Non chiamatela Caterina. Lei è per tutti Tyra. Da maggio Grant difende i colori azzurri, anche se si sente italiana da sempre. E in effetti è nata a Roma. Ma non è solo una questione di nascita, perché anche tennisticamente parlando la sua formazione è tricolore. Tutto è partito dall’accademia di Riccardo Piatti quando era appena una bambina, per poi concludere la prima fase di crescita Oltreoceano.
Grant si racconta a Spazio Tennis. È un’intervista particolare, registrata durante un allenamento. Il suono della pallina accompagna, quasi scandisce le dichiarazioni di Tyra, che non pare aver mai perso di vista l’obiettivo neppure con il cambio di bandiera.
“I miei obiettivi sono sempre gli stessi. Sicuramente se non fossi stata italiana non avrei avuto la possibilità di giocare a Roma” dichiara con sincerità disarmante e con grande concretezza. “Però alla fine, a parte qualche torneo, cambia poco”. Il suo esordio con il Tricolore accanto al nome è avvenuto proprio agli Internazionali d’Italia. Forse non avrebbe potuto esserci scenario migliore, anche se Grant non pare essersi fatta distrarre dall’attenzione attorno al suo nome. “A Roma sono stata tanto. Ho fatto pure le pre qualificazioni. Quindi sono stata tre settimane. Però alla fine in campo l’ho vissuta come una partita come tante. Sicuramente entrare in campo mi ha fatto effetto, poi la partita è stata lunga e ho sentito sempre meno il fatto di giocare un 1000”.
Il cambio di Federazione: una scelta di cuore che scontenta gli USA
Tyra ha iniziato la carriera con i colori degli Stati Uniti. In tutto il periodo trascorso nel circuito Junior è stata una giocatrice americana. Eppure lei si sentiva italiana. I giornalisti statunitensi hanno accolto la notizia del cambio di bandiera con stupore e sorpresa. Alla domanda se l’USTA abbia fatto qualcosa per cercare di trattenerla, l’azzurra risponde: “Non penso fossero felicissimi che io abbia cambiato”. Tuttavia, sottolinea come fosse noto a tutti cosa nutrisse in cuor suo: “Parlando con gli amici che si allenavano con me sapevano tutti che io mi sentivo molto italiana, quindi hanno appoggiato abbastanza questa decisione. Sono molto contenta che i miei amici mi abbiano supportato”.
Prima di fare il suo ritorno in Italia, dove adesso si allena con Matteo Donati, Grant ha trascorso un anno e mezzo negli USA. Di quel periodo ricorda come sia stata una tappa fondamentale nel suo processo di crescita: “Mi ha aiutato tantissimo. Io avevo comunque un allenatore che rispecchiava molto il tipo di gioco europeo, quindi abbiamo lavorato su un gioco aggressivo, non sul tirare piatto, ma sul costruirmi. Quindi mi ha aiutato molto”.
Si dice che allenare Tyra Grant non sia così facile. “Non lo so. Spero che i miei allenatori siano contenti di allenarmi, io mi diverto sempre in campo e fuori, spero anche loro” risponde con il sorriso determinato. Con Donati “abbiamo iniziato a lavorare insieme da poco. Non so come sia nato, però mi trovo molto bene, mi sento molto migliorata”.
Gli obiettivi della tennista nata a Roma sono di quelli importanti. Non vuole bruciare le tappe, perché sa che i miglioramenti necessari, anche in termini di ranking, passano dal lavoro quotidiano sul campo. Attualmente è appena fuori dalle migliori 200 del mondo.
“Stiamo lavorando sul mantenere un’intensità alta il più possibile, perché fa molto la differenza tra pro e junior. Anche in palestra stiamo lavorando su come diventare il più efficiente possibile”. Ecco su cosa si sta focalizzando. Perché le differenze tra i due circuiti sono importanti e il passaggio da junior a pro è uno di quelli dirimenti per le carriere. Spesso abbiamo assistito a giovani prodigi incapaci di ripetersi a livello WTA o ATP.
“L’abitudine a giocare ogni punto, ogni palla alla massima intensità. Perché la velocità dei colpi ce l’ho, però gli alti e bassi ci sono sempre, sia fisici che tennistici, e quello fa la differenza, in generale, ma soprattutto su di me”.
Non è solo una questione tecnica o tattica, però. “Manca molto il fatto di sentirsi tutti parte del gruppo” ammette Grant riferendosi al circuito WTA. “Da junior tutti i tornei erano combined, quindi magari questa tensione si sentiva meno. Avendo avuto modo di giocare Roma, Madrid e Miami, sono stata contenta di aver potuto giocare questi tornei in un clima un po’ più tranquillo rispetto ai WTA”.
La pressione che non spaventa e quell’attrazione per il mondo glamour. Senza montarsi la testa, però
Infine, Grant si lascia andare a aneddoti e curiosità. Gli appassionati di tennis impareranno a conoscere il suo gioco, ma l’azzurra ricorda di essere comunque una giovane ragazza del 2008 appassionata di moda e attratta dal mondo del glamour.
“Salendo di classifica è più facile ricevere inviti e collaborazioni. Però mi piacerebbe entrarci perché è un mondo che mi affascina” confessa senza giri di parole.
Lo sport e la moda sono sempre più connessi, legati da un nodo inscindibile che si fa sempre più stretto. Secondo Tyra, però, tutto questo potrebbe risultare un’arma a doppio taglio. Perché, sebbene sia difficile rimanere impassibili, è necessario fare attenzione a non perdere di vista l’obiettivo.
“È un attimo che, non dico ti monti la testa, ma ti fai prendere un po’ la mano. E poi perdi di vista gli obiettivi. Perché tra essere 200 e essere 50 c’è differenza, ma anche tra 50 e 1”. I piedi tornano così ben piantati per terra, in un richiamo alla realtà forse inusuale per una 17enne.
“È molto importante rimanere con degli obiettivi e sapersi gestire. Perché, appunto, è facile, quando vedi qualche soldo in più in banca, farsi prendere la mano”. Le aspettative su di lei sono da sempre altissime. Ma la pressione non la spaventa, è pronta a sostenerla e prendersi tutte le sue responsabilità.
“Io, essendo cresciuta da Piatti, ho sempre avuto gli occhi puntati su di me. Però questo mi ha aiutato anche in un momento del genere, dove so di avere l’attenzione per il cambio di Federazioni, quindi vivo meno del solito queste tensioni o pressioni”.
A sostenere Tyra nelle sue scelte c’è la famiglia. Il padre Tyrone è un ex giocatore di basket statunitense che a lungo ha militato in A1, mentre la mamma Cinzia è colei che l’ha avvicinata al tennis.
“Mia mamma è quella che mi ha messo nel tennis, lei si interessa molto sia di me che di mio fratello” racconta. “Secondo me il mondo del tennis ti tiene un po’ più al riparo, quindi si può stare un po’ più tranquilli”.
E a proposito della madre, c’è un retroscena simpatico – a posteriori si intende – che riguarda un volo aereo: una data sbagliata sul biglietto avrebbe potuto far saltare la partecipazione della figlia a Wimbledon nel 2024.
“Mia mamma l’anno scorso ha preso il volo per il 2025, quindi ho rischiato di non partire. Poi però abbiamo trovato un posto all’ultimo” scherza. “Io vivo vicino a Malpensa. Arriviamo lì, io tutta contenta. Non si trovava il mio nome, poi abbiamo capito perché. Menomale si è risolta per il meglio”.
A un certo punto, spunta anche Tathiana Garbin, la capitana della squadra di Billie Jean King Cup che ha convocato Grant per le Finals in Cina, in cui l’Italia è chiamata a difendere il titolo vinto la scorsa edizione. La video-intervista di conclude con una dichiarazione di intenti. Riuscirà Tyra Grant a migliorarsi?
“Spero di sì. Se voglio arrivare devo per forza”. La forza dei sogni spinge a non mollare mai.