Rafael Nadal è qualcosa che sfugge alla comune comprensione del tennista moderno. Un uomo che, su quel rettangolo di terra rossa, diviene una sorta di torero in continua lotta con il destino. Maiorca, terra di venti e onde, ha forgiato questo giovane con il cuore di acciaio e la volontà di ferro, dotato di una caparbietà che rifiuta di cedere anche dinanzi alle avversità più insormontabili. Nadal è figlio di un’epoca in cui il tennis si è fatto sempre più scienza, ma in lui ritroviamo l’essenza primordiale del gladiatore, un eroe capace di sfidare gli dei e trionfare.
Ma la grandezza di Nadal non è solo fisica: chi ha occhi per vedere, e anima per comprendere, intuisce che il vero miracolo è la sua mente. Sul campo, Rafael diventa un toro che non conosce resa, che si nutre di ogni singolo punto come fosse l’ultimo respiro. Il suo gioco è sfiancante, sì, per gli avversari ma anche per se stesso: Nadal combatte non solo contro chi gli sta di fronte, ma contro i propri limiti, contro il tempo, contro il dolore che il suo stesso corpo spesso gli impone.
Il Roland Garros è il suo tempio. Su quella terra battuta che sembra fatta apposta per esaltare la sua resistenza e la sua capacità di lottare punto su punto, Nadal ha scritto la storia del tennis. Quattordici titoli. Pensateci bene: non sono solo numeri, è leggenda. Vedere Nadal in azione è come assistere a una corrida: l’arena è la stessa, ma l’esito è sempre diverso. Eppure, ogni volta, Rafa emerge vincitore, come se la terra di Parigi lo riconoscesse come il suo figlio prediletto.
Nadal non è un esteta del tennis, non è il genio che disegna traiettorie perfette con la leggerezza di Federer, né il robot inarrestabile che è Djokovic. No, Nadal è qualcos’altro. È l’incarnazione dello sforzo massimo, dell’ostinazione che non conosce riposo, della vittoria ottenuta con il sangue e il sudore. Se dovessimo raccontarlo lo definiremmo come l’eroe epico di un’era in cui il tennis ha raggiunto vertici impensabili.
Rafael Nadal ci mancherà, con lui se ne va una parte di noi cresciuti con lui e le sue gesta. È l’ineluttabilità del tempo che passa: vamos siempre Rafa!