Mariano Navone sarà il prossimo avversario al Roland Garros di Lorenzo Musetti, in un terzo turno che potrebbe presentare insidie da non sottovalutare per il giocatore azzurro. L’argentino sulla terra è infatti molto pericoloso, rognoso, e sa come mettere in difficoltà anche i giocatori più estrosi. Oltre a dare spazio anche a ragionamenti di più ampio respiro, come la differenza che c’è tra il sistema argentino e quello italiano: “Credo che io non sia la persona per dire cosa si può o cosa non si può fare a livello federale. Però possiamo vedere che con uno sviluppo importante si possono fare grandi cose, ma la realtà è che oggi, per esempio, io credo che l’Argentina avrebbe bisogno, per la tendenza che sta prendendo il circuito, dove ci sono sempre più tornei su cemento, di organizzare più tornei su cemento nelle categorie minori, più formazione su cemento per i più giovani“.
Tutto giusto, anche perché il paragone con l’Italia è oggettivamente ardito e neanche così corretto: “L’Italia ha tornei su tutte le superfici, sia nei Challenger che nei Future hanno terra e cemento. E credo che fare tornei inviti i giocatori a giocare, e che i giocatori giochino vuol dire che possono continuare ad avanzare nei loro rispettivi livelli. Quindi, con questo sviluppo che fanno sia dai più piccoli, perché anche i più piccoli sono abbastanza guidati, sia fino ai livelli più alti del professionismo dove hanno molti tornei, ottengono quel tipo di risultati. Io credo che non abbiamo né la stessa economia dell’Italia, né abbiamo un Paese stabile come l’Italia a livello economico. Lì deve esserci una gestione differente. In Argentina tutto ha bisogno di grandi sforzi, anche la gente che lavora nell’associazione e nel settore deve fare grandi sforzi. Ci sono molte cose per cui oggi il nostro Paese non è preparato, quindi è difficile chiedergli o chiedere che facciano cose come se fosse la federazione italiana“.
“Anche se in questi ultimi anni almeno ci sono stati più tornei“, prosegue Navone, “ci sono stati più Challenger, si sono trovate varie forme per fare tornei, e questo alla fine è il meglio per i giocatori, affinché continuino a crescere, e per la formazione. Io in vita mia ho giocato un torneo su cemento, e credo che questo sviluppo ai ragazzi più giovani che iniziano a vedere questo tipo di cose possa dargli molto più “da mangiare” (opportunità) in futuro. Se oggi giochi bene su cemento hai il 70% del circuito per sopravvivere, e credo che questo sia molto importante“.
Parla poi, l’argentino, della partita vinta al secondo turno contro Opelka: “La differenza è stata soprattutto nel secondo set e questo, dopo aver vinto quel secondo set così duro, mi ha dato anche un po’ di tranquillità per essere 2-0 sopra contro un giocatore che non è specialista di questa superficie. Inoltre credo che le cose stessero andando abbastanza a mio favore, ma penso che i migliori punti siano stati quelli sul 5-6, dove ho recuperato giocando un buon tennis perché ho servito bene, ho fatto vincenti di diritto, cosa che fino a quel momento non mi sentivo di giocare del tutto bene a livello di sensazioni, e credo che quel momento sia stato dove ho fatto il cambio di passo e l’ho mantenuto durante il tie-break. Credo che la cosa più importante sia anche aver vinto un tie-break 7-1 contro un big server, che è come batterlo a casa sua, quindi credo che questo sia stato molto importante, sia i break point che quello che è successo dopo“.
Anche perché, contro un big server sicuramente più portato al cemento come Opelka, la superficie va a premiare uno specialista come Navone, per quanto non sia mai scontato: “Il campo era lento, quindi anche i colpi arrivavano ad Opelka con un po’ più di tempo, e così si sistemava ancora meglio. Ha un ottimo diritto incrociato, diritto lungolinea che va molto forte. Quindi se lo vuole fare è molto capace, è molto abile. Per me, in particolare, non bisogna mai minimizzarlo al solo servizio, perché molti giocatori hanno detto “serve bene, ma dopo quando esce da lì si trova in una situazione complicata”. Di fatto, quest’anno a Brisbane è successo a Djokovic, lui ha perso e Opelka ha giocato un livello straordinario anche da fondocampo. Insomma, è un giocatore molto pericoloso. Ovviamente su questa superficie rispondere e scambiare in un match lungo finisce per convenire di più a noi specialisti della terra battuta, ma è sempre difficile uscire da quelle due o tre prime palle“.
Traduzione di Lorenzo Zantedeschi
