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Reading: Djokovic si racconta a GQ: “Non penso a quando smettere. Nel 2022 in Australia mi diedero del cibo tossico”
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Interviste

Djokovic si racconta a GQ: “Non penso a quando smettere. Nel 2022 in Australia mi diedero del cibo tossico”

Tanti i temi affrontati da Nole, dalle sue idee sul ritiro fino al rapporto con Nadal e Federer: "La nostra rivalità è eterna"

Last updated: 10/01/2025 15:27
By michelelarosa Published 09/01/2025
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11 Min Read
Novak Djokovic - ATP Brisbane 2025 (foto X @atptour)

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Alla vigilia dell’inizio della nuova stagione, prima di partire per l’Australia, Novak Djokovic ha parlato ai microfoni di GQ in una lunghissima intervista pubblicata nelle ultime ore. In abiti Lacoste da barca il serbo campeggia a piena pagina sulla rivista di moda maschile; sullo sfondo Kotor, la cittadina nelle acque del Montenegro dove è ormeggiata la sua barca, il suo locus amoenus. L’uomo più vincente del tennis si è raccontato a fondo, fra paure, ambizioni e passioni.

Sezioni
IL RITIROIL RICORDO DEL CASO-VACCINO NEL 2022GLI AVVERSARI

IL RITIRO

Con 24 Slam in bacheca Djokovic non è solo il tennista più vincente della storia, ma uno degli sportivi più importanti della nostra epoca. Tuttavia da almeno un anno il serbo sembrerebbe aver rallentato il passo. Il 2024 è stato il primo anno senza titoli ATP e, all’alba dei 38 anni Nole inizia a razionare le sue forze. “Tutto inizia da mio padre”, racconta, “da un po’ di tempo sta cercando di mandarmi in pensione. Ma senza essere invadente. Rispetta la mia decisione di continuare. E ovviamente capisce perché non voglio fermarmi, ma è come se dicesse: ‘Cos’altro vuoi dimostrare?’. Lui conosce bene la quantità e l’intensità di pressione e tensione presenti nell’ambiente. Senza contare lo stress che si ripercuote sulla salute, sul mio corpo e, di conseguenza, su tutti quelli che mi circondano, compreso lui. Ecco perché mi ha consigliato: ‘Figlio mio, inizia a pensare a un modo per porre fine a questa storia’”.

Ma non solo i problemi fisici, il tennis è infatti uno sport massacrante dal punto di vista mentale, e a 37 anni Djokovic inizia a sentire l’esigenza di stare più vicino alla propria famiglia: “È difficile caricare l’auto. Le prime due notti in albergo sono pesanti. Nelle prime 48 ore sento la massima intensità di una serie di emozioni: tristezza, senso di separazione, rimpianto e l’incredibile bisogno di tornare con i miei figli e mia moglie. Eppure continuo a ragionare su come e quando voglio finirla. No, mi rimangio tutto. Penso più al come che al quando. Sul quando, non ci penso ancora così intensamente. Come… come vorrei chiudere? Immagino che se dovessi iniziare a perdere troppe volte, ad avvertire un divario sempre maggiore con gli avversari e ad avere più difficoltà a superare i veri ostacoli nei tornei di Slam, allora probabilmente la farei finita. Al momento, però, sto bene e continuo ad andare avanti”.

“Molte persone mi hanno detto di ritenere che sia meglio lasciare quando si è al culmine, e lo capisco, non fraintendermi, lo comprendo“, sottolinea. “Ma se sono ancora fisicamente in grado di competere e sento di poter battere i migliori giocatori del mondo negli Slam, perché dovrei smettere ora?“.

Continua poi: “Naturalmente continuare ad andare avanti significa ridurre la quantità di tornei giocati e concentrarmi solo su alcuni selezionati“. Inizia poi ad immaginare un calendario per il suo 2025. “Non credo che parteciperò solo a quattro Slam e alla Coppa Davis. Intendo giocare almeno uno o due tornei di avvicinamento prima degli Slam. Soprattutto sulla terra battuta”.

IL RICORDO DEL CASO-VACCINO NEL 2022

Il serbo arriva poi a parlare dell’Australia, e della bruttissima esperienza del 2022, capitolo chiuso? “Beh, per mia moglie, i miei genitori e la mia famiglia non lo è”, precisa. “Per me sì. A me va bene così. Non ho mai provato rancore nei confronti degli australiani. Anzi, a dire il vero, ne ho incontrati molti negli ultimi anni in Australia o in altre parti del mondo che si sono avvicinati e mi hanno chiesto scusa per il trattamento ricevuto, perché si vergognavano del loro stesso Governo di quel periodo. Credo che il Governo sia cambiato e mi è stato ripristinato il visto, cosa di cui sono stato molto grato. C’è un nuovo Primo ministro e nuovi ministri, nuove persone, pertanto non provo alcun rancore. Mi piace molto stare lì e i miei risultati dovrebbero testimoniare l’emozione che provo nel giocare a tennis e nello stare in Australia. Adoro l’atmosfera sportiva che si respira durante tutto l’anno, in particolare la febbre del tennis durante quel mese. Perciò non vedo l’ora di tornare. Ho voltato pagina. Non ho mai incontrato le persone che mi hanno espulso qualche anno fa. Non sento l’urgenza di incontrarli, ma se un giorno dovesse capitare, va bene lo stesso. Sarei felice di stringere a tutti la mano e andare avanti“.

I ricordi negativi comunque rimangono: “Si trattava di una questione politica. Non aveva nulla a che vedere con il vaccino, il Covid o qualsiasi altra cosa. I politici non sopportavano la mia presenza. Rientrato a casa ho avuto dei problemi di salute. E mi sono reso conto che in quell’hotel di Melbourne mi hanno dato del cibo tossico. L’ho scoperto appena sono tornato in Serbia, Non l’ho mai rivelato a nessuno pubblicamente. Dalle analisi è venuto fuori che avevo in corpo un livello di metallo pesante davvero alto. C’erano piombo e mercurio. Ero decisamente malato. Sulle prime sembrava una banale influenza. Tuttavia, nei giorni successivi, quello che pensavo essere un male passeggero mi ha debilitato così tanto. Ho avuto diverse ricadute, finché sono stato costretto a sottopormi a una serie di esami tossicologici“.

Poi sul vaccino: “Sono una persona sana, mi prendo cura di me stesso, sto sempre attento alle mie esigenze di salute e sono un atleta professionista. E proprio perché sono un atleta professionista, sono estremamente cauto su cosa assumo e mi sottopongo regolarmente a esami, analisi del sangue e a qualsiasi altro tipo di controllo. So esattamente cosa sta succedendo. Perciò, non ho sentito il bisogno di farlo. Questo non significa che per me fosse ininfluente sapere di non essere un pericolo per gli altri. Perché non lo ero: avevo gli anticorpi“.

Quando gli si chiede se quei due Slam sono un rimpianto poi risponde così: “Se ragionassi così, mi troverei di nuovo ad avere dei rimpianti, cosa di cui faccio volentieri a meno. Semmai, quanto è accaduto ha rafforzato ancora di più il mio desiderio di raggiungere questi risultati“.

GLI AVVERSARI

Gli viene poi chiesto di dedicare una parola ai suoi maggiori avversari: Roger Federer: “Eleganza“. Rafael Nadal: “Tenacia“. Carlos Alcaraz: “Carisma“. Jannik Sinner: “Sci“.

Si concentra poi sul numero 1 al mondo Jannik Sinner e sul loro rapporto: “Parliamo, scherziamo, sorridiamo”, racconta, “e penso sia una bella cosa perché è difficile andare più a fondo di così quando si compete ai massimi livelli». Gli si chiede poi di azzardare una previsione su quanti potrebbero essere i titoli in carriera di Sinner e Alcaraz:

“È troppo presto. La gente sostiene che i miei record non saranno mai superati. Io ne dubito. Voglio dire, Carlos potrebbe essere già il prossimo. Anche Jannik. Se si prendono cura del proprio fisico, seguono uno stile di vita corretto, si concentrano sulla longevità e lavorano sul lungo termine, allora possono farcela. Carlos ha realizzato qualcosa che nessuno ha mai compiuto nel tennis a un’età così giovane. Quindi, le probabilità sono con lui. Potrebbe fare il Grande Slam molto presto“.

Infine qualche battuta sui suoi più grandi rivali, Nadal e Federer. “Il più intimidatorio era Rafa, di sicuro. Anche Roger aveva un’aura enorme e ne avvertivi il peso prima di affrontarlo. Ma si comportava con più grazia“. Sul loro rapporto attuale poi: “Beh, non li vedo. Non mi capita spesso di incontrarli. Ma la rivalità che c’era tra noi tre credo sia eterna. È qualcosa che ha lasciato un segno e un’eredità incredibile nel mio sport. Un’impronta destinata a durare. Sono molto orgoglioso e felice di avere fatto parte di quel gruppo. Sono stati parte integrante del mio successo e della strada che ho fatto in campo. Le battaglie contro di loro mi hanno fortificato come nessun’altra cosa in carriera. Questo per quanto riguarda il tennis.

Sul piano personale, a dire il vero, la situazione è altalenante. Cerco di essere rispettoso e amichevole con loro fuori dal campo, anche se all’inizio non sono stato accettato, perché entravo in campo troppo sicuro di vincere. Un atteggiamento che non è piaciuto a entrambi nei primi tempi, soprattutto perché la maggior parte dei giocatori li affrontava senza la stessa convinzione. A causa di ciò, probabilmente, si sono allontanati ancora di più da me. E va bene così. L’ho accettato. Ho capito il messaggio: siamo rivali e nient’altro. In tutta onestà, è molto difficile essere amici nel circuito. Se sei un grande rivale in continua competizione e sei il numero uno, due e tre del mondo, è difficile aspettarsi di essere vicini, andare insieme a cena o in gita con le famiglie”.


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