Un’oasi nel deserto. Quella sembrava aver trovato ieri Matteo Berrettini prima di scendere in campo contro Novak Djokovic e ritrovare dopo più di due anni una vittoria contro un top 10. E battere per la prima volta quel muro di gomma serbo che lo aveva fermato in tutti i Major nel 2021 (marca assenza l’Australia, ma Matteo si ritirò prima degli ottavi contro Tsitsipas). Certo, facile dire che Nole non fosse al suo meglio, né da un punto di vista fisico che dei colpi…ma rimane l’impresa di un Berrettini visto al meglio della sua versione martello, debordante con il dritto e intoccabile al servizio.
“Una sensazione dolcissima“, ha commentato l’azzurro dopo la vittoria, come riportato da Riccardo Crivelli su La Gazzetta dello Sport, “battere Novak è una delle cose che aspiravo a fare da anni. Ho giocato contro di lui in alcuni dei più grandi tornei del mondo, è stato un onore condividere il campo con lui anche se mi sarebbe piaciuto vincere almeno una di quelle partite. Ho lavorato molto duro per tornare qui e a questo livello, tutto il lavoro fatto negli ultimi mesi ha pagato e si è visto. Mi mancava solo giocare match, soprattutto come questo. E la cosa più importante è che mi sono goduto ogni momento. E nell’urlo finale dopo la vittoria c’era dentro tutto questo“. Vincere aiuta a vincere, e una vittoria di questo tipo aiuta a scolpire il morale, ad alzarlo a quelle vette che avevano portato Berrettini a due set dal vincere Wimbledon.
Nell’esultanza di ieri si è rivista la grinta di quel Matteo, che da troppo non si esprimeva con questa costanza e questa serenità in campo. Con il fisico che finalmente sembrerebbe aver concesso una tregua, come ha anche dimostrato senza mai farsi surclassare nello scambio e senza concedere a Nole il palino del gioco da fondo. Anche con il rovescio, che spesso è stato un fattore nella costruzione del punto: “Era una cosa che avevo studiato, rimanere nello scambio senza cercare soluzioni improvvisate, non ho mai perso campo neppure sul rovescio. Questa è una fase di transizione-costruzione, ho potuto finalmente fare una preparazione invernale senza pensare a come avrebbe reagito il mio corpo ed è stata una sorta di liberazione. Sto ritrovando il mio equilibrio. Devo solo avere pazienza“.
Parole fiduciose, parole che trasudano voglia di tornare ai livelli che gli competono e che solo la sfortuna gli ha strappato. L’obiettivo immediato per Berrettini, è chiaro, è giocare tanti tornei in fila senza problemi. D’altronde è consapevole anche lui che, giocando con continuità e stando bene fisicamente, i risultati arriveranno da sé: “Punto ad essere competitivo su tutte le superfici, a vincere ovunque ne abbia l’opportunità, e di riuscirci prima di arrivare a giugno, quando ritroveremo l’erba, perché voglio uscire dal cliché che mi descrive ormai come un giocatore buono solo per i prati. E se devo dirla tutta, sto aspettando di
godermi la stagione sulla terra, perché è da troppo tempo che non
riesco a completarne una“. Oggi giocherà intanto gli ottavi a Doha contro Tallon Griekspoor, che lo ha recentemente sconfitto a Rotterdam. Un buon risultato in Qatar sarà un viatico fondamentale per scalare la classifica e tornare, a tutti gli effetti, un protagonista del circuito.