Uno sguardo al futuro prendendo spunto dal passato. Severin Luthi ci crede nelle speranze tennistiche svizzere. Il classe ’76 nato a Berna, attuale capitano della squadra rossocrociata di Coppa Davis dal lontano 2005, ha ancora voglia di sognare dalla panchina a bordo campo. Molti tennisti provenienti dai vari cantoni hanno la volontà di affacciarsi nel panorama tennistico mondiale e di loro, ma anche di altri, l’ex allenatore di Roger Federer ne ha parlato a Raffaele Soldati in un’intervista concessa al Corriere del Ticino.
In prima battuta non ci poteva non essere un commento sul 20 volte campione Slam, seguito da lui per ben 15 anni e, oltre a quello, un grande amico fuori dal campo. “Il lavoro era un aspetto fondamentale, però tra noi c’è sempre stata anche una grande amicizia. Negli ultimi due anni non ci siamo visti spesso, ma ci sentiamo con regolarità. Gli incontri sono avvenuti in occasione di eventi internazionali come la Laver Cup”.
È un tennista, ha il rovescio a una mano e viene da Basilea. Ma non è Roger Federer. Chi è? È Henry Bernet, il giovanissimo giocatore elvetico nato nel 2007 capace di vincere qualche settimana fa l’Australian Open junior. Il suo consulente, che collabora con lui a stretto contatto, è proprio Luthi, che solo qualche giorno fa ha speso parole al miele nei suoi confronti. “Henry ha sicuramente un ottimo potenziale. Posso dirlo perché lo seguo da vicino. Quanto ai confronti con Roger, preferisco soprassedere…”. Sacrosanto.
Si diceva delle nuove speranze svizzere, piuttosto promettenti ma, come ha detto Severin – a cavallo tra il 2023 e il 2024 presente per un solo mese nell’angolo di Holger Rune – anche parecchio sfortunate per quanto riguarda gli infortuni. “Da un po’ di tempo mi occupo di giovani che cercano di trovare spazio nel circuito. E questo, lo dico forte e chiaro, non è scontato. Essere tra i primi 100 dell’ATP è l’obiettivo di tanti giovani. Di fatto, pochi riescono a centrare gli obiettivi prefissati. Alcuni di questi giocatori purtroppo stanno anche facendo i conti con infortuni. E questo è uno dei problemi che più mi preoccupa di questi tempi. Penso ai non più giovanissimi Huesler (strappo addominale) e Ritschard (operato alla spalla). Ma prima ancora, a Kym (schiena) o Riedi (ginocchio). Lo stesso Stricker è rientrato nel circuito da poco tempo, dopo aver trascorso un 2024 da incubo. Adesso, purtroppo, si è infortunato anche Henry Bernet (che non ha potuto sfruttare la wild card offertagli dagli organizzatori del Challenger di Lugano, ndr), la nostra grande speranza”.
Leggende assolute, nuove leve, ma anche tasselli fondamentali dello storico puzzle elvetico. Dopo Federer, la mente porta subito a Stan Wawrinka. “Stan, che si avvicina ai 40 anni (il 28 marzo, ndr), è ammirevole. La sua passione per il tennis è sconfinata. Lo conosco da quando era giovanissimo. È sempre stato uno stakanovista dell’allenamento. La preparazione fisica è sempre stata quasi maniacale. Anche grazie a queste caratteristiche è riuscito a conquistare tre prove del Grande Slam e a diventare numero tre del ranking mondiale (ora è 165, ndr). Certo, anche Stan inevitabilmente ora sente l’età. Mi auguro solo che continui a guardare il tennis come ha sempre fatto. E vorrei che le eventuali controprestazioni non finiscano per mortificarlo”.
Uscendo però dai confini svizzeri, Luthi in conclusione ha poi detto la sua sulla sospensione di tre mesi di Jannik Sinner. “Ammiro Sinner per come ha saputo gestire mentalmente il 2024 e questi primi mesi del 2025. Lo ha fatto da vero numero uno. È un giocatore che merita tutto il rispetto. Mi allineo con chi ha affermato che il suo è un caso lontano mille miglia dal doping. Preferisco però non esprimermi sulle decisioni degli organismi che hanno disquisito sulla problematica. Forse ha in parte ragione anche Djokovic, che ha espresso dubbi e perplessità sulla gestione del caso. Probabilmente mancano dei regolamenti chiari”.