Shuai Zhang si è qualificata al secondo turno del WTA 1000 di Pechino, eliminando in due set la numero 65 del ranking mondiale McCartney Kessler con il punteggio di 7-6(5) 7-6(1), riuscendo finalmente a spezzare una delle maledizioni più clamorose della storia del tennis mondiale: Zhang, infatti, è tornata al successo dopo – tutto vero – 24 sconfitte consecutive (il record assoluto e al contrario appartiene alla svedese Pegel, con 29 sconfitte di fila a cavallo tra il 1968 e il 1972).
L’ex numero 22 della classifica WTA non vinceva una partita da quando era appunto diventata numero 22 della classifica mondiale (31 gennaio 2023): l’incantesimo aveva travolto Shuai nel momento migliore della carriera, esattamente come era accaduto a Vince Spadea, l’uomo della striscia sbagliata a livello ATP. L’americano, classe 1974, aveva perso il primo di 21 match consecutivi (tra l’ottobre del 1999 e il giugno del 2000) appena dopo aver messo la firma sul proprio best ranking di numero 19: due storie crudeli, due storie tipiche dello sport del diavolo, due storie che però ci dimostrano che, alla fine, non può piovere per sempre.
Zhang, 35 anni, dopo il torneo di Montreal del 2023 crollò emotivamente, e decise di prendersi una lunga pausa dal circuito, travolta dalla pressione e dall’ansia delle sconfitte: Shuai alzò il cartello dello stop, quello rosso, e si prese il tempo per allacciare con calma le scarpe della sua quotidianità, mettendo per un attimo da parte l’inutilità del punteggio del tennis e la tipica severità cinese (“Nella mentalità asiatica quando facciamo qualcosa di non perfetto, l’insegnante o la famiglia ti rimproverano. Pensiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma non è vero. Non è un male. Nessuno può essere perfetto al 100%”), perché alla fine (ma anche all’inizio) ci sono cose più importanti di una palla break. Tornò in campo sei mesi dopo, nel torneo di Dubai, sfruttando il paracadute del ranking protetto: i sorteggi spigolosi non la aiutarono, e Zhang (grande amica di Coco Gauff) si fermò sempre lì, al primo turno: “Era tornato tutto come all’inizio della carriera, quando perdevo sempre al primo turno degli Slam. Quindi ho pensato di sfidare me stessa, anche se non sono più giovane e di conseguenza non ho molte possibilità. Ma mi sono detta che avevo bisogno di almeno un’altra vittoria nella mia vita”. E finalmente.
Oggi, dopo aver riscoperto il piacere dolce dell’ultimo punto, ha ripensato ai momenti più complicati, alla carta d’identità, ai cerchi che si chiudono e al destino delle cose giuste: “Penso che questo sia il momento perfetto. La mia prima vittoria in un torneo WTA era stata 15 anni fa proprio al ‘ China Open’, e poi il giorno dopo ho battuto anche la numero uno del mondo [Dinara Safina]. Forse Dio ha un piano” ha dichiarato Shuai a fine partita, con la saggezza di chi concede il peso giusto al trionfo della vittoria e al disastro della sconfitta. E di chi è stato capace di “trattare quei due impostori allo stesso modo”, e perdonateci la banalità della citazione.