Non è un mistero? Ma com’è possibile che Jelena Ostapenko incontri Iga Swiatek e la batta per 6 volte consecutive (in questo interessante pezzo di Danilo Gori viene ben descritto di cosa sia capace la “streghetta” del Nord)? E che la piccola tennista lettone ci riesca, sulle superfici più diverse e, l’altro giorno in semifinale, perfino sulla terra battuta di Stoccarda. Quasi che la n.2 del mondo polacca (e n.1 per 125 settimane) non venga considerata coram populo – dopo 4 Roland Garros dominati ancor più che vinti – la n.1 dei campi rossi.
Più che un problema tecnico – sebbene anch’esso abbia una sua indubbia valenza – il problema sembra soprattutto mentale, psicologico. Se non solo.
Per la Swiatek trovarsi di fronte la Ostapenko è un vero e proprio incubo. Finchè non riuscirà, magari già a Madrid dove potrebbe incontrarla già in ottavi, a batterla una prima volta e a rompere il ghiaccio.
Quando Vitas Gerulaitis battè Jimmy Connors al Masters del Madison Square Garden 75 62 per pronunciare la celebre battuta – e io ero seduto in prima fila… – “Nessuno ha mai battuto Vitas Gerulaitis 17 volte di fila!” suscitando una fragorosa risata cui non potei non associarmi, quell’inatteso exploit ebbe come successiva e quasi immediata conseguenza 4 vittorie di fila di Vitas su Jimbo. Come se Vitas avesse dimenticato in un baleno quelle 16 precedenti e dolorose sconfitte. Quando si dice la psiche…
Connors era certamente più forte di Gerulaitis, sebbene Vitas sia stato campione dell’Australian Open nel 1977 e n.4 del mondo, ma insomma per battere un avversario 16 volte di fila dovresti essere spaventosamente più forte. Direi che anche in quel caso è lecito ritenere che fosse soprattutto la mente, la testa a influenzare quella striscia pazzesca. La mente di Jimbo a infondergli una fiducia mostruosa, la mente di Vitas a farlo scendere in campo persuaso di non avere chance.
Prima di ripercorrere altri “misteriosi” e quasi inspiegabili head to head quali Ostapenko-Swiatek – con Jelena che fino all’altro giorno, prima di vincere il torneo di Stoccarda e battere in modo convincente anche una spenta Sabalenka, era soltanto n.24 WTA, 8 anni dopo il suo trionfo al Roland Garros – ricordo Arthur Ashe omaggiare Rino Tommasi dicendogli con un gran sorriso: “Rino, se non c‘eri te non avrei mai saputo quante volte di fila avevo perso con Rod Laver!”.
Ci aveva perso, anche lui, 16 volte di fila, dal ’59 al ’74! E Arthur, che nel ’68 aveva vinto l’US Open e nel ’75 avrebbe trionfato a Wimbledon, primo “nero” della storia, non era davvero l’ultimo arrivato. Però, ok, Laver era Laver, così come Bjorn Borg era Borg e poteva sembrare quasi normale che l’Orso svedese avesse battuto 17 volte su 17 lo stesso malcapitato Gerulaitis. Ashe a furia di perdere con Laver si decise a giocarci il doppio insieme, magari per carpirgli qualche segreto. Difatti almeno 3 volte riuscì anche a vincerci, sebbene il bilancio restasse alla fine assai negativo: 3-20.
Però fin qui non ho citato che duelli dagli esiti costantemente identici e tutto sommato dettati da una supremazia tecnica che non poteva davvero – volta dopo volta – far gridare alla sorpresa.
Come il Rafa Nadal che batte 18 volte su 18 il coetaneo Gasquet, oppure Roger Federer che domina Ferrer 19 volte su 19 e Roddick 21 su 24 (con Andy che quando gli chiesero della sua rivalità con lo svizzero allorchè si trovava sotto 15 volte a 1 fra il 2003 e il 2007, replicò ancora prima di avere perso 4 finali Slam con Roger: “Per parlare di una seria rivalità, bisognerebbe che almeno qualche volta vincessi anch’io!”). E, proseguendo, come Djokovic che conduce 20 a 0 con Monfils, 13-1 con Dimitrov e 10 volte a zero con Fritz. C’è pure il nostro Jannik Sinner – come poteva mancare il nostro adorato n.1?- che ha umiliato de Minaur 10 volte su 10 cedendo un solo set al tiebreak: un solo set su 24! In questo caso come in quelli appena citati dei Fab 3, non è un problema di testa ma di…braccio e di talento superiore.
Fra le donne tante supremazie e bilanci schiaccianti, ma, forse non come Chris Evert che batte 25 volte (!) su 25 Virginia Ruzici che pure è stata campionessa del Roland Garros nel ’78 nonché di nuovo finalista nell’80 battuta da…indovinate chi? Chris Evert naturalmente. Siamo sui livelli di Steffi Graf che battè una finalista di Wimbledon, la francese Nathalie Tauziat, 21 volte su 21.
Ero a Wimbledon cronista della famosa finale vinta da Maria Sharapova che non resistette un minuto secondo a chiamare la mamma con il suo cellulare Motorola – chi più di lei era naturalmente portata per il marketing? – per celebrare la sorprendente vittoria su Serena Williams subito dopo aver trasformato lo storico matchpoint. E mi trovai anche – non ricordo se alla volta della Nuova Zelanda e dell’America’s Cup di Luna Rossa o di ritorno – a Los Angeles allo Staples Center, quando vidi la diciottenne russa battere per la seconda volta quell’anno Serenona che tutti credevano imbattibile…Due file dietro di me, a sostenere Maria in modo sguaiato, c’era papà Yuri che gesticolava come un forsennato e contestava ogni palla della figlia che veniva chiamata fuori. Mai mi sarei aspettato allora, però, che Serena con Maria non ci avrebbe mai più perso in 19 successivi duelli: 20-2 fu il sigillo finale a sfide di un equilibrio che stranamente non ci fu quasi più. Ugualmente pensavo che Coco Gauff, teenager campionessa US Open nel 2023 avrebbe, via via crescendo e maturando, impensierito maggiormente Iga Swiatek: invece ci ha perso 10 volte su 11.
Ora però cerco affannosamente nella mia caduca memoria di recuperare head to head simil Ostapenko-Swiatek, cioè più collegati ad una questione mentale che a una vera superiorità tecnico-strategica. Head to head quasi incomprensibili, insomma.
Ricordo Ivan Lendl schiumare di rabbia per esser finito 3 volte k.o. su 3 con il modesto francese Christophe Freyss. Il computer dell’Atp non lo ricorda, ma io sì. Due sconfitte Ivan le aveva patite in tornei minori quando era già molto più forte e favoritissimo.
Brad Gilbert era la bestia nera di Boris Becker: l’ex n.4 ATP e autore del best seller “Winning Ugly” (“Vinci sporco” ) fra l’87 e l’89 battè Boom Boom 4 delle prime 5 volte – e anche all’US open – sebbene Boris potesse vantare già nell’89 ben 3 trionfi a Wimbledon. Ma quando Brad ci riperse, per quanto tentasse di giocare sporco, finì per soccombere 5 volte di fila: a fine carriera Boris avrebbe vinto 6 volte e perso solo quelle 4.
Anche Pete Sampras aveva la sua bestia nera. Ci perse, nel ’96, anche a Wimbledon e Richard Krajicek poi volò a vincere “The Championships”, il suo unico Slam. Sampras perse con l’olandese 6 dei primi 8 duelli. Accorciò le distanze vincendo le ultime due sfide, ma il bilancio è rimasto negativo: 4-6. E ciò sebbene di Slam Sweet Pete ne vinse 14 – non uno solo come Krajicek – e quel 14 sembrò all’epoca un numero insuperabile ai più. Chi poteva immaginare che Djokovic ne avrebbe vinti 24, Nadal 22, Federer 20? Forse Sampras soffriva il serve&volley di Krajicek? Può essere. Però allora come si spiega che non soffrisse il serve&volley di Rafter, non poi così diverso, eppur dominato 8 volte nei primi 9 duelli e alla fine 12 volte su 16?
Un campione simpatico e matto come un cavallo, come Goran Ivanisevic quattro volte finalista di Wimbledon – e i Championships del 2001 finalmente al quarto tentativo li vinse da wild card e da n.125 del mondo dopo una memorabile finale vinta 9-7 al quinto su Pat Rafter e giocata di lunedì di fronte a una folla entusiasta ed insolita perché costituita da giovanissimi croati e australiani davvero “fortunati” perchè poterono conquistarsi biglietti dalla vendita imprevista – agli inizi della sua carriera non fece che perdere con il suo connazionale croato e omonimo, Goran Prpic per un evidente complesso: 1-4 all’inizio il bilancio di…Goran Crazevic. Eppure il classe 1971 era certamente più forte del suo compatriota più anziano (7 anni) ed esperto.
Qualche altro head to head dai contorni misteriosi? Marat Safin che perde 5 volte su 5, tutte le prime cinque!, con il mago Fabrice Santoro. Finalmente Marat, che diventava pazzo di fronte alle magie bimani di dritto come di rovescio del francesino che era 15 cm più piccolo di lui (1,93 contro 1,78 scarsi, forse un po’ rubati…) riuscì a batterlo un paio di volte, ma Santoro gli restituì la pariglia: 7-2 per lui il bilancio finale.
Per arrivare ai giorni nostri, sennò chi mi legge pensa che io viva solo di ricordi, come spiegate che Evans conduca 5-0 con Khachanov (ok l’inglese tocca meglio la palla del russo che ha la mano un po’ quadra), ma poi lo stesso Evans sia sotto 6 duelli a 0 con il giapponese Nishioka? E Arnaldi che batte 4 volte su 4 Fils? O ricordate Fognini sotto 7 a 0 con Carreno Busta vi pareva normale? Come si spiegano queste strane, misteriose sfide dai risultati poco comprensibili? Io mi sento di azzardare una scommessa: non appena Iga Swiatek, campionessa talvolta fragile di nervi, riuscirà a rompere il ghiaccio battendo Jelena Ostapenko (già a Madrid? Forse non lì perché è una terra battuta super rapida per via dell’altitudine…) infilerà poi contro la tennista lettone una discreta serie di vittorie. Chi di voi scommette con me? Se qualcuno altro invece ha in mente altri duelli con head to head …incomprensibili, li segnali nei commenti qui sotto. Gli sarò grato. Sono sicuro che ne sono ancora tantissimi.