Dopo la convincente vittoria su Frech, Coco Gauff parla dei progressi al servizio, della prossima avversaria Naomi Osaka, del proprio dritto e altro ancora.
D. Ero curioso riguardo al tuo servizio. Quando sei arrivata a questo torneo avevi detto che, per questioni di tempi, ci sarebbe voluto un po’ per iniziare a vedere dei miglioramenti. Ti ha sorpresa la rapidità con cui alcuni di questi miglioramenti sono arrivati?
Gauff: “Sì e no. Sapevo che sarebbe stato un processo con alti e bassi, quindi oggi è stato sicuramente positivo e spero continui così. Credo che quello di cui sono più orgogliosa sia lo sforzo mentale, il cercare di ricordarmi in partita le cose su cui abbiamo lavorato in allenamento. Oggi penso sia stato un passo nella giusta direzione. Vorrei continuare a costruire e migliorare su questo.”
D. Questa prima settimana è stata piuttosto drammatica e stressante con Medvedev, Ostapenko e anche Tsitsipas. C’è qualcosa dell’US Open che porta a questo, che rende tutti un po’ più tesi? Forse anche il fatto che siamo a fine stagione?
Sì, credo sia un mix: (a) siamo a fine stagione; (b) siamo a New York, e qui i tifosi – li adoro – ma se sei dalla parte sbagliata della situazione, si fanno sentire. Sono tifosi molto appassionati, capiscono cosa accade e sono abituati a grandi eventi che non sono solo tennis.
Poi, a dire la verità, penso che certe situazioni succedano spesso in tour, ma qui ricevono più attenzione e più clic sui social. Alcuni giocatori hanno episodi ricorrenti che a noi del tennis non sorprendono affatto. È più un “ok, capita”. Ma siccome accade a New York, davanti anche a un pubblico che magari non segue il tennis tutto l’anno, la cosa esplode sui social.
Per noi giocatori è solo un’altra settimana di torneo. Direi che certe dinamiche succedono più di quanto chi guarda solo gli Slam immagina.
D. Qui e in campo ci si è concentrati molto su un aspetto del tuo gioco, ma quanto sei soddisfatta del resto? Le tue coperture di campo, il gioco da fondo, il gioco a rete, le risposte… tutte cose che sembrano solide.
Sì, per me sono gli aspetti che cerco di ricordarmi, le cose che so fare bene. Oggi credo che avrei potuto essere più aggressiva in certi momenti.
Non è stato facile affrontarla: l’avevo già incontrata, non ti dà velocità né troppi angoli, quindi devi costruirti tu tutte le opportunità. Diverso rispetto alle mie ultime due avversarie, che tiravano più forte e piatto. È stato un adattamento passare da colpitrici veloci a una giocatrice che rallenta e rimette tante palle in campo.
Nel complesso sono contenta di come ho giocato da fondo e del servizio: la percentuale è stata buona. Mi piacerebbe renderlo ancora più aggressivo andando avanti nel torneo.
D. Dopo quello che è successo giovedì sera, ieri ti sei svegliata con una sensazione diversa?
Sì. Mi sono resa conto che non voglio rivivere un momento così in campo. Non mi piace mostrare debolezza, ma dopo la partita ho pensato che forse non è debolezza: è solo far vedere cosa mi passa per la testa, invece di tenermelo dentro fino al punto da non riuscire più a giocare.
Con la nuova prospettiva, e vedendo tutto il sostegno che ho ricevuto da quel momento, mi sono accorta di quanto la gente sia orgogliosa di me a prescindere dai risultati. Oggi in campo mi sono sentita molto più leggera e spero di mantenere questa sensazione.
D. La tua prossima partita sarà contro Naomi o Daria. Hai 15 anni quando hai affrontato Naomi qui, fu un match molto emotivo. Che ricordo hai e come si è evoluto il vostro rapporto?
Quel momento fu duro perché era una partita molto attesa. Guardando indietro credo di aver messo troppa pressione su me stessa, pensando di avere una chance e che dovessi coglierla, più per aspettative che per reale convinzione. Quando l’ho incontrata in Australia, invece, avevo più fiducia che aspettative.
Non siamo molto vicine, ma sicuramente siamo cordiali e la sostengo in tutto ciò che fa dentro e fuori dal campo. Se dovessi affrontarla immagino che giocheremmo sull’Arthur Ashe e di sera. Sarebbe una specie di déjà vu, ma spero con un esito diverso.
Se invece toccasse a Daria, non credo di averla mai battuta. È una giocatrice completa che ti costringe a guadagnarti ogni punto: sarebbe un match simile a quello di oggi.
D. Dopo tutta la pressione emotiva degli ultimi giorni, se toccasse a Naomi, pensi possa essere un vantaggio per te? Quanta energia ti rimane?
Penso sia un vantaggio. Mentalmente affrontare un’avversaria del suo calibro può togliere pressione. Tutte le giocatrici in tour sono forti, ma quando incontri qualcuno contro cui i pronostici sono più equilibrati, senti meno aspettative addosso rispetto a quando sei nettamente favorita.
Naomi sta facendo una grande stagione, è sempre pericolosa soprattutto sul cemento. Sarebbe una partita che, dal punto di vista dei pronostici, può andare in entrambe le direzioni. Per me questo toglie pressione.
D. Oggi ci sono stati molti scambi diritto contro diritto. È una cosa che stai allenando con Gavin? Quanto ti senti a tuo agio con quel colpo?
Sì, è qualcosa su cui abbiamo lavorato anche se per poco tempo, insieme ad altri aspetti. Ora mi sento molto più sicura. In passato tendevo a evitare certi scambi, mentre oggi ho cercato di restarci dentro e aspettare il momento giusto per andare lungo linea, senza forzare. È un punto su cui lavoriamo da tempo anche con JC, dall’inizio dell’anno in poi è migliorato molto.
D. Hai parlato di ciò che mostri in campo. Com’è cambiato questo nel tempo, dal tuo esordio pieno di entusiasmo a oggi?
A 15 anni tutto è nuovo ed emozionante, lo ripeto sempre alle più giovani. Ogni opportunità sembra speciale. Poi inizi a fare più interviste e diventi consapevole anche delle critiche. Come ha detto Emma in un’intervista, cominci a renderti conto della negatività. Ti entra in testa.
Io ho imparato a restare sul mio percorso: le uniche aspettative che contano sono le mie. In campo cerco di essere autentica. Non è sempre così che vorrei mostrarmi, ma fa parte del percorso: condividere anche alti e bassi.
Sono sul tour dai 15 anni, penso di aver gestito bene l’aspetto mentale. Ci sono momenti in cui vorrei reagire meglio, ma quando capitano cerco solo di rialzarmi ed essere una versione migliore di me stessa. A volte già dal punto successivo, non dal giorno dopo.
