Da Berlino, il nostro inviato
Paganini non ripete. Celebre frase riferita a un grande violinista, solito non concedere mai bis. Frase ben applicabile a Carlos Alcaraz e alla voce “sconfitte”. Dopo aver perso il doppio del venerdì insieme a Zverev, lo spagnolo ha dominato la scena nel suo primo singolare in Laver Cup, battendo in due set Ben Shelton. E dire che sul cemento indoor l’americano è un pessimo cliente, ma quando il n.3 al mondo è nel suo giorno giusto diventa difficile contrastarlo. E soprattutto guastargli l’umore, come dimostrano gli ampi sorrisi che dispensa in una rilassata conferenza stampa.
“La partita è stata molto difficile“, riflette Carlitos, “Ben mette in campo un livello molto alto in queste competizioni. Ha la capacità di alzare il suo livello quando gioca in squadra, e deve vincere per gli altri, per i propri compagni. Sono molto felice perché all’inizio ho cercato di rispondere aggressivo, di giocare scambi lunghi, ed è stato molto importante. Quando giochi contro Shelton non sai mai come sarà il servizio. Serve a 230 chilometri orari, kick a 190, è imprevedibile. Arriva anche a piazzare a 220 la seconda. Ho provato a stare concentrato in risposta, a giocare scambi lunghi, di giocarmi al meglio le mie chance, rimanendo attaccato e provando ad essere il più aggressivo possibile“.
D’altronde giocando con aggressività Alcaraz ha costruito i suoi successi, un po’ come Sinner (Tsitsipas dixit). I due gemelli diversi, nell’aspettativa generale futuri dominatori del circuito, sulla falsariga dei Big Three. Prospettiva che non dispiacerebbe al 21enne di Murcia: “Spero che la nostra rivalità sia pari, o quasi, a quella che i Big 3 hanno avuto durante tutta la carriera. Questo è il primo anno in cui io e Sinner vinciamo tutti gli Slam. Spero di continuare così, condividendo grandi momenti, lottando per i grandi tornei, i Grandi Slam, i Masters 1000. Se rimarremo a questo livello costruiremo una grande rivalità e un rapporto anche fuori dal campo. Spero che rimanga nel tour per molto tempo, perché mi spinge a essere un giocatore migliore ogni giorno. Mi ha spinto ad allenarmi al 100% solo per provare a batterlo nelle partite successivo. Sarebbe fantastico avere quella grande rivalità che i Big 3 hanno avuto nella loro carriera“.
A 21 anni non è facile essere già sulla cresta dell’onda, reggere la pressione di essere stato n.1, campione Slam. E non è neanche scontato che possano esserci costantemente le stesse motivazioni, tutt’altro. Specie per uno come lo spagnolo che gioca quasi ogni settimana: “Non è facile trovare sempre motivazioni. A volte non sono motivato, passo dei momenti difficili. Non ci sono molti giorni di riposo quanti servirebbero, alle volte voglio prendere una pausa per me stesso, e invece devo viaggiare nel mondo. A volte non voglio andare ai tornei, perché vorrei stare a casa con famiglia e amici e in quei giorni devo trovare la motivazione per mettere in campo il mio miglior tennis in partita, e allenarmi al massimo. Ovviamente quando scendo in campo voglio sempre vincere, ma il mio miglior tennis arriva quando sorrido e mi diverto in campo, e talvolta è difficile trovare quel ritmo o quella bella sensazione. Quindi voglio concentrarmi sul mio team, sulla mia famiglia e cercare di dare il massimo in ogni allenamento, in ogni partita, per arrivare in cima alla classifica. Penso che sia la soluzione migliore per rimanere motivati“.
Motivazioni e serenità, due facce della stessa medaglia che sono fondamentali per un giocatore di alto livello, per tentare costantemente di migliorarsi e ripartire. Specie in uno sport in cui si perde quasi ogni settimana: “Vorrei pensare ‘okay, questa volta perdo, ma nel tennis siamo fortunati’. Siamo fortunati perché abbiamo molte opportunità. Se perdo questa settimana, la prossima avrò un’altra opportunità per migliorare, vincere il torneo o avere ottime sensazioni. Molto dipende dalla preparazione. Se ritieni di aver fatto un’ottima preparazione tra un torneo e l’altro o prima dell’inizio del torneo, non importa se perdi o vinci, ma conta la bella sensazione che provi. Ho perso molte volte, e in alcune di queste ho lasciato il campo con una sensazione davvero bella perché avevo giocato bene, mi ero sentito bene in campo. E andando al prossimo torneo, pensavo sempre a migliorare o cercare di ottenere un buon risultato. Altre volte avevo la sensazione di non fare le cose giuste, quindi mi sentivo male. Nel tennis abbiamo molte opportunità e dobbiamo pensare sempre positivo“.