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Interviste

Holger Rune, altro crollo dopo un buon inizio: “Non devo cambiare, ma massimizzare il mio potenziale”

Il danese ammette: "Nell'ultimo anno e mezzo non ho lavorato duramente come avrei dovuto"

Last updated: 03/02/2025 11:44
By Christian Attanasio Published 01/02/2025
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5 Min Read
Holger Rune – ATP Parigi-Bercy 2024 (foto via Twitter @atptour)

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Anno nuovo, stessi problemi? È presto per dirlo, d’altronde siamo solamente all’inizio di febbraio, ma Holger Rune dopo aver dato qualche segnale di ripresa è caduto rovinosamente nell’ennesima partita dove aveva i favori del pronostico ed era in pieno controllo. Quando sembrava essere “tornato sulla strada giusta“, come lui stesso aveva ammesso prima del match contro Hamad Medjedovic, ha disputato un match ben al di sotto delle proprie qualità: dopo essere passato in vantaggio col 6-2 iniziale, il numero 12 al mondo è crollato in particolar modo al terzo e decisivo set dove ha concesso tre break, due consecutivi in apertura, che hanno consegnato la vittoria al serbo.

Eppure all’Australian Open sembrava effettivamente essere partito con il piede giusto battendo Zhang, Berrettini e Kecmanovic. Con Zhizhen e Miomir era riuscito a vincere dopo oltre tre ore al quinto set mentre con Matteo invece ha mantenuto i nervi saldi salvando quattro set point (due al primo, due al quarto) e conquistando entrambi i tie-break. L’eliminazione era arrivata invece per mano di Jannik Sinner, futuro campione, ma non senza strappare un set: insieme al sorprendente Tristan Schoolkate, Rune è stato l’unico ad ottenere un set contro Jannik in questo Australian Open.

Invece rieccoci come detto con un ko sorprendente contro Medjedovic nel tie di Coppa Davis tra Danimarca e Serbia, con Rune che rivede i fantasmi del passato, come quando nel 2024 era uscito al primo turno sia allo US Open contro Nakashima sia all’ATP Hangzhou con Uchiyama, entrambe le volte senza vincere un set. Oppure la prematura uscita all’ Australian Open per mano di Arthur Cazaux, la sconfitta con Fabian Marozsan a Miami al primo turno, il pesante 6-2 6-0 incassato da Jan-Lennard Struff a Monaco, le due uscite alla seconda partita in quel di Madrid contro Griekspoor e Roma con Baez (simile al recente ko con Medjedovic), entrambi avversari non irresistibili, senza dimenticare il match contro Jordan Thompson all’ATP Queen’s. 

In comune con tutte queste sconfitte c’è spesso e volentieri il passivo troppo ampio se si considera la posizione di Rune e quella dell’avversario di turno, indipendentemente dalla superficie. Al netto dei vari infortuni patiti che non sono stati pochi, su Rune si ripetono le stesse cose: mancanza continuità in primis, giocatore che non evolve il suo gioco, picchi di rendimento strepitosi annullati da bruschi crolli a volte addirittura nello stesso match.

Eppure il danese è convinto di non aver bisogno di fare chissà quali cambiamenti, anzi: “Non penso di dover cambiare qualcosa nel mio gioco. Guardate Zverev, lui è migliorato molto ultimamente. Prima dell’infortunio alla caviglia era un giocatore costante tra i primi cinque, ma ora è migliorato ancora e quest’anno è candidato a conquistare uno Slam. Questo è ciò che voglio fare anche io. Il mio prossimo passo non è vincere un torneo in particolare, ma massimizzare il mio potenziale. Se ci riuscirò, potrò vincere grandi match e grandi tornei”. Esclude anche che sia un problema mentale (“Non sento la pressione quando gioco“), però a questo punto cominciano ad esserci dubbi non solo sul presente, ma anche sul futuro.

Il danese ha come best ranking un prestigiosissimo quarto posto ad agosto 2023 dunque sul suo talento c’è ben poco da discutere poiché quando decide di giocare, Holger ha dimostrato di essere temibile per tutti. Un mix di fattori però sembrano trattenerlo dall’esprimere il suo miglior tennis e questa può essere la grande differenza tra un campione e un buon giocatore. Dove possa arrivare Rune non si sa, d’altronde è pur sempre un classe 2003 con ancora anni e anni di carriera davanti, ma quest’anno più che mai serve una svolta con l’obiettivo a fine anno di qualificarsi per le ATP Finals, dimostrando di aver trovato continuità.


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