da Riyadh, Vanni Gibertini
In uno stanzino dei meandri del King Saud Indoor Stadium, l’arena indoor nello steriminato campus della King Saud University che ospita le WTA Finals, incontriamo Sara Errani che, dopo aver terminato di parlare con Charlie Eccleshare di The Athletic, scambia qualche battuta anche con noi della stampa italiana (dove per noi si intende solamente Ubitennis, perchè solo Ubitennis e le televisioni hanno affrontato la trasferta in Arabia Saudita).
Mentre le finaliste del singolare devono sottostare alla rigorosa procedura del media day, quelle del doppio parlano con la stampa soltanto su richiesta, e quindi Sara Errani, “37 years young” direbbero gli anglosassoni, si appresta a iniziare la sua terza avventura al torneo di fine anno.
Ubitennis: Quanto tempo è passato dalle ultime WTA Finals?
Errani: Dieci anni, nel 2014 a Singapore. Son tanti!
Ubitennis: E chi l’avrebbe mai detto?
Errani: Sicuramente nessuno, neanche io.
Ubitennis: A gennaio ci eravamo parlati in Australia, avevi detto che questo avrebbe potuto essere l’ultimo anno, proviamo e vediamo come va… Non è andata male, no?
Errani: È andata davvero bene. L’idea era quella di provare a fare le Olimpiadi e poi smettere, invece mi tocca giocare un altro anno.
Ubitennis: Ti tocca? Anche perché altrimenti Jasmine con chi gioca?
Errani: No, per ora continuo anche il prossimo anno e poi vedremo.
Ubitennis: Anche perché pure in singolare non sta andando malaccio.
Errani: Eh no, in singolare è andata molto bene, anche perché dal punto di vista della programmazione è molto difficile combinare le due cose. Io per forza di cose ho scelto di giocare tutti i tornei più importanti, per giocare in doppio con Jasmine. Se non ci fosse stato questo obiettivo in doppio avrei probabilmente fatto una programmazione un po’ diversa, ma va bene così, la priorità era il doppio quest’anno.
Ubitennis: È la prima volta che vieni in Arabia Saudita?
Errani: Eh sì, mi sa che è la prima volta.
Ubitennis: Ovviamente si tratta di un Paese con dei problemi dal punto di vista della condizione delle donne e dei diritti umani. Tu che tipo di approccio hai a queste situazioni? Si gioca tanto in Cina, che è un altro Paese con problemi da questo punto di vista, che atteggiamento hai di solito sotto questo profilo?
Errani: Mi hanno detto che [l’Arabia Saudita] vuole cercare di aprirsi un po’ di più. Sono argomenti delicati, per cui è difficile imporsi in qualche modo. Tendenzialmente noi cerchiamo di pensare a giocare a tennis, allenarsi e concentrarsi sul torneo. Mi fa piacere dare una possibilità a un Paese che sta cercando di aprirsi, ma non mi sbilancio a dire altre cose. Noi pensiamo a giocare, e speriamo…
Ubitennis: Qui per il momento tutti dicono che l’organizzazione è molto buona, dopo alcune esperienze non straordinarie. Jasmine diceva che le condizioni sono piuttosto rapide, anche se il campo non lo è tanto…
Errani: Sì il campo non è rapidissimo, però ci sono 700 metri di altura che si fanno sentire. Sempre meglio di quando si è giocato ai 1500 metri di Guadalajara… giocare in altura un torneo così importante a fine anno forse non è ideale, ma le condizioni sono le stesse per tutti, bisogna adattarsi.
Ubitennis: Le palline sono più leggere diceva Jasmine…
Errani: Non so, sono le Wilson, credo le stesse che sono state usate al Roland Garros. Sono palle che a me piacciono.
Ubitennis: Come si vivono queste WTA Finals dieci anni dopo l’ultima volta?
Errani: Con più esperienza, con la consapevolezza di chi ha già vissuto certe situazioni. Vedo cose dall’esterno, riconosco meglio le situazioni, mi conosco meglio, e vengo qui senza nulla da perdere, cercando di divertirsi. “Enjoy” come si dice.
Ubitennis: Vi siete poste qualche obiettivo per il risultato di questo torneo?
Errani: No, nessun obiettivo, cerchiamo di vincere ogni partita che giochiamo, sapendo che sono tutte partite difficili, soprattutto con il punto secco e il super tie-break. Poi per Jasmine sarà difficile gestire il doppio impegno: ricordo che quando ho dovuto farlo io, dopo le sei partite del girone ero solo in semifinale nel doppio ed ero distrutta, stanchissima.