimbone diciottenne che ha doti di molto superiori alla media […].
Tanto più laborioso il confronto tra i numeri uno (3 ore e 40 minuti), Arnaldi 33 Atp e Thiago Monteiro, 76, discreto terraiolo mancino ma tennista che pensa a quello che fa. Un po’ meno Arnaldi, nella giornata di ieri, vivace nel fisico e reattivo sempre, ma abbastanza offuscato nella visione del gioco. Al punto da consentire al brasiliano di giocare una quantità industriale di dritti, il suo colpo migliore, sul quale riesce quasi sempre ad appoggiarsi per aprirsi il fronte d’attacco […]. Niente è facile in Coppa. La vittoria di Arnaldi, per quanto emozionante, è giunta lungo una maratona nella quale Monteiro ha avuto, nei punti e nelle percentuali, numeri migliori dell’azzurro (salvo un 25-46 negli errori non forzati), e addirittura 9 punti in più, 123 a 132, al termine del match.