C’è chi si rimbocca le maniche e chi indossa i guantoni. Novak Djokovic sembra appartenere al secondo filone per lanciare segnali di battaglia all’avversario, ma in questo caso l’espressione è da prendere in modo quanto più letterale possibile. Il serbo è impegnato nella rincorsa al titolo numero 100, tra lui e la sesta affermazione a Miami, in quel caso sarebbe record con sorpasso effettuato su Andrè Agassi, c’è solo Jakub Mensik in finale. Non ce ne voglia Dimitrov in semifinale, ma l’ultimo momento di sofferenza vissuto dal classe 1987 in Florida è stato il secondo set contro Sebastian Korda nei quarti di finale, dove l’americano conduceva 5-2 con lo spettro del terzo parziale annidato dietro l’angolo.
Ecco che in un momento di pausa proprio di quel frangente delicato che lo vedeva sotto nel punteggio, Djokovic decide di indossare dei guanti refrigeranti che, al di là delle sembianze pugilistiche, hanno uno scopo ben preciso: abbassare la temperatura corporea andando a raffreddare l’afflusso di sangue. Il tutto in un lasso di tempo esiguo, trenta secondi nell’intervallo tra un game e l’altro. Quella che potrebbe sembrare una tecnologia elitaria, è un articolo accessibile pressoché a tutti per una modica cifra che oscilla tra i 20 e i 30 dollari. Quella di Nole si rivelerà una mossa vincente: rimonterà il parziale e chiuderà il match al tie break. L’ennesima attenzione ai dettagli e cura minuziosa che alimenta la convinzione che ventiquattro titoli Slam non si raggiungono per caso.
