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Caso Sinner: perché è finita così, chi ha vinto e chi ha perso

Un'analisi su come si è giunti all'accordo che ha chiuso il caso doping di Jannik Sinner. Aspetti positivi e negativi di questa soluzione

Last updated: 19/02/2025 21:13
By Vanni Gibertini Published 17/02/2025
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21 Min Read
Jannik Sinner - Australian Open 2025 (X @AustralianOpen)


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Cosa ci ha guadagnato Sinner

Con questo accordo Sinner ha sostituito una situazione di grande incertezza con una di certezza, eliminando i relativi fattori di rischio con un’alternativa definita e come tale meglio gestibile. L’incertezza che dura da quasi un anno dev’essere stata molto difficile da gestire dal punto di vista mentale, senza contare poi tutti i condizionamenti che questa faccenda gli ha sicuramente causato sotto l’aspetto della programmazione, della pianificazione di allenamenti e tornei, e anche dei suoi numerosi impegni con gli sponsor.

Sezioni
Cosa ci ha guadagnato SinnerCosa ci ha guadagnato la WADAChi ha perso

Nel caso di una sospensione di un anno a seguito dell’udienza di aprile, si sarebbe dovuto attendere parecchio per la sentenza completa per poi eventualmente valutare l’opportunità di un ricorso al Tribunale Federale Svizzero, con i relativi tempi della giustizia elvetica. Un periodo di incertezza piuttosto lungo che si aggiunge a quello già sopportato nel corso del 2024.

Oltretutto sembra che la tempistica della sospensione sia caduta “magicamente” in un periodo che gli consentirà di partecipare a tutti i tornei dello Slam del 2025, lasciandogli chance più che buone di mantenere il n. 1 in classifica durante il tempo di forzata assenza. L’impressione è che il coltello dalla parte del manico nella trattativa probabilmente ce l’ha avuta Sinner, che ha ottenuto una sospensione fortemente ridotta rispetto a quella minima prevista dal regolamento (rifacendosi all’articolo 10.6.2 come spiegato in precedenza qui su Ubitennis) ed è riuscito a posizionare la finestra di sospensione in una zona appena dopo la fine dell’Australian Open e appena prima del torneo di Roma.

Da questo punto di vista sicuramente ci saranno parecchie domande su come ciò sia potuto accadere, anche se non è scontato che ci sia qualcuno che potrà o vorrà rispondere.

Cosa ci ha guadagnato la WADA

Dal punto di vista dell’autorità antidoping, con questo accordo c’è la certezza di avere una sospensione che riafferma il principio di “strict liability”, ovvero di “stretta responsabilità oggettiva” da parte degli atleti nei confronti del loro corpo e delle azioni del loro team che costituisce uno dei capisaldi di tutta l’impalcatura del Codice.

C’era il rischio che due positività all’antidoping passassero in cavalleria con la responsabilità assegnata a un membro del team del giocatore. Era successo una volta, poteva succedere anche la seconda.

Tuttavia, questo caso, di gran lunga quello di più alto profilo nella storia del tennis dopo quello di Sharapova nel 2016, purtroppo per loro cadeva in una zona d’ombra della normativa, la quale di fatto in base al sopra citato articolo 10.6.2 imponeva un minimo di un anno di sospensione, pena probabilmente ritenuta draconiana per l’effettiva violazione accertata.

Se il TAS non avesse “colorato fuori dalle righe”, come avevamo parafrasato in passato, ovvero se non avesse adottato un criterio che esulasse dalla pedissequa applicazione delle regole, c’era il rischio di punire molto pesantemente un’infrazione che era stata appurata non essere un tentativo di migliorare le proprie prestazioni per via farmacologica.

E questo sarebbe stato probabilmente considerato come un esercizio di grande incoerenza da parte della WADA dal momento che secondo il nuovo Codice Antidoping che entrerà in vigore dal 2027 la sanzione avrebbe potuto essere ridotta fino a zero, applicando l’articolo 10.6.1 come spiegato qui su Ubitennis nei mesi scorsi. Inoltre, date le piccolissime quantità di sostanza proibita rilevate nei campioni di Sinner, sempre in base al nuovo Codice Antidoping ci sarebbe stata la concreta possibilità che un caso del genere con le nuove regole sarebbe risultato in un “non luogo a procedere”.

Chi ha perso

Ovviamente un compromesso lascia sempre un po’ di amaro in bocca, difficilmente strappa un applauso a scena aperta. Spesso si tende a focalizzarsi su ciò che si è perso più che su ciò che si è guadagnato.

In questo caso si è persa l’occasione di vedere il caso giudicato dal TAS e, magari, di avere una chiusura definitiva. Sinner rimarrà con questa macchia nella carriera, che forse non sarebbe mai stata lavata nemmeno da un’assoluzione da parte del TAS, ma ora c’è una prima violazione sulla sua “fedina” e se, malauguratamente, dovesse arrivarne un’altra, la punizione sarà inevitabilmente molto più severa.

E soprattutto, per il pubblico e per tutti coloro che fanno parte del mondo del tennis, è mancata la grande occasione di stabilire un precedente che facesse giurisprudenza in relazione a quali sono i comportamenti che possano costituire lo standard di “utmost care”, ovvero di “estrema diligenza” per appellarsi alla Regola 10.5 in caso di un test positivo a causa di una contaminazione accidentale.

Sinner era riuscito a ottenere una sentenza positiva da questo punto di vista, e se la decisione fosse stata confermata dal CAS allora si sarebbe potuto considerare l’architettura del team Sinner come il “golden standard” da questo punto di vista.

Niente di tutto ciò, invece, e da un certo punto di vista è sorprendente, perché si pensava che questa potesse essere stata una delle motivazioni, se non la motivazione, per l’appello della WADA contro la decisione del Tribunale Indipendente di Sport Resolutions. Invece la WADA ha preferito lasciare questo alone di indeterminatezza su come fare a rientrare nella casistica per la Regola 10.5, puntando sul fatto che dal 2027 l’estensione della Regola 10.6 renderà possibile includere più casi di contaminazione accidentale in quell’ambito e ridurre eventualmente la sospensione a zero in base alla loro discrezione.

Continua a pagina 3: L’opinione

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