Alla soglia dei trent’anni Madison Keys è tornata in finale in uno Slam quasi otto anni dopo la sconfitta allo US Open 2017 contro Sloane Stephens. Lo ha fatto con una vittoria da sogno contro la numero 2 del mondo Iga Swiatek, e ora per vincere dovrà affrontare i suoi incubi… La tennista americana si troverà di nuovo di fronte ad Aryna Sabalenka, che a Melbourne non perde da tre anni e che allo US Open 2023 le ha inflitto una delle sconfitte più dolorose in carriera (insieme proprio alla finale del 2017) in una partita in cui l’americana era avanti 6-0 5-3. Ecco le sue parole dopo la semifinale:
D: Congratulazioni. Sei in finale all’Australian Open. Raccontaci delle tue emozioni dopo questa partita, specialmente quel tie-break.
KEYS: “Sì, penso di essere ancora un po’ su di giri e sto cercando di capire dove mi trovo (sorride). Ma sono davvero orgogliosa di me stessa per essere riuscita a restare concentrata. Ovviamente, essere in vantaggio nel terzo set e sentire di essere così vicina al traguardo, perdere il servizio, e poi riuscire comunque a restare il più vicina possibile nel tie-break fino alla fine… sono davvero orgogliosa di questa partita.“
D: Non voglio riportarti a un momento triste, ma ricordo quando hai perso la semifinale contro Aryna.
KEYS: “Grazie (ride).“
D: Immagino che la sensazione ora sia completamente diversa. Mi chiedevo, tra allora e adesso, hai mai dubitato che questo momento sarebbe arrivato?
KEYS: “Mentirei se dicessi che non ci sono stati dubbi. Quella è stata una grande occasione. Mi sentivo così vicina. Essere così vicina e perderla è stato davvero straziante. Sentivo di aver dato tutto quello che avevo. E questo è tutto ciò che puoi chiedere a te stessa. Ma alla fine è comunque difficile tornare a casa dopo una sconfitta del genere. Ci è voluto un po’ per andare oltre, ma allo stesso tempo continuavo a ripetermi che l’unica cosa che potessi fare sarebbe stata continuare a lavorare duro, a fare del mio meglio e a dare tutto. Quindi ho cercato di concentrarmi su quello, competere e giocare quante più partite possibile, e poi sfruttare il momento. Sì, ovviamente, sono stati due giorni molto diversi, quello e oggi“.
D: Oggi è stato incredibile. Come descriveresti ciò che stai vivendo in questo momento?
KEYS: “Onestamente, è come se avessi avuto un blackout. Non riesco davvero a mettere insieme delle frasi complete. Mi sembra che tutto stia succedendo molto velocemente. Sto solo cercando di realizzare cosa sta succedendo.”
D: Guardando a sabato, quale pensi sia la sfida più difficile contro Aryna? Sappiamo della sua potenza. È quello il punto principale o ci sono altri aspetti che la rendono unica?
KEYS: “Penso che ciò che è davvero impressionante sia la sua mentalità. La sua capacità di andare sempre all’attacco, indipendentemente dal punteggio, è davvero impressionante. Gioca un tennis senza paura. Ha la capacità di giocare così bene in quel modo. È unica. Penso che molti giocatori, anche in punti cruciali, tendano a essere più conservativi o a tirarsi indietro un po’. Lei non lo fa mai. Questo è impressionante, mette anche più pressione sugli avversari, perché sai che dovrai sempre vincere il punto; lei non ti regalerà mai nulla.“
D: È un punto di riferimento per te, dato che giocate con stili simili?
KEYS: “Assolutamente. Mi ha sempre impressionato come riesca a farlo. Una cosa su cui ho davvero voluto migliorare è stata non diventare più passiva nei momenti importanti. Ho cercato di emulare il modo in cui si fida del suo gioco e di come attacca. Se giochi così e perdi, ma lo fai alle tue condizioni, è più facile accettarlo rispetto a quando giochi passivamente e comunque le cose non vanno come vorresti.”
D: Hai detto di non esserti accorta di aver giocato un match point, è vero?
KEYS: “Non avevo idea di quale fosse il punteggio. Nell’ultima parte della partita continuavo a dirmi di concentrarmi sul prossimo punto. Alla fine del match, ero così concentrata su quello che volevo fare che penso mi abbia aiutata. Dicevo solo: ‘Cerca di vincere questo punto, concentrati su questo. Se lo perdi, vai al prossimo’“
D: Alla fine del secondo set c’è stato un lungo toilet break. Cosa ti passava per la mente in quel momento? Pensi che le regole a riguardo debbano essere più rigide?
KEYS: “No. Stavo solo chiedendo quanto tempo le restava, perché non era indicato sul tabellone. Chiedevo solo quanto tempo mancava alla fine della sua pausa. Penso che le regole vadano bene. Il tempo era scaduto per il mio cambio, ma non per il suo, quindi volevo solo chiarimenti.”
D: Hai parlato prima di fidarti del tuo lavoro e dei frutti che avrebbe portato. In quale momento della tua carriera sei arrivata a questa conclusione? C’è stato un punto in cui ti sei concentrata troppo sui dubbi?
KEYS: “Penso che ci siano stati momenti nella mia carriera in cui tutto sembrava fluire naturalmente, le cose accadevano con facilità, e io mi lasciavo trasportare dal momento. Ma questa è la realtà dello sport: è molto difficile rimanere sempre al top ogni settimana. Nei momenti in cui le cose non vanno bene, è facile che i dubbi si insinuino. Quest’anno, durante la preparazione, mi sono concentrata molto sull’essere aperta a tutto. Ho pensato: ‘Proverò qualsiasi cosa, farò qualsiasi cosa, sarò aperta ai cambiamenti’. Mi sono detta: ‘Diamo tutto quello che abbiamo.‘
Sono in una fase avanzata della mia carriera, quindi mi sono detta: ‘Perché no? Per quanto mi resta, sarò disposta ad adattarmi e a essere più aperta al cambiamento.’ Questo approccio mi ha fatto sentire più libera, perché per molto tempo ho pensato: ‘Sono così vicina facendo le cose in un certo modo, forse se continuo a insistere in quel modo funzionerà.’ Ma questo mi ha messo troppa pressione e probabilmente mi ha resa troppo rigida, perché non volevo cambiare. Adesso ho deciso di abbracciare i cambiamenti e di spingermi a scoprire cosa voglio davvero. Penso che questo abbia rafforzato la mia fiducia in me stessa.
D: Cosa ti ha portato a voler cambiare?
KEYS: “Penso che tutto sia iniziato l’anno scorso, quando mi sono infortunata all’inizio della stagione. Ho capito che era il momento di apportare modifiche. Dopo Wimbledon, ho avuto una specie di momento di illuminazione: stavo facendo le cose in un modo che metteva troppo stress sul mio corpo. Dovevo cambiare. Non volevo farlo, ma ho capito che era necessario. L’abbiamo fatto in due fasi, e penso che questo mi abbia aiutato ad adattarmi. Alla fine mi sono resa conto che accettare di essere a disagio era inevitabile, e ho accettato di farlo.”
D: Non voglio riportare alla mente un’altra sconfitta agli US Open… Otto anni fa, contro Sloane a New York. Quanto hai pensato a quella partita? In che modo quell’esperienza può esserti utile per sabato?
KEYS: “Ci ho pensato innumerevoli volte negli ultimi otto anni (ride). In quella partita ero completamente sopraffatta dai nervi, dall’importanza del momento e dall’opportunità. Non mi sono mai davvero data la possibilità di giocare. Da allora ho lavorato molto su questo. Prima pensavo che chi gioca bene nei momenti importanti o non ha tensione o la sa eliminare. Ora ho capito che puoi giocare anche con la tensione. Ho capito che è normale che ci siano momenti di stress, migliaia di persone che ti guardano, e tu che non giochi al meglio. Ma va bene così. Puoi comunque giocare a tennis in quelle condizioni. Penso che questa sia la lezione più grande che ho imparato da quella finale agli US Open: accettare che è possibile che non mi senta a mio agio per il 99% del tempo in cui sarò in campo, e che va bene così, e che posso comunque giocare a tennis”