E vai, Berrettini e Musetti non tradiscono anche se non hanno giocato al meglio delle loro possibilità, nei loro match di primo turno contro i due qualificati Navone e Bu. Berrettini avrebbe potuto vincere più facilmente, se non si fosse distratto sul 6-4, 4-1, e Musetti ha addirittura rischiato di perdere perché era sotto 6-4, 4-2. Ma alla fine tutto è bene quel che finisce bene, anche se non si può stare troppo tranquilli per il secondo turno visto che Berrettini deve affrontare già martedì Zverev (2-4 i precedenti, con Matteo che vinse a Roma nel 2019 e a Wimbledon nel 2023) e ha il vantaggio di aver giocato almeno un match sulla terra rossa contro il tedesco che non ne ha giocato alcuno e con Musetti che mercoledì se la vedrà con Lehecka (vittorioso su Korda) dopo che con il ceco ha perso nel 2022 a Rotterdam e nel 2023 a Miami. Ma erano entrambe due partite sui campi veloci prediletti da Lehecka e meno amati da Musetti.
Con Cobolli che vince il suo primo torneo ATP a Bucarest su Baez che ha un recente passato da top-20 (n.18) e un presente da n.33 e con Darderi che vince il suo secondo torneo ATP battendo Griekspoor n.35, il primo Masters 1000 dell’anno sulla terra rossa nel Principato monegasco ha dovuto aspettare più del solito a conquistare il solito spazio sui media. Quantomeno su quelli italiani, perchè sull’Equipe stamani le due pagine dedicate al tennis erano tutte per le vittorie dei due enfant du pays, Richard Gasquet e Corentin Moutet, vittoriosi in due maratone a spese del nostro deludente Arnaldi e di Goffin, che pure erano reduci da buone performance sul cemento americano. Ha giocato e perso come era previsto Fognini con Cerundolo.
Così fra domenica e lunedì i 4 azzurri impegnati al Country Club hanno vinto 2 partite e perso altre 2. Questo martedì giocheranno i due che non sono ancora scesi in campo, Sonego con lo spagnolo Martinez n. 51 e Cobolli con il qualificato serbo Lajovic n. 109, che perse la finale qui con Fognini nel 2019. Non so se siano stati i due anni di divario anagrafico a fare la differenza, ma il quarantenne Wawrinka (li ha compiuti da 10 giorni) ha perso e il trentottenne Monfils ha vinto, entrambi al terzo set. Lo svizzero ha ceduto 1-6 7-5 7-5 al cileno Tabilo dopo essere stato avanti 3-1 nel set decisivo e, annullato un matchpoint sul 4-5, non trasformato una pallabreak sul 5 pari. Monfils invece, 4-6 6-1 6-1 all’ungherese Marozsan, sembra avere il fisico di quando diciottenne vinse i primi tre Slam junior mancando il Grande Slam riuscito al solo Stefan Edberg (1983) perché si arrese al terzo turno dell’US Open.
Assente Sinner che è una garanzia di presenza nelle fasi finali di ogni torneo, sono consapevole di correre il rischio – “coprendo” il mio cinquantunesimo torneo di Montecarlo dal 1974 a oggi – di non avere italiani presenti oltre il terzo turno, ma faccio gli scongiuri. Certo è che dopo una giornata in cui i tre match sul Centrale non finivano mai, tutti fra le 2h e 27 di Tabilo Wawrinka e le 2h e 52 di Medvedev Khachanov (settima vittoria su 9 duelli per il primo, che ha concluso zoppicando vistosamente) – Musetti ne ha impiegate 2h e 39 per rimontare il cinese Bu – Fabio Fognini è entrato in campo dopo le otto di sera – mi sento di scommetterci – con zero voglia di giocare. Ad ogni suo punto gli spettatori superstiti, veri appassionati perché faceva un gran freddo, reagivano come se avesse trasformato un matchpoint. Ma in 22 minuti Fabio ha perso il primo set 6-0 con Cerundolo. Io all’UbiContest avevo giocato facendogli fare qualche game di troppo. Basta che non mi risucchino i miei amici della Lega UbiRedazione! Cori entusiasti “Fabio, Fabio!” quando Fognini ha fatto il primo game del secondo set. Ce ne sarebbero voluti molti altri, ma anche Fabio, che pure ha un anno meno di Monfils e la stessa età di Djokovic, non è più quello del 2019 che qui battè anche Rafa Nadal, il vero principe del Country Club se Ranieri e Alberto non si offendono.
Secondo me, anche se Djokovic ha detto – bluffando? – di non avere grosse aspettative per questo torneo, il campione serbo che qui ha vinto due tornei (e in uno battendo anche Nadal… “not too bad!”) anche giocando all’ottanta per cento di come giocava può arrivare in finale perché sulla sua strada ci sono tutti giocatori che lui ha quasi sempre battuto assai tranquillamente. Si trova nella stessa metà di Zverev, di Dimitrov, di de Minaur, di Tsitsipas, dei nostri Berrettini e Musetti. È peraltro vero che a guardare solo il bilancio dei confronti diretti, per trovare uno che ne abbia uno favorevole con Djokovic occorre andarlo a cercare o con i giovanissimi oppure… con lo stesso lanternino con cui Diogene cercava l’uomo.