La Spagna, nel venerdì di un’intensissima Italia-Belgio, ha staccato il fondamentale pass per le Final 8 di Coppa Davis a Malaga. Dove ci sarà la possibilità di giocare in casa per la nazione capitanata da David Ferrer e soprattutto guidata in campo da un Carlos Alcaraz in stato di grazia, apparso rinvigorito dopo la brutta uscita prematura allo US Open. E ha dimostrato tutto il proprio entusiasmo, manifestando quanto nel suo pensiero la Spagna sia temibilissima, in una interessante conferenza post gara.
“È stata una settimana fantastica. La partita di qualificazione contro la Repubblica Ceca è stata incredibile, molto intensa, e così quella di oggi”, spiega Alcaraz, alla prima apparizione ufficiale in questi giorni dopo il duro colpo allo US Open, “trovo buone sensazioni nel contesto della competizione, delle partite, ma soprattutto belle sensazioni anche fuori dal campo. Abbiamo una squadra completa, composta da grandi giocatori. Nei giorni di allenamento ci alleniamo ad un alto livello di tennis e fuori dal campo andiamo molto d’accordo. Ciò rende l’atmosfera incredibile, ci rende tutti felici e ci motiva a vicenda. È una settimana di cui avevo bisogno perché sono arrivato grazie al sostegno dei miei compagni e dello staff della Federazione. L’affetto è stato incredibile. A Valencia l’atmosfera in ogni partita è fantastica, spero che potremo giocare più spesso qui a casa. Ogni volta che lo faccio, me lo godo al massimo. Valencia è una città spettacolare, molto bella, merita di ospitare nuovamente un torneo ATP“.
Le competizioni nazionali, d’altronde, danno sempre uno stimolo in più a qualsiasi giocatore per dare il meglio, per ben figurare. Così le Olimpiadi, così la Davis, per quanto lo spagnolo precisi come siano comunque due contesti non del tutto paragonabili: “Sono due competizioni totalmente differenti. Certo, anche alle Olimpiadi provi l’emozione di giocare per il tuo Paese, ma è più vicino a un torneo individuale che ad una competizione a squadre. Mentre la Davis, almeno per come la vedo io, è totalmente una competizione a squadre. Tutti i giocatori spagnoli sono andati insieme alle Olimpiadi, ma qui la vedo come qualcosa di diverso. Alle Olimpiadi a stento riuscivo ad andare in campo e tifare per i miei compagni, mentre qui siamo stati tutti insieme con l’intera squadra, tutti gli allenatori dei vari giocatori, restando uniti e formando una grande squadra in ogni momento. Quindi ho avuto un’esperienza leggermente diversa“.
In Davis Carlitos ha chiaramente avuto ulteriore modo di testare le sue qualità in doppio, giocando al fianco di un doppista di altissimo livello (attuale n.2 al mondo, al pari con Zeballos n.1) Marcel Granollers. Un’esperienza comunque importante, per quanto diversa rispetto a quella olimpica con Nadal: “Sono sensazioni differenti. Giocare con Nadal alle Olimpiadi, al Roland Garros, sul Philippe Chatrier, è stato un momento indimenticabile per me, un momento super importante nella mia vita, nella mia carriera. Per me è stata una grande gioia, un sogno diventato realtà condividere lo stesso lato della rete con il mio idolo Rafa Nadal, è stato qualcosa di unico. Rafa secondo me gioca molto bene in doppio, ma giocare in doppio con Marcel è di un altro livello. Giocare con lui è davvero facile, sotto rete copre molto, dandoti quella calma che in campo di tanto in tanto è necessaria. Qui con Marcel è stato un incontro molto impegnativo, 7-6 al terzo, ma mi sono goduto ogni momento, ogni punto, ogni palla. Sono super grato e super felice di poter dire di aver giocato insieme al n.1 al mondo in doppio“.
E la felicità espresse con le parole ha contraddistinto anche la presenza in campo di Carlitos, decisamente positivo e sorridente: “Ci sono delle volte, dei momenti in cui sorrido perché forzo me stesso a farlo anche se non vorrei, e qualche volta funziona. Alle volte quando mi forzo a sorridere cambio la dinamica e da lì in avanti inizio veramente a godermela, mentre altre volte no. Allo US Open mi sono sforzato tante volte di sorridere, ma non c’è stato il click, non sono riuscito a cambiare. La verità è che questa settimana mi ha aiutato molto, specialmente è stata una settimana di allenamento intenso, e di partite intense con sensazioni davvero buone riguardo il mio tennis, fisicamente e mentalmente. Inoltre l’avere tutto lo staff e i miei compagni di squadra lì mi ha aiutato a realizzare molte cose e soprattutto a sentirmi a mio agio sia in allenamento che in partita“.
Sensazioni ottime, che sono alla base della qualificazione anticipata della Spagna, il cui girone si concluderà nella giornata di domenica contro l’Australia, in un match valevole per la prima posizione del raggruppamento. Considerando il potenziale tabellone di Malaga, all’Italia il primo posto nel suo girone serve proprio per evitare la Spagna in semifinale, ipotizzando che la Spagna arrivi prima. Agli azzurri toccherebbero eventualmente USA o Germania, ma sempre meglio che giocare contro i padroni di casa a Malaga.
Alcaraz non si è però sbilanciato più di tanto sulla sua eventuale presenza in campo contro gli australiani, sottolineando però come non abbia paure di sorta su un eventuale arrivo in prima o seconda posizione: “Non ho ancora parlato con il capitano riguardo il prossimo incontro, ma vedremo come andrà. Per me l’obiettivo principale era qualificarsi. Sinceramente non mi interessa se ci qualifichiamo primi o secondi vista la squadra che abbiamo, sono le altre nazioni che devono aver paura di noi. Non so cosa succederà domenica, ma forse i giocatori che non hanno avuto l’opportunità o la possibilità di giocare questi primi due incontri potranno farlo domenica e mostrare perché sono nella squadra spagnola“.