Il primo anno del Masters 1000 canadese con il formato allungato pare non essere stato accolto con grande entusiasmo dai giocatori. Oltre alle critiche relative appunto allo svolgimento su 12 giorni che condivide con gli altri eventi della stessa lunghezza (Indian Wells e Miami esclusi), è probabile che le sole due settimane di pausa tra la conclusione di Wimbledon e l’inizio dell’ATP di Toronto abbiano contribuito all’assenza di parecchi giocatori, compresi quattro dei primi sei tennisti del ranking, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz in testa, oltre a Jack Draper e Novak Djokovic. E proprio Nole non sarà della partita neanche a Cincinnati, torneo che ha vinto tre volte, l’ultima nel 2023.
Mentre rileviamo che non ci saranno neanche Korda (fermo dal Roland Garros per una frattura da stress alla tibia) e Djere (schiena), la notizia arriva subito dopo quella dello spostamento ad Atene del torneo di Belgrado, la cui organizzazione è nella mani della famiglia Djokovic, con il fratello Djordje direttore dell’evento. Soprattutto, però, è simbolica la data: il 4 agosto di un anno fa, Novak vinceva la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici a Parigi e, quattro settimane dopo, usciva per mano di Alexei Popyrin al terzo turno dello US Open. “Ho speso un sacco di energie per vincere l’oro, e sono arrivato a New York semplicemente non sentendomi fresco mentalmente e fisicamente” aveva detto dopo la sconfitta.
La scelta di non prendere parte neanche al secondo Masters 1000 nordamericano potrebbe dunque essere dettata dall’idea di arrivare particolarmente fresco all’appuntamento di New York per tentare di mettere la mano sul 25° trofeo Slam, dopo essersi fermato in semifinale negli ultimi tre major, tornei dove riesce ancora a dare il suo (attuale) massimo, lasciandosi alle spalle almeno 97 dei top 100, naturalmente grazie anche alla possibilità – consentitagli dal regolamento – di giocare quando gli pare.
A prima vista sorprende che abbia disputato 19 tornei nelle ultime 52 settimane, appena uno meno di Alcaraz, di cui 10 nel 2025; bisogna tuttavia considerare che quest’anno per ben quattro volte è stato eliminato all’esordio: Doha (Berrettini), Indian Wells (Van de Zandschulp), Monte Carlo (Tabilo) e Madrid (Arnaldi), per un totale di 35 incontri, contro i 54 di Alcaraz.
D’altra parte, resta il fatto che Djokovic esordirà allo US Open senza aver disputato un solo match ufficiale dalla semifinale di Wimbledon – sempre che non si voglia contare il doppio misto della settimana precedente al fianco di Olga Danilovic. E se, comprensibilmente, non dovesse mettere fin da subito in campo il suo miglior tennis, in attesa di trovare la forma basteranno quello che ha e il suo nome a fargli superare i primi turni?