Il tennis e l’Arabia Saudita
La situazione attuale del rapporto tra il tennis e il problematico regno dell’Arabia Saudita è certamente molto più complicata di quel singolo episodio dell’esibizione sudafricana di quasi mezzo secolo fa. Il fondo di investimento PIF (Public Investment Fund), il fondo sovrano dell’Arabia Saudita con una ricchezza disponibile stimata in circa 925 miliardi di dollari (più o meno come il PIL annuale della Svizzera), è già title sponsor del ranking ATP, le NextGen Finals e le WTA Finals si giocheranno in Arabia Saudita quest’anno e nei prossimi anni, e ci sono già stati interessamenti per l’organizzazione di un Masters 1000 maschile o addirittura per l’organizzazione di circuito alternativo.
Gli appassionati di tennis hanno manifestato, qui su Ubitennis e altrove, sentimenti contrastanti a proposito dell’opportunità di questa esibizione con così tanti soldi in palio e con un parterre de roi così importante. Si tratta di posizioni molto personali, tutte certamente rispettabili, molte condivisibili in tutto o in parte, che hanno alimentato la discussione in quest’ultimo periodo.
Qui ci limiteremo a discutere i punti a favore e quelli contro l’esibizione per favorire uno scambio di opinioni informato tra i nostri lettori, partendo dal presupposto che non ci sono entità che possano impedire d’imperio lo svolgimento della manifestazione, se rispetta i regolamenti in essere. In questo caso la Six Kings Slam è conforme al regolamento perché non si disputa in tre giornate consecutive, e quindi può svolgersi anche in un periodo in cui vi sono tornei ATP ufficiali.
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